ROMA, lunedì, 15 maggio 2006 (ZENIT.org).- Le chiavi di volta per lo sviluppo dell’Italia sono l’incentivazione dell’educazione, la difesa della vita in ogni suo stadio e la tutela della famiglia naturale fondata sul matrimonio, ha detto questo lunedì pomeriggio il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), in apertura della 56ª Assemblea Generale della CEI.

Nella sua prolusione, infatti, dopo aver preso in esame alcuni incoraggianti segnali per una ripresa dell’economia italiana, il Cardinal Ruini ha posto l’accento sulle “altre problematiche, ancora più decisive per lo sviluppo e il futuro del Paese”.

A questo proposito, il porporato ha parlato dell’ “indole” e della “qualità della persona umana” che oggi non è soltanto “il primo valore” ma anche, come insegna l’Enciclica Centesimus Annus, “‘la principale risorsa dell’uomo’ e ‘il fattore decisivo’ dello sviluppo e della stessa produzione di beni”.

“Assume pertanto importanza centrale l’educazione, che comprende l’istruzione intellettuale e la preparazione tecnica e operativa ma non si limita a queste, riguardando l’integralità della formazione della persona”, ha affermato il Presidente della CEI.

“In questo campo il nostro Paese è chiamato a intensificare il proprio impegno, che chiama in causa non solo le pubbliche autorità, la scuola e le altre ‘agenzie educative’, ma anzitutto le famiglie e l’intera società civile: qui la comunità cristiana ha a sua volta una propria missione che cerca di svolgere in varie forme, chiedendo per il suo adempimento condizioni di parità effettiva”, ha sottolineato.

“Sempre in rapporto al futuro di un popolo, la premessa indispensabile è evidentemente la continuità delle generazioni, l’accoglienza e la nascita di nuove vite”, ha quindi aggiunto.

“Specialmente sotto questo profilo il nostro Paese appare a rischio, un rischio che sta maturando e aggravandosi ormai da vari decenni e che, a motivo delle dinamiche dei processi demografici, non può certo essere scongiurato da piccoli segnali in senso contrario, come sono i lievi incrementi del tasso di natalità registrati in Italia negli ultimi anni, che pure vanno accolti con gioia”, ha continuato il porporato.

“È questa dunque la nostra effettiva priorità nazionale sulla quale occorre concentrare – al di là delle divisioni politiche ed ideologiche – uno sforzo comune, ciascuno secondo le responsabilità che gli sono proprie, da quelle delle giovani coppie e del loro più ampio contesto familiare a quelle delle pubbliche istituzioni, degli operatori economici, degli uomini di cultura e dell’informazione, dell’intera società civile, e naturalmente della Chiesa e della sua pastorale”, ha incoraggiato.

“In questo contesto storico e sociale si colloca il nostro impegno a favore della vita umana, dal primo istante del suo concepimento fino al suo termine naturale, e della famiglia legittima fondata sul matrimonio”, ha quindi affermato.

Per conseguenza, ha spiegato, è necessario “il rifiuto dell’aborto, ‘delitto abominevole’ la cui gravità si va purtroppo oscurando nella coscienza di molti ma che rimane un atto intrinsecamente illecito che nessuna circostanza, finalità o legge umana potrà mai giustificare, come anche dell’eutanasia e dell’utilizzo degli embrioni umani”.

E allo stesso tempo, riferendosi implicitamente ai Pacs, ha invocato “l’opposizione ai tentativi di dare un improprio e non necessario riconoscimento giuridico a forme di unione che sono radicalmente diverse dalla famiglia, oscurano il suo ruolo sociale e contribuiscono a destabilizzarla”.

Più tardi, dopo aver incoraggiato gli altri presuli a non “tacere, o sfumare le nostre posizioni”, spesso viste come una “indebita intromissione nella libera coscienza delle persone e nelle autonome leggi dello Stato”, il porporato ha quindi richiamato i “principi non negoziabili” descritti da Benedetto XVI nel discorso del 30 marzo scorso ai rappresentanti del Partito Popolare Europeo.

“Essi sono tali anzitutto per la loro intrinseca valenza etica, che non è però qualcosa di astratto e aprioristico – ha detto –: si lega invece sia a quel grande bene sociale che è la nascita e l’educazione dei figli sia alla genuina e duratura felicità delle persone”.

“Del resto, non dobbiamo vedere soltanto il peso negativo delle contestazioni all’insegnamento sociale e morale della Chiesa”, ha esortato.

“Esse infatti ci offrono l’occasione di fare, per così dire, una grande e pubblica catechesi, paziente e rispettosa ma chiara, e hanno già involontariamente favorito il crescere, in strati sempre più ampi del popolo italiano, di una più precisa coscienza di alcuni valori essenziali e della necessità di sostenerli e difenderli, in vista del bene comune”, ha concluso infine.