Educare e diffondere l’umanesimo cristiano, compito centrale degli insegnanti di religione

Afferma il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana

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ROMA, domenica, 9 ottobre 2005 (ZENIT.org).- Educare e diffondere l’umanesimo cristiano, è questo il compito centrale degli insegnati di religione. Lo ha affermato monsignor Giuseppe Betori, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), intervenendo al primo Meeting nazionale degli Insegnanti di religione cattolica (Idr) svoltosi a Roma, presso il Torre Rossa Park Hotel, dal 7 al 9 ottobre

L’appuntamento si situa nell’orizzonte della riforma scolastica – che punta sulla convergenza di tutte le discipline per la crescita globale dell’alunno – e nel cammino che la Chiesa italiana sta compiendo verso il convegno nazionale di Verona (16-20 ottobre 2006).

Di fronte a oltre settecento insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado in rappresentanza di tutti i loro colleghi operanti in Italia, monsignor Betori ha indicato negli Idr una “risorsa per la scuola, per la società e per la Chiesa”.

“Il vostro servizio alla scuola – ha affermato il Segretario Generale della CEI – va oltre i confini dell’aula scolastica, ed entra nel nostro Paese e nella stessa Chiesa come un rilevante e originale apporto di umanità”.

Betori ha ribadito che i Vescovi sono convinti che l’insegnamento della religione cattolica, “contribuisce veramente al ‘bene del Paese’ diffondendo ed educando a quei valori che
la Costituzione esprime e che la riforma scolastica in atto riconosce quando afferma la centralità della persona, quella del ragazzo anzitutto, ma necessariamente anche quella delle altre persone che fanno la scuola”.

Secondo il Segretario della CEI la risorsa dell’insegnamento della religione cattolica potrebbe essere sintetizzato “nel termine di umanesimo cristiano, ossia come contributo alla formazione dell’uomo e del cittadino secondo l’ottica originale e storicamente riconosciuta che proviene dal Vangelo secondo l’annuncio della Chiesa”.

Per monsignor Betori il contributo fornito dagli Idr rappresenta un bene sociale perché proprio proponendo nell’educazione, ma anche nel lavoro, nello sport quell’ “umanesimo ispirato al Vangelo, come dato antropologico culturale”, si “mette al centro, come fine, la persona nella sua integralità di diritti e doveri”.

Il Segretario Generale dell’episcopato italiano ha parlato poi dell’insegnante di religione cattolica come di un “costruttore di ponti contro ghetti e barriere”, figura che ricorda come “il cuore della scuola non sono i saperi, ma le persone, i ragazzi anzitutto, tramite certamente i saperi”

La risorsa originale dell’insegnante di religione, ha precisato Betori “sta nell’educare al binomio ‘fede e cultura’, ‘vangelo e storia’, ‘ordine della rivelazione e ordine della ragione’, (…)
diventato cruciale nell’età moderna con la nascita dello spirito critico scientifico e che va ripreso oggi in tempo di postmodernità, quando il binomio non rischia forse la reciproca esclusione dei termini, ma una grande confusione dei medesimi”.

“Si tratta di introdurre – ha rilevato il Segretario Generale dei Vescovi italiani – a una conoscenza elementare, di un’area del sapere che ha fatto le radici d’Europa, anzi che è stato ed è per tantissimi scelta di fede, ma che di fatto viene profondamente non conosciuto e ancora peggio misconosciuto: la religione cristiana come oggetto appreso tramite un approccio culturale, con il suo denso carico di umanità e quindi di capacità formativa”.

Secondo monsignor Betori “proporre la religione cattolica come dato culturale” significa “verificare e armonizzare i diversi e complementari piani della realtà: teologico, culturale, pedagogico, didattico, in maniera tale da risolvere il conflitto sempre latente tra parola di Dio e parola dell’uomo, per stabilirvi un dialogo fecondo”.

Facendo riferimento alle parole di Benedetto XVI, secondo cui “solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita”, Betori ha affermato che “proporre il Dio della Bibbia, i suoi profeti e, al vertice, Gesù Cristo, significa aprire orizzonti inauditi di libertà e di vita”.

Per questa ragione, “l’opera educativa del docente di religione – ha proseguito – tende a far acquisire ai giovani, nella loro ricerca della verità, la capacità di valutare i messaggi religiosi, morali e culturali che la società offre, aiutandoli a coglierne il senso per la vita”.

Nel corso del Meeting è stata presentata la terza indagine condotta a livello nazionale sul corpo docente degli insegnanti di religione realizzata, per conto della CEI, da Guglielmo Malizia, Zelindo Trenti e Sergio Cicatelli e pubblicata in un volume a cura della “Elledici (pagine 312, euro 22) con il titolo “Una disciplina in evoluzione”.

I dati riportati in questa indagine sostengono che ad avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2004-2005 è stato oltre il 90% degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado (esattamente il 91,8% delle statali, percentuale che sale al 92,6% se al computo si aggiunge il numero degli studenti delle scuole cattoliche).

Le percentuali sono così suddivise: 95,1% alla materna, 95,5% alla elementare, 93,2% alle medie, 85,3% alle medie superiori, per un totale di 5.579.444 studenti che frequentano l’ora di religione e 497.339 che hanno scelto di non frequentarla.

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ZENIT Staff

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