Ci sono caratteristiche irrinunciabili per i cattolici nei media, ricorda monsignor Romero-Pose

Al I Congresso Mondiale delle Televisioni Cattoliche

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MADRID, giovedì, 12 ottobre 2006 (ZENIT.org).- “L’identità cristiana rimane e non cambia in base alle scoperte mediatiche”, ha sottolineato il Vescovo ausiliare di Madrid al I Congresso Mondiale delle Televisioni Cattoliche, che la capitale spagnola accoglie dal 10 al 12 ottobre.

Circa trecento partecipanti di una cinquantina di Paesi di tutto il mondo sono accorsi a questo appuntamento, che ha visto l’intervento di monsignor Eugenio Romero-Pose sul tema “Cosa significa essere una televisione cattolica?”.

Il presule si è concentrato sull’identità del comunicatore “cattolico”, avvertendo che esistono “aspetti irrinunciabili che caratterizzano la specificità della presenza dei cattolici in televisione, riflettono le note inerenti alla cattolicità, cambiano il mezzo e svelano l’identità propria di coloro che appartengono alla Chiesa”.

“La cattolicità come nota della Chiesa presuppone la professione di fede nella creazione da parte del Creatore uno e unico – ha spiegato il Vescovo Romero-Pose –, contesto in cui si manifesterà la salvezza, luogo in cui appariranno tutti i mezzi, anche quelli tecnici, richiesti per l’annuncio della stessa”.

“Solo dalla fede nella creazione – “l’identità cattolica presuppone la confessione della creazione, opera del Dio Creatore”, ha sottolineato –, è possibile il suo giusto utilizzo e il fatto di evitare la sua manipolazione”.

“La distanza nel tempo e la comparsa di nuovi mezzi tecnici”, come la televisione o altre tecnologie, “non possono renderci ciechi” “al punto da non guardare alla nostra identità cristiana che configura e dà senso alla nostra esistenza”, ha avvertito.

“Non possiamo lasciare in secondo piano ciò che siamo – l’identità cattolica – nell’uso delle nuove creazioni tecniche che lasciano intravedere la bellezza e la grandiosità della creazione”, ha sottolineato.

“Come in tutti gli ambiti della loro vita”, i cattolici in televisione e in tutti i media “renderanno evidente la loro identità inseparabile dalla loro appartenenza ecclesiale, e in modo singolare sottolineeranno la nota della cattolicità”, un’esigenza speciale oggi di fronte ai “pericoli disintegratori dei particolarismi, dei nazionalismi e dei soggettivismi”.

Il presule ha sottolineato che “la coscienza della cattolicità” è “quella che rende possibile il non cadere nella schiavitù soggettivista e nei pericoli del totalitarismo che comporta la tentazione di una cultura basata sull’Illuminismo: soggettivismo che arriva a disprezzare e a rompere con la Trascendenza, […] e totalitarismo, tentazione delle ideologie al caso e all’ombra del solo soggetto”.

Allo stesso modo, il senso della cattolicità – ha detto davanti a centinaia di comunicatori – “è l’antidoto affinché il messaggio globale cristiano non corra il rischio né sprofondi nel pericolo di un riduzionismo” del cristianesimo, “cadendo in ideologie di ogni genere o in mere proposte sociopolitico-culturali”.

“I cattolici non offrono la visione sull’uomo e sul mondo come una versione in più, ma sono mediatori della notizia e del messaggio cristiano, e quindi, come Chiesa, mediazione necessaria per la salvezza”, ha osservato.

“L’affermazione della cattolicità è quella che mantiene il principio dell’unità nella varietà”, di modo che “è compito del cattolico […] salvaguardare l’unità senza perdere le parti della totalità”.

“Il comunicatore cristiano fa confessione dell’unità tra la vita, la condotta e la parola”, ha sottolineato.

Con queste caratteristiche, “il cattolico metterà al cuore del mondo, attraverso la comunicazione, Dio stesso, e trasmetterà a chi lo vede e lo ascolta tutto ciò che Dio – Verità, Bellezza e Bontà – vuole perché l’uomo sia più umano e raggiunga il fine per il quale è stato creato”.

E’ nella Sacra Scrittura, ha rimarcato, che il cattolico “trova ciò che è relativo alla fede”, perché “al margine della Parola non dovrebbe comunicare nulla, perché in essa si apprende che il Dio Creatore fa il mondo e l’uomo, e che lo stesso Creatore continua a perfezionare la sua meravigliosa creazione”.

Per questo, “l’evangelizzazione non è mai una semplice comunicazione intellettuale, né il risultato di programmi e strategie”, ma “un processo vitale”, “una conversione della nostra esistenza”, “e per questo è necessario vivere ecclesialmente, non allontanarsi dal cammino comune”, “senza dimenticare che la cattolicità ha la sua stella polare e il suo centro stabile nel ministero del successore di Pietro”.

Gli obiettivi del Congresso Mondiale sono definire cosa voglia dire essere cattolico in televisione e formare una rete di televisioni cattoliche orientata alla cooperazione con la meta evangelizzatrice.

Attualmente le televisioni cattoliche nel mondo sono circa duemila.

[Il Congresso può essere seguito in diretta su http://www.congresomundialtv.com]

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ZENIT Staff

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