NEW YORK, venerdì, 12 maggio 2006 (ZENIT.org).- “Le buone politiche ambientali sono per estensione anche buone politiche per la gente”, ha constatato l’Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.
Intervenendo questo giovedì a New York al Consiglio Economico e Sociale nella 14ª sessione della Commissione sullo Sviluppo Sostenibile, l’Arcivescovo ha affermato che “solo l’integrazione delle preoccupazioni per l’ambiente e lo sviluppo nella predisposizione delle politiche e di una fattiva attuazione politica porteranno al miglioramento degli standard di vita per tutti, assicurando allo stesso tempo il futuro ambientale del nostro mondo”.
In aggiunta all’“irrazionale distruzione dell’ambiente naturale”, ha denunciato, c’è stata ultimamente quella “ancor più grave dell’ambiente umano”.
“Anche se la gente si preoccupa giustamente di preservare gli habitat naturali – ha osservato l’Arcivescovo Migliore –, è stato compiuto uno sforzo troppo esiguo per salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ecologia umana”, che porrebbe la persona umana “al centro delle preoccupazioni ambientali, promuovendo simultaneamente un urgente senso di responsabilità umana per la Terra, a livello statale, commerciale e individuale”.
Analizzando all’interno del contesto mondiale i problemi più critici, il presule ha ricordato in primo luogo quello idrico.
“Entro vent’anni le riserve d’acqua per persona saranno un terzo di ciò che erano nel 1950, e nel 2025 un terzo delle Nazioni del mondo avrà livelli drammaticamente bassi d’acqua – ha denunciato –. Perfino oggi, 34.000 persone muoiono ogni giorno per mancanza di acqua pulita: un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all’acqua pulita, una cifra che potrebbe arrivare a 3 miliardi nel 2025”.
Se “questa è già una crisi umanitaria ed ambientale, così come un questione di giustizia sociale”, “incoraggiare il cambiamento nei trend di consumo e nell’aumento dell’accesso alle forniture idriche e ai servizi igienici è anche una questione di senso comune, visto che entrambi creano alti tassi di ritorno, rendendoli estremamente attraenti dal punto di vista degli investimenti sociali”.
Collegata a questo problema è anche un’altra questione essenziale, quella della sicurezza alimentare.
“Negli ultimi tre anni c’è stato un aumento della gente affamata anche se, in termini globali, il quadro generale sembra essere migliorato”, ha ricordato l’Osservatore Permanente.
“Ci possono essere ben pochi dubbi sul fatto che il cambiamento delle condizioni climatiche abbia avuto un impatto su questo. Non possiamo più fingere che l’attività umana non abbia alcuna conseguenza su questi problemi”, ha aggiunto.
Secondo l’Arcivescovo Migliore, l’energia è un elemento fondamentale per raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile.
“Con oltre 1,6 miliardi di persone che non ha ancora accesso all’elettricità nel mondo e 2,4 che usano la biomassa tradizionale, migliorare l’accesso a servizi energetici affidabili, abbordabili e sostenibili dal punto di vista ambientale è una sfida fondamentale per sradicare la povertà e raggiungere gli Obiettivi del Millennio”.
Il rappresentante vaticano all’ONU ha anche ricordato l’“urgente bisogno di trasformare i sistemi di energia globale”, sottolineando che, se alcune tecnologie di energia rinnovabile sono già “mature ed economicamente competitive”, lo sviluppo delle fonti rinnovabili “continua ad essere una necessità umana, ecologica, economica e strategica e dovrebbe avere la priorità nei progetti di ricerca pubblica”.
In questa situazione, ha ribadito, “la conciliazione tra le preoccupazioni ambientali e dello sviluppo e le politiche industriali porterà sicuramente ad un futuro più sicuro e prospero per tutti”.
“Nessuna Nazione può raggiungere questo obiettivo da sola, ma gli Stati membri, lavorando insieme, possono e devono farlo, se si vogliono assicurare trend sostenibili in questi settori, essenziali per il nostro futuro comune”, ha infine concluso.