CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 7 ottobre 2005 (ZENIT.org).- A cento anni di distanza dalla nascita di Hans Urs von Balthasar (1905-1988), Benedetto XVI in un messaggio pubblicato questo venerdì ha ricordato la profonda amicizia che li legava e il comune impegno nella ricerca teologica.
“L’esempio che von Balthasar ci ha lasciato è piuttosto quello di un vero teologo che nella contemplazione aveva scoperto l’azione coerente per la testimonianza cristiana nel mondo”, ha scritto il Pontefice.
Questo in sostanza il nodo centrale della lettera da lui inviata ai partecipanti al Convegno Internazionale di studi sulla figura e il pensiero di Hans Urs von Balthasar dal titolo “Solo l’amore è credibile”, in corso di svolgimento a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, e da questa Università organizzato in collaborazione con la Rivista Internazionale “Communio”.
Il Convegno, tenutosi dal 6 al 7 ottobre, si poneva come finalità quella di ripercorrere storicamente il pensiero del teologo svizzero e di approfondire le tematiche centrali della sua teologia fino ad arrivare ad un dibattito che ne abbracciasse complessivamente tutta la produzione.
“In un’occasione come questa potrebbe essere facile la tentazione di ritornare ai ricordi personali, sulla base della sincera amicizia che ci legava, e dai numerosi lavori che insieme abbiamo intrapreso, raccogliendo le non poche sfide di quegli anni”, ha ammesso il Papa nel messaggio.
“Posso attestare che la sua vita è stata una genuina ricerca della verità, che egli comprendeva come una ricerca della vera Vita”, ha raccontato.
“Ha cercato le tracce della presenza di Dio e della sua verità ovunque: nella filosofia, nella letteratura, nelle religioni, giungendo sempre a spezzare quei circuiti che tengono spesso la ragione prigioniera di sé e aprendola agli spazi dell’infinito”, ha quindi aggiunto.
Il Vescovo di Roma ha successivamente accennato a quando insieme a von Balthasar ed Henri de Lubac fondò, all’indomani del Concilio Vaticano II, nel 1972, la rivista trimestrale “Communio: International Theological Review”, definendola “il segno più evidente del nostro impegno comune nella ricerca teologica”.
Benedetto XVI è quindi passato ad una breve trattazione del pensiero di von Balthasar che aveva fatto del “mistero dell’Incarnazione l’oggetto privilegiato del suo studio, vedendo nel triduum paschale – come significativamente intitolò uno dei suoi scritti – la forma più espressiva di questo calarsi di Dio nella storia dell’uomo”.
“Nella morte e risurrezione di Gesù, infatti, viene rivelato in pienezza il mistero dell’amore trinitario di Dio. La realtà della fede trova qui la sua bellezza insuperabile”, ha quindi osservato.
“Nel dramma del mistero pasquale, Dio vive pienamente il farsi uomo, ma nel contempo rende significativo l’agire dell’uomo e dà contenuto all’impegno del cristiano nel mondo”, ha detto il Papa.
“In questo von Balthasar vedeva la logica della rivelazione: Dio si fa uomo, perché l’uomo possa vivere la comunione di vita con Dio”. In particolare, secondo il teologo svizzero, “in Cristo viene offerta la verità ultima e definitiva alla domanda di senso che ognuno si pone”.
“Hans Urs von Balthasar è stato un teologo che ha posto la sua ricerca a servizio della Chiesa, perché era convinto che la teologia poteva essere solo connotata dall’ecclesialità”, e doveva essere “coniugata con la spiritualità”, per poter essere “profonda ed efficace”.
“La spiritualità non attenua la carica scientifica, ma imprime allo studio teologico il metodo corretto per poter giungere a una coerente interpretazione”, ha commentato il Papa.
Benedetto XVI ha quindi posto l’accento su un altro dei temi centrali nel pensiero del teologo svizzero individuabile nella “necessità della conversione”: “il cambiamento del cuore era per lui un punto centrale; solo in questo modo, infatti, la mente si libera dai limiti che le impediscono di accedere al mistero e gli occhi diventano capaci di fissare lo sguardo sul volto di Cristo”.
“In una parola, egli aveva profondamente compreso che la teologia può svilupparsi solo con la preghiera che coglie la presenza di Dio e a lui si affida obbedienzialmente”, ha aggiunto.
“E’ questa una strada che merita di essere percorsa fino alla fine. Ciò comporta di evitare sentieri unilaterali, che possono solo allontanare dalla meta, ed impegna a rifuggire dal seguire mode che frammentano l’interesse per l’essenziale”, ha poi concluso.
Originario di Basilea, dal 1924 al 1928 Hans Urs von Balthasar compie studi di germanistica e filosofia fra Zurigo, Vienna e Berlino, prima di entrare nella Compagnia di Gesù a Ferldkirch come postulatore della provincia tedesca orientale.
Nel 1936 riceve l’ordinazione sacerdotale nella St. Michaelskirche di Monaco dal Cardinale Michael Faulhaber, Arcivescovo di Monaco e di Frisinga, lo stesso anziano porporato che ordinò sacerdote Joseph Ratzinger, e di cui egli nella sua autobiografia “La mia vita” ricorda le sofferenze patite nel nazismo che sembravano conferirgli un certo “invisibile alone di dignità”.
Nel 1969 diviene membro della Commissione Internazionale di Teologia, mentre il 25 agosto 1988 viene nominato Cardinale da Papa Giovanni Paolo II.