Carità e famiglia, due campi di collaborazione per cristiani di diverse confessioni

Il Papa conferma a Varsavia che l’ecumenismo è una delle priorità del suo pontificato

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VARSAVIA, venerdì, 26 maggio 2006 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha confermato che la ricerca dell’unità costituisce una delle priorità del suo ministero papale e ha presentato due campi di collaborazione tra i cristiani di diverse confessioni: l’impegno nella carità e il sostegno alla famiglia.

Anche se la Polonia è un Paese a maggioranza cattolica, questo giovedì pomeriggio il Pontefice ha voluto visitare la chiesa luterana della Santissima Trinità, nella capitale, per incontrare i rappresentanti di sette Chiese riunite nel Consiglio Ecumenico Polacco.

Il Vescovo di Roma ha riconosciuto che l’incontro era per lui “una delle tappe per realizzare il fermo proposito che ho fatto all’inizio del mio pontificato, quello di considerare una priorità del mio ministero la restituzione della piena e visibile unità tra i cristiani”.

“Compito dei discepoli di Cristo, compito di ciascuno di noi, è dunque quello di tendere ad una tale unità, così da diventare, come cristiani, segno visibile del suo messaggio salvifico, indirizzato ad ogni essere umano”, ha sottolineato.

“Notiamo molti progressi nel campo dell’ecumenismo e tuttavia attendiamo sempre ancora qualcosa di più”, ha proseguito. In questo senso, ha proposto la collaborazione dei cristiani delle diverse comunità in vari settori.

Il primo riguarda “il servizio caritativo delle Chiese”. Come ha affermato, “sono numerosi i fratelli che attendono da noi il dono dell’amore, della fiducia, della testimonianza, di un aiuto spirituale e materiale concreto”.

“Nello spirito del comandamento evangelico dobbiamo assumere questa premurosa sollecitudine nei riguardi dei fratelli che si trovano nel bisogno, chiunque essi siano”.

“Per uno sviluppo del mondo verso il meglio, è necessaria la voce comune dei cristiani, il loro impegno per il rispetto dei diritti e dei bisogni di tutti, specie dei poveri, degli umiliati e degli indifesi”.

La carità fraterna, ha affermato, renderà “più credibile la nostra testimonianza in favore di Cristo di fronte al mondo”.

Il secondo campo di collaborazione proposto dal Papa ai cristiani di diverse confessioni è la famiglia, soprattutto quando è formata da coppie che provengono da diverse confessioni cristiane.

“Nel mondo di oggi, nel quale si stanno moltiplicando relazioni internazionali ed interculturali, sempre più spesso si decidono a fondare una famiglia giovani provenienti da diverse tradizioni, da diverse religioni, da diverse confessioni cristiane”, ha spiegato.

“Più volte, per i giovani stessi e per i loro cari, è una decisione difficile che comporta vari pericoli riguardanti sia la perseveranza nella fede sia la costruzione futura dell’ordine familiare, come anche la creazione di un clima di unità della famiglia e di condizioni opportune per la crescita spirituale dei figli”.

Grazie alla diffusione “su una più vasta scala del dialogo ecumenico, la decisione può dare origine al formarsi di un laboratorio pratico di unità”.

“Per questo sono necessarie la vicendevole benevolenza, la comprensione e la maturità nella fede di entrambe le parti, come anche delle comunità da cui provengono”.

Il Papa ha ringraziato la Commissione Bilaterale del Consiglio per le Questioni dell’Ecumenismo della Conferenza Episcopale Polacca e del Consiglio Ecumenico Polacco per aver avviato l’elaborazione di un documento in cui viene presentata la comune dottrina cristiana sul matrimonio e sulla famiglia e vengono stabiliti principi, accettabili per tutti, per contrarre matrimoni interconfessionali, indicando un comune programma di sollecitudine pastorale per tali matrimoni.

La questione, ha detto, deve accrescere “la reciproca fiducia tra le Chiese e la collaborazione che rispetta pienamente i diritti e la responsabilità dei coniugi per la formazione nella fede della propria famiglia e per l’educazione dei figli”.

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ZENIT Staff

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