NEW YORK, sabato, 15 ottobre 2005 (ZENIT.org).- Come gestire i problemi derivanti dall’esistenza di circa 200 milioni di migranti nel mondo è il tema di un rapporto consegnato al Segretario generale dell’ONU Kofi Annan il 5 ottobre scorso dalla Commissione globale sulla migrazione internazionale (GCIM) delle Nazioni Unite. La Commissione, composta da 19 membri, è stata istituita quasi due anni fa da Kofi Annan e da alcuni Governi, con il compito di elaborare una politica relativa alla questione delle migrazioni.

Ricevendo il rapporto, Annan ha detto che le migrazioni rappresentano “una delle sfide più importanti” del XXI secolo. Il rapporto intitolato “Migration in an Interconnected World: New Directions for Action” (Le migrazioni in un mondo interconnesso: nuovi orientamenti d’azione) delinea una serie di orientamenti per le misure da adottare. I principi sono i seguenti:

-- Le persone dovrebbero poter emigrare per scelta e non per necessità, secondo modalità sicure e legali, perché le loro capacità sono apprezzate e richieste da altri Paesi.

-- Il ruolo dei migranti nella crescita economica, nello sviluppo e nella riduzione della povertà dovrebbe essere riconosciuto e incoraggiato; la migrazione dovrebbe costituire parte integrante delle politiche globali di sviluppo.

-- Gli Stati che esercitano il loro sovrano diritto di decidere chi far entrare nel loro territorio dovrebbero cooperare tra loro per arginare l’immigrazione clandestina e per assicurare il pieno rispetto dei diritti dei migranti e dei rifugiati, consentendo l’ingresso ai cittadini che ritornano nei propri Paesi.

-- Gli immigrati regolari di lungo termine dovrebbero essere adeguatamente integrati nelle società di stabilimento, così da conciliare le diversità sociali e rafforzare la coesione sociale; i migranti devono conoscere i propri diritti e rispettare i loro doveri giuridici.

-- I diritti umani di cui sono titolari i migranti internazionali dovrebbero essere garantiti con maggiore efficacia, in modo tale da migliorare la loro tutela e le loro condizioni di lavoro.

-- Le politiche relative alla migrazione dovrebbero essere migliorate nella loro coerenza e nella loro efficacia, a livello nazionale, mediante una maggiore cooperazione regionale e un più efficace sistema di dialogo e consultazione tra i governi e con le organizzazioni internazionali.

I pro e i contro

Il rapporto sostiene che la migrazione “fornisce un grande contributo, che generalmente passa inosservato, all’economia globale”. Inoltre, considerati i bassi tassi di natalità di molti Paesi industrializzati, il mantenimento della prosperità economica di queste nazioni dipenderà in parte proprio dalla migrazione internazionale. Per quanto riguarda i Paesi di origine, le rimesse in denaro ammontano a circa 150 miliardi di dollari l’anno (125 miliardi di euro), ovvero tre volte tanto il valore degli aiuti pubblici allo sviluppo.

Riguardo gli effetti economici dell’immigrazione, il rapporto sottolinea le tensioni sorte negli ultimi anni tra i governi e il mondo economico. Di fronte a politiche restrittive all’immigrazione, alcune imprese si adoperano per tentare di ottenere un allentamento delle restrizioni, minacciando in alcuni casi di trasferire parte delle loro attività all’estero, dove è più facile trovare il lavoro di cui hanno bisogno.

Il rapporto tratta anche di altri problemi relativi alla migrazione quali l’immigrazione clandestina o “irregolare”. Questo fenomeno, soprattutto quando coinvolge il contrabbando, pone problemi sia per i Paesi ospitanti, sia per gli stessi immigrati. Gli Stati hanno il diritto di difendere i propri confini, ma la loro possibilità di controllare il flusso d’immigrati è limitato, e in questo ambito i diritti dei migranti e dei rifugiati rischiano di essere pregiudicati.

Riguardo ai Paesi di destinazione dei flussi migratori, il rapporto ha sottolineato che alcuni di essi sono timorosi dei nuovi arrivi; un timore talvolta aggravato dalla politica e dai mezzi d’informazione. Un problema ad esso connesso è quello della sicurezza. Recenti attentati commessi da immigrati hanno dato la sensazione di uno stretto rapporto tra immigrazione e terrorismo, osserva il rapporto. E l’aumento dell’immigrazione irregolare viene considerata come una grave minaccia alla sicurezza.

Il rapporto per ora ha ricevuto scarsa attenzione da parte dei mezzi di comunicazione. Tuttavia, un commento, pubblicato il 5 ottobre dal quotidiano britannico Financial Times, ne ha criticato qualche aspetto. Secondo Jagdish Bhagwati, professore che insegna alla Columbia University, dove dirige il programma “Migration: Economics, Ethics and Law”, un limite di questo rapporto è dato proprio dalla composizione della Commissione che l’ha redatto, in cui rientrano “attivisti, politici e burocrati internazionali in pensione”.

Bhagwati si è lamentato del fatto che il rapporto non si è avvalso di nessun accademico di fama mondiale. Egli ha inoltre sostenuto che il rapporto non distingue con adeguata precisione tra la diversa casistica dei migranti qualificati e di quelli non qualificati.

Le riforme nell’immigrazione

La migrazione e le difficoltà che gli immigrati devono affrontare è un tema che occupa e preoccupa anche la Chiesa. Il 10 maggio, la Conferenza episcopale USA, insieme ad una serie di organizzazioni, ha inaugurato un’iniziativa denominata “Justice for Immigrants: A Journey of Hope. The Catholic Campaign for Immigration Reform” (Giustizia per gli immigrati: un viaggio della speranza. La campagna cattolica per la riforma nell’immigrazione).

Secondo il comunicato stampa della Conferenza episcopale USA, lo scopo della campagna è quello di sollecitare una riforma complessiva dell’immigrazione. L’iniziativa è poi diretta anche ad informare i cattolici e i non cattolici sui benefici dell’educazione e quindi a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento. Essa ha in programma anche di fare pressione per una riforma legislativa dell’immigrazione e per migliorare i servizi di assistenza agli immigrati offerti dal mondo cattolico.

Più di recente il Vescovo Gerald Barnes di San Bernardino, California, ha testimoniato dinanzi alla Commissione giustizia del Senato USA, sostenendo che il sistema nazionale relativo all’immigrazione è “moralmente inaccettabile”, secondo un comunicato stampa pubblicato il 27 luglio dalla Conferenza episcopale.

“L’attuale sistema d’immigrazione, che può portare alla separazione delle famiglie, alla sofferenza e persino alla morte, è moralmente inaccettabile e deve essere rivisto”, ha affermato. Il Vescovo ha invitato il Congresso ad adottare un pacchetto economico diretto ad aiutare i settori dell’economia messicana che impiegano lavoratori non qualificati. Egli ha anche auspicato l’adozione di un programma di regolarizzazione degli immigrati, in grado di salvaguardare l’unità delle famiglie e di migliorare le condizioni salariali e lavorative dei lavoratori.

In Europa, sei organizzazioni ecclesiastiche e cristiane hanno inviato una lettera, in data 14 giugno, a Jean-Claude Juncker, Presidente di turno del Consiglio europeo, illustrando le loro preoccupazioni per alcuni aspetti delle politiche sull’immigrazione dell’Unione europea.

Nella lettera essi hanno espresso apprezzamento per l’impegno in favore di una politica comune di immigrazione e di asilo dell’UE. Ma hanno anche sottolineato che essa deve “essere incentrata sull’inalienabile dignità di ogni essere umano e quindi sul rispetto dei diritti umani”.

Non criminalizzare i migranti

La lettera chiede inoltre che il fenomeno dell’immigrazione clandestina venga riconosciuto e che ogni politica relativa all’immigrazione tenga conto della necessità di avere lavoratori sia qualificati che non qualificati. Le organizzazioni hanno inoltre chiesto che la normativa dell’Unione europea non criminalizzi gli immigrati irregolari. E, considerato il grande impatto della migrazione per i Paesi di origine, hanno auspicato un miglioramento nella cooperazione tra l’Unione europea e le nazioni di provenienza.

In Australia, i Vescovi cattolici hanno espresso critiche su alcuni aspetti della politica federale per l’immigrazione, con particolare riguardo al trattamento degli immigrati irregolari. Il 20 giugno, il Vescovo Joseph Grech, Presidente della Commissione per i migranti e i rifugiati della Conferenza episcopale, ha espresso apprezzamento per le modifiche al sistema di detenzione, annunciate dal primo ministro John Howard.

Il Vescovo Grech ha affermato di aver apprezzato in particolare l’intenzione di collocare gli immigrati con figli in abitazioni popolari, piuttosto che dietro il filo spinato dei centri di detenzione, durante il periodo di valutazione delle loro istanze.

E, mentre si sta lavorando per accelerare i tempi per la valutazione delle domande d’asilo, il Vescovo Grech ha sottolineato la preoccupazione degli australiani circa il lungo lasso di tempo che le persone devono trascorrere in custodia. I miglioramenti sembrano essere un passo nella giusta direzione, ha aggiunto. Ma molti altri passi ancora saranno necessari.