E’ quanto riferisce l’agenzia del Pontificio Istituto Missione Estere (PIME), “AsiaNews”, che racconta come il presule mostrasse sempre con orgoglio a chi lo andava a trovare l’anello che Benedetto XVI gli aveva inviato come dono al termine del Sinodo sull’Eucaristia, celebratosi nell’ottobre del 2005.
L’ Arcivescovo Xi’an era stato infatti invitato con altri tre presuli cinesi – monsignor Aloysius Jin Luxian, Vescovo di Shanghai, monsignor Giuseppe Wei Jingyi, Vescovo di Qiqihar, e monsignor Luca Li Jingfeng, Vescovo di Fengxiang (Shaanxi) – a prendere parte al Sinodo, ma il governo cinese non aveva mai concesso l’autorizzazione (cfr. ZENIT, 23 ottobre 2005).
“A chi lo andava a visitare in ospedale – riferisce l’agenzia – mons. Li Duan, lo mostrava con orgoglio: ‘Questo è il segno della mia comunione col Papa’”.
Oltre a diverse personalità cattoliche, anche le autorità civili della provincia di Shaanxi e della città di Xi’an si erano recate nei giorni scorsi presso la struttura sanitaria che ospitava il Vescovo, al quale era stato diagnosticato un tumore al fegato all’inizio del 2004.
Al momento della sua morte, ha raccontato ad “AsiaNews” il Vescovo coadiutore monsignor Antonio Dang Mingyan, attorno a lui c’erano, oltre allo stesso monsignor Dang, alcuni sacerdoti e decine di fedeli di Xi’an. “Il Vescovo è morto nella voce della loro preghiera. Era rimasto cosciente fino a poco prima di morire”, ha affermato l’agenzia del PIME.
Padre Gianni Criveller, PIME, dell’Holy Spirit Study Centre di Hong Kong, ha spiegato ad “AsiaNews” come la sua linea fosse molto chiara: “la Chiesa cattolica è quella riunita attorno ai Vescovi in comunione con il Papa. Per questo era critico sui tentativi dell’Associazione Patriottica di nominare Vescovi in modo autonomo”.
E per la stessa ragione non aveva partecipato alle ordinazioni illecite del 2000 volute dal Governo di Pechino, subendo “per lungo tempo interrogatori, vessazioni, controlli da parte di funzionari del Governo”, mentre “il suo seminario è rimasto penalizzato per anni”.
In Cina, infatti, il Governo permette la pratica religiosa solo con personale riconosciuto e in luoghi registrati presso l’Ufficio per gli Affari Religiosi e sotto il controllo dell’“Associazione Patriottica” (AP). Quanti accettano questa struttura formano la Chiesa “ufficiale”, mentre coloro che cercano di sottrarsi al controllo per obbedire direttamente al Papa formano la Chiesa “clandestina”.
Padre Peter Barry, esperto dell’Holy Spirit Study Centre di Hong Kong, parlando con “AsiaNews” ha descritto il presule scomparso come “un uomo di grande spiritualità”, che sapeva “affrontare serenamente ogni problema, come quello delle suore di Xi’an, picchiate perché contrarie al sequestro della loro scuola da parte delle autorità”.
“Mons. Li, sulla questione dell’esproprio della scuola delle suore e del terreno vicino alla cattedrale, ha preferito ricomprare il terreno dallo Stato, per evitare nuovi problemi alla Chiesa”, ha aggiunto.
Monsignor Antonio Li Du’an – la cui nomina era stata approvata dal Vaticano e riconosciuta dal governo di Pechino – è nato a Xi’an il 13 giugno 1927 ed è stato ordinato sacerdote l’11 aprile 1951.
Ha trascorso lunghi anni in detenzione, in tre diversi periodi: il primo periodo di carcere, senza condanna, dal 5 ottobre 1954 al 3 giugno 1957; il secondo dall’aprile 1958 all’aprile 1960, con una condanna a tre anni; il terzo periodo dal marzo 1966 al 29 dicembre 1979, con una condanna a 20 anni.
Xi’an è tra le otto diocesi della provincia dello Shaanxi, sul cui territorio sorgono un seminario maggiore con 150 seminaristi e uno minore con 50 studenti. I sacerdoti sono 265 e le suore 600, oltre a un centinaio di ragazze in fase di formazione.
I luoghi di culto, quasi tutti restaurati o di recente costruzione, sono 400. La diocesi di Xi’an conta quasi 6 milioni di abitanti, di cui 20 mila cattolici, mentre l’intera provincia circa 270 mila.
In una intervista pubblicata nel marzo del 2004 da “Mondo e Missione”, il mensile del PIME, monsignor Li Du’an aveva anticipato i problemi circa la nomina dei nuovi Vescovi verificatasi di recente (cfr. ZENIT, 4 maggio 2006) ed ha ribadito che “il Papa è il capo della Chiesa. L’apostolicità della Chiesa consiste nel fatto che la Chiesa discende dagli apostoli, con Pietro a capo. Il Papa ha il diritto di governo e di supervisione su tutta la Chiesa, un diritto che include l’elezione dei Vescovi”.
“Nelle attuali circostanze – aveva precisato il Vescovo di Xi’an – non possiamo procedere alla consacrazione di un nuovo Vescovo senza l’approvazione del governo. Se il governo non si oppone al nostro candidato, noi lo presentiamo alla Santa Sede per l’approvazione. In caso di mancata approvazione da parte del Papa, noi non procederemo alla consacrazione”.
A suo avviso, “bisogna assolutamente salvaguardare il ruolo della gerarchia, che è stata voluta da Gesù stesso. Il potere dei Vescovi, successori degli apostoli, è vero potere di governo. Certamente ogni Vescovo ha i suoi limiti, e deve guidare la Chiesa come un servo. Ma il suo potere è autentico, non può essere ridotto a un simbolo”.
Circa l’Associazione Patriottica, il Vescovo di Xi’an aveva spiegato che “se la sua funzione si configurasse come associazione di fedeli, non ci sarebbero problemi”, mentre “non può stare sopra la Chiesa”, ma “deve essere interna alla Chiesa e sotto il Vescovo”.
I funerali del Vescovo – rivela “AsiaNews” – sono fissati per il 31 maggio prossimo, nella parrocchia di Gongyi (Lintong), dove monsignor Li Du’an è stato parroco dal 1980 al 1987, subito dopo la liberazione dal lager e prima della consacrazione episcopale. Successivamente, sarà seppellito in questa stessa chiesa.
La sua salma rimarrà esposta nella Cattedrale di Xi’an per 3 giorni, mentre verranno celebrate messe e veglie di preghiera presiedute dal successore di monsignor Li Du’an, il Vescovo coadiutore monsignor Dang Mingyan.