Bruxelles: I religiosi e le religiose pregano per la pace

Intervista ad Ana Maria Garbayo odn, Segretario generale dell’UCESM

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BRXELLES, giovedì, 25 maggio 2006 (ZENIT.org).- Il 9 maggio scorso, i religiosi e le religiose del Vecchio Continente si sono riuniti a Bruxelles per celebrare la Festa dell’Europa, con iniziative di preghiera per la pace e attività dirette ad approfondire la conoscenza delle istituzioni europee.

In questa intervista rilasciata a ZENIT, suor Ana María Garbayo, Segretario generale dell’Unione delle Conferenze europee dei Superiori e Superiore maggiori (UCESM), evidenzia come la vita religiosa sia stabilmente presente in Europa e in che misura questa incida nel cuore dell’Unione europea, a Bruxelles.

Qual è la specifica missione dei 400.000, tra religiosi e religiose, rappresentati dall’UCESM, in una Europa che cresce?

Suor Garbayo: Con molta semplicità e sulla base delle nostre esperienze reali, credo che la nostra missione sia quella di proporre, con coraggio, alle istituzioni e alla società civile europee, le nostre intuizioni e realizzazioni comunitarie che possono diventare pietre per la costruzione del progetto europeo.

In quanto membri della società civile, i religiosi e le religiose traggono grandi benefici dall’Unione europea: siamo cittadini liberi di professare le nostre credenze e di praticarle; godiamo della libertà religiosa. E forse è arrivato il momento di poter condividere ciò che siamo in questa società.

Che azioni concrete si stanno portando avanti per ottenere la pace in Europa e nel mondo?

Suor Garbayo: Le azioni di questo tipo non si limitano ad un determinato momento della storia. La preghiera e il lavoro sono i pilastri che nel corso dei secoli hanno sostenuto la vita monastica e la vita apostolica, con le caratteristiche proprie di ogni istituto. I monasteri e gli ordini religiosi sono noti per il loro contributo alla cultura e alla pace. Siamo sedotti da Gesù, ma allo stesso tempo siamo sollecitati dal mondo.

Oggi, la presenza della vita religiosa in contesti di frontiera, in Europa e nel mondo, costituisce una prova di questo lavoro per la pace, che non si può improvvisare ma che deve essere portato avanti attraverso azioni di educazione, di sviluppo, di attenzione agli emarginati, ecc. Tutto ciò, in collaborazione con le altre istituzioni e organizzazioni, con le ONG e con le diverse confessioni religiose.

Ciò che abbiamo vissuto in questi giorni è un’azione simbolica che ci ha permesso di ravvivare una certa memoria.

Avete preso atto che l’Europa non si costruisce solo a livello politico, economico e culturale, ma anche a livello religioso. Quali sono le vie che bisogna percorrere in questo ambito?

Suor Garbayo: Questa memoria che abbiamo voluto ravvivare nelle religiose e nei religiosi d’Europa consiste nei valori che il Consiglio europeo riunitosi a Milano nel 1895 decise di commemorare il 9 maggio di ogni anno, come simbolo della volontà di superare i conflitti, di promuovere la pace, di rafforzare la solidarietà, la reciproca comprensione e la riconciliazione tra i popoli.

Tutti questi valori hanno definito le nostre comunità religiose nel corso dei secoli e fanno parte dei nostri carismi, delle intuizioni dei nostri fondatori. La nostra missione ci dà slancio per vivere negli ambienti internazionali, tanto che le nostre comunità sono costituite da religiosi e religiose provenienti da diversi Paesi. Per questo, quando parliamo di solidarietà e di riconciliazione, di unità nella diversità e di rispetto reciproco, di multiculturalità, sappiamo di cosa stiamo parlando…

Siamo convinti che questa dimensione spirituale dei valori, molto viva e presente all’origine della grande avventura dell’Unione europea, si perda oggi nel labirinto politico ed economico dell’Unione, e sentiamo nell’ambiente e in noi stessi un certo pessimismo, una certa mancanza di speranza… Allo stesso tempo sentiamo una grande responsabilità. Non accettiamo che il “dossier Europa” venga archiviato tra le utopie che non è stato possibile realizzare.

Queste giornate di Bruxelles sono servite per conoscersi, per visitare le istituzioni europee e per pregare insieme con le altre confessioni cristiane. Lei crede che ancora oggi la presenza e il lavoro dei religiosi e delle religiose nella costruzione dell’Europa non sia del tutto visibile?

Suor Garbayo: La presenza e il lavoro dei religiosi e delle religiose nelle istituzioni europee, a Bruxelles e Strasburgo, non è recente e risale già a diversi anni or sono: i gesuiti ne sono stati i pionieri fondando l’ OCIPE (Ufficio cattolico di informazione e iniziative per l’Europa) nel 1956. Un organismo che si è posto al servizio sia delle persone e di gruppi cristiani in Europa, sia degli stessi autori della costruzione europea.

L’ ESPACES , un organismo creato dai domenicani, che si definisce così: spiritualità, culture e società in Europa, in collegamento con le istituzioni europee, le istituzioni ecclesiastiche europee, con altri movimenti religiosi e con la società civile.

Il Gruppo di CHEVETOGNE . Nato nel monastero omonimo del Belgio, esso esprime la preoccupazione di certe comunità monastiche che, fedeli alla loro tradizione letteraria, artistica economica e di accoglienza, desiderano partecipare attivamente alla ricerca di un umanesimo cristiano contemporaneo.

L’ UCESM : Unione delle Conferenze europee dei Superiori e Superiore maggiori, al servizio della vita religiosa in Europa. Attraverso le sue reti di comunicazione, questo organismo intensifica la comunione tra le conferenze nazionali di vita religiosa in Europea. Il Segretariato generale si trova a Bruxelles.

La Cappella ecumenica della RESURREZIONE . Nata da un’iniziativa cattolica, la Cappella è un luogo di comunione, di preghiera e di silenzio, di interscambio e di dialogo per coloro che si sono impegnati nella costruzione europea.

La COMECE : Commissione degli Episcopati della Comunità europea, il cui obiettivo è quello di accompagnare e analizzare il processo politico dell’Unione al fine di informare e di sensibilizzare la Chiesa sullo sviluppo della legislazione e delle politiche europee. Per questo la COMECE promuove una riflessione fondata sull’insegnamento sociale della Chiesa, ecc.

CCE (cce@abbaye-ste-anne-kergonan.org): “Cellerari” (economi dei monasteri) e Comunità Europea. Un’organizzazione il cui obiettivo è la concertazione, l’informazione e la riflessone europea attraverso il contatto con le istituzioni europee, con le istanze religiose e con diversi monasteri in Europa.

Il progetto di questi due giorni è nato proprio dall’iniziativa domenicana che ha creato da qualche anno una rete di preghiera per la pace in Europa, nell’ambito dei suoi monasteri e comunità, che si svolge il 9 maggio di ogni anno. I domenicani sono stati i nostri ispiratori. Con questo fine, da qualche mese abbiamo formato un gruppo composto dalle organizzazioni che ho indicato, per riflettere e prendere coscienza dell’importanza di mantenere vivo con la preghiera il contenuto spirituale proprio non solo della giornata del 9 maggio, ma di tutta la costruzione europea.

Questo non è il primo né sarà l’ultimo progetto, realizzato in collaborazione con questi organismi. Tra quelli svolti nel passato:

1999: Seminario di informazione sull’Europa, destinato ai religiosi e le religiose a Valbeek (Belgio).

2001: Azione congiunta dei religiosi e delle religiose d’Europa, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio illecito di armi leggere.

2002: Progetto “Camminare insieme
in Europa”, diretto a 68 giovani religiosi e religiose, che nell’ambito di un progetto di formazione hanno visitato luoghi simbolo della costruzione dell’Europa.

2004: Giornata di formazione nei valori europei: progetti politici e impegno cristiano.

2006: 8 e 9 maggio: Giornate di preghiera per la pace.

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ZENIT Staff

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