CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 15 novembre 2010 (ZENIT.org).- La Conferenza Episcopale è un utile strumento per aiutare ogni Vescovo, ma non deve mai sostituirlo o fungere da tramite tra il presule e il Vescovo di Roma.
Benedetto XVI lo ha affermato questo lunedì mattina ricevendo in udienza i Vescovi della Regione Centro Oeste della Conferenza Nazionale del Brasile, l’ultimo gruppo di presuli del Paese ad aver effettuato la visita “ad limina Apostolorum”.
La Conferenza Episcopale, ha spiegato, “è nata come concreta applicazione dell’affetto collegiale dei Vescovi in comunione gerarchica con il Successore di Pietro, per essere uno strumento di comunione affettiva ed effettiva fra tutti i membri, e di efficace collaborazione con il Pastore di ogni Chiesa particolare nella triplice funzione di insegnare, santificare e governare le pecore del proprio gregge”.
Allo stesso modo, “si presenta come una delle forme, sotto la guida dello Spirito Santo, che consentono di esercitare in modo congiunto e armonioso alcune funzioni pastorali per il bene dei fedeli e di tutti i cittadini di un determinato territorio”.
Anche se ha l’obiettivo di promuovere “l’unione di sforzi e di intenzioni dei Vescovi, divenendo uno strumento che permette loro di condividere gli oneri”, la Conferenza Episcopale deve sempre “evitare di collocarsi come una realtà parallela o sostitutiva del ministero di ognuno dei Vescovi, vale a dire che non deve mutare il suo rapporto con la rispettiva Chiesa particolare e con il collegio episcopale né costituire un intermediario fra il Vescovo e la Sede di Pietro”.
“Allo stesso tempo, è necessario ricordare che i consulenti e le strutture della Conferenza episcopale esistono per il servizio ai Vescovi e non per sostituirli”.
“Si tratta, in definitiva, di far sì che la Conferenza Episcopale, con i suoi organismi, funzioni sempre più come organo propulsore della sollecitudine pastorale dei Vescovi, la cui preoccupazione principale deve essere la salvezza delle anime, che è, d’altra parte, la missione fondamentale della Chiesa”.
Funzione dottrinale
“Nel fedele esercizio della funzione dottrinale” che spetta loro, ha proseguito il Papa, i Vescovi devono soprattutto “studiare i mezzi più efficaci per far giungere in modo adeguato il magistero universale al popolo” che è stato loro affidato.
Questa funzione, ha indicato, deve essere svolta nei termini indicati da Papa Giovanni Paolo II nel Motu Proprio “Apostolos Suos”, che aiuta ad affrontare adeguatamente anche “le nuove questioni emergenti, per poi poter orientare la coscienza degli uomini al fine di trovare la retta soluzione per i nuovi problemi suscitati dai cambiamenti sociali e culturali”.
Secondo il Papa, alcuni temi “richiedono oggi un’azione congiunta da parte dei Vescovi” in modo particolare: “la promozione e la tutela della fede e della morale, la traduzione dei libri liturgici, la promozione e la formazione delle vocazioni di speciale consacrazione, l’elaborazione di sussidi per la catechesi, l’impegno ecumenico, i rapporti con le autorità civili”.
“Una cooperazione sempre più stretta e concorde” è inoltre fondamentale quando si tratta di affrontare “la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la santità della famiglia e del matrimonio fra un uomo e una donna, il diritto dei genitori di educare i propri figli, la libertà religiosa, gli altri diritti umani, la pace e la giustizia sociale”, ha aggiunto.
Testimonianza
Ricordando che questo lunedì il Brasile festeggiava la proclamazione della Repubblica, il Pontefice ha poi detto di voler approfittare dell’udienza ai presuli per “sottolineare ancora una volta l’importanza dell’azione evangelizzatrice della Chiesa nella costruzione dell’identità brasiliana”.
“L’attuale società secolarizzata esige dai cristiani una rinnovata testimonianza di vita affinché l’annuncio del Vangelo venga accolto per quello che è: la buona novella dell’azione salvifica di Dio che va incontro all’uomo”, ha osservato.
In questo senso, ha ricordato che “da quasi sessant’anni, la Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile è un punto di riferimento per la società brasiliana, proponendosi sempre più e prima di tutto come un luogo dove si vive la carità”.
Benedetto XVI ha quindi concluso il suo discorso ai Vescovi brasiliani invitandoli “a guardare al futuro con gli occhi di Cristo, riponendo in Lui la vostra speranza”.
Nel suo saluto al Papa a nome dei presuli presenti, l’Arcivescovo di Brasilia, monsignor João Braz de Aviz, ha affermato che nei cinque anni dall’elezione di Benedetto XVI “nel pascere il gregge universale di Cristo abbiamo sperimentato l’amore della Santissima Trinità nei gesti e nelle parole con le quali lei ha guidato con fermezza la santa Chiesa”.
I 21 presuli ricevuti questo lunedì, ha spiegato, provengono “dal cuore geografico del Brasile” e rappresentano 17 Chiese particolari, riunite in tre province: Goiâna, Brasilia e Palmas.
“Rendiamo grazie a Dio-Amore e siamo grati a lei, Santità, per la consolazione e la sicurezza provate nel nostro ministero episcopale, la cui origine è colui che il Signore ha posto a capo del suo popolo per confermarlo nella fede, il Papa”, ha aggiunto l’Arcivescovo come riporta “L’Osservatore Romano”.
“Come parte del Collegio episcopale realizziamo questa visita con l’impegno di crescere nella comunione personale e delle Chiese a noi affidate, con lei, Santità, e con la Chiesa in tutto il mondo”, ha concluso.