Per i non udenti verrà assicurato il servizio di interpretariato durante la canonizzazione e la visione, sui grandi schermi, in una finestrella dell’interprete, perché la cerimonia religiosa sia accessibile a tutti.
Nato a Napoli nel 1948, nel bel mezzo dei moti anticlericali che incendiarono l’Europa, Filippo Smaldone già all’età di 12 anni decise di iniziare il cammino per diventare sacerdote e dedicarsi alla vita missionaria.
L’incontro in Chiesa di un bambino sordomuto, disperato e inconsolabile tra le braccia della madre gli indicò la via della carità.
Da allora si dedicò ai poveri e ai malati, con particolare cura per i sordomuti, particolarmente numerosi e in stato di abbandono in quei tempi a Napoli.
Visitava gli infermi, i poveri negli ospedali e a domicilio, e, proprio curando gli ammalati durante una grande epidemia di peste, ne rimase contagiato. Quando pensava di morire, guarì miracolosamente, per intercessione – raccontò don Smaldone –, della Madonna di Pompei, sua celeste Patrona.
Voleva partire missionario ma il suo confessore, gli consigliò la cura dei sordomuti. Don Smaldone era particolarmente preoccupato dalla impossibilità, per i suoi tempi, di educare i sordomuti, e per questa ragione nel 1885 partì per Lecce con l’intenzione di creare un istituto per sordomuti.
Successivamente è la volta di Bari e poi Salerno, solo nel 1902 don Filippo acquista l’ex Monastero delle Carmelitane scalze, una chiesa monumentale nel centro storico di Lecce, che diventa la sede della Casa Madre.
Fonda scuole, istituti in Puglia, Campania, Lazio con l’obiettivo di educare, formare, istruire e soprattutto evangelizzare. Seguendo quella che lui chiama la pedagogia dell’amore.
Aveva, tuttavia, bisogno anche di donne forti e caritatevoli che fossero disposte ad aiutarlo, e pensò quindi di gettare le basi della Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori.
Circondato dall’affetto delle sue suore, dei sordomuti e degli orfani morì a Lecce il 4 giugno 1923. E’ stato dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 12 maggio 1996.
In un messaggio per la canonizzazione, i Vescovi pugliesi hanno scritto che Filippo Smaldone, come lo definì Giovanni Paolo II in occasione della sua beatificazione, “è una perla del clero meridionale, perché, nella sua vita semplice ed umile, ha dato prestigio alla vita sacerdotale, sottolineandone soprattutto la dimensione della carità”.
“La sua intensa spiritualità sacerdotale, nutrita di preghiera e di meditazione dinanzi al SS.mo Sacramento, si è manifestata nel servizio dei poveri, in particolare dei sordomuti, ai quali dedicò tutto se stesso, suscitando nella Chiesa una famiglia religiosa, che ha esteso il suo servizio in molte parti d’ Italia e del mondo”, continua il messaggio.
I Vescovi pugliesi sottolineano “lo slancio di carità di Filippo Smaldone” che “ è un incoraggiamento ai nostri cari sacerdoti a camminare ancora di più sulla scia della santità, ma è anche un invito alle comunità per intensificare la testimonianza di carità e ai giovani per scoprire la bellezza della chiamata ad essere semi di speranza nella Puglia di oggi”.
“Anche oggi – conclude il messaggio dei Vescovi – la Chiesa ha la missione di dare voce a chi non ha voce e di aprire le orecchie ai sordi: la sua intercessione e il suo esempio danno a tutti noi un nuovo stimolo a svolgere la missione di Cristo, che ha fatto udire i sordi e parlare i muti”.
Oggi la sua Famiglia religiosa fondata da don Filippo Smaldone è composta da circa 400 religiose presenti in una quarantina di comunità oltre che in Italia anche in Brasile, Moldavia, Paraguay e Ruanda.