STEUBENVILLE, Ohio (USA), venerdì, 15 luglio 2005 (ZENIT.org).- Un teologo cattolico, ex predicatore protestante, Scott Hahn, in questa intervista concessa a ZENIT sostiene che l’insegnamento di Benedetto XVI potrà migliorare la comprensione e l’esperienza dell’Eucaristia da parte dei fedeli.

Professore di Teologia e Sacre Scritture presso l’Università francescana di Steubenville (Ohio), nonché Direttore del St. Paul Center for Biblical Theology (www.salvationhistory.com), Hahn è autore del libro “The Lamb's Supper: The Mass as Heaven on Earth” (ed. Doubleday).

Da ministro presbiteriano, Hahn era molto noto e apprezzato come predicatore. Al giorno d’oggi è uno dei “nuovi cattolici” più famosi negli Stati Uniti. Nel 1986 è entrato a far parte della Chiesa cattolica. 47enne, padre di 6 figli, è sposato con Kimberly Kirk da 25.

Quali sono gli elementi peculiari dell’impostazione dell’allora Cardinale Ratzinger sull’Eucaristia?

Hahn: Credo che nessun teologo, dopo Matthias Scheeben, nel XIX secolo, ci abbia mostrato meglio di lui la profonda interrelazione tra tutti i misteri del cristianesimo. La dottrina sull’Eucaristia, per il Cardinale Ratzinger, non può essere adeguatamente studiata o formulata, se si prescinde dalla dottrina sulla Trinità, dalla dottrina sull’Incarnazione o dalla dottrina sulla Chiesa.

L’Eucaristia in sé è un mistero trinitario; non possiamo ricevere il Figlio senza ricevere il Padre che lo ha mandato nella carne e nello Spirito, attraverso il quale egli giunge a noi. La Trinità viene a noi nell’Eucaristia, per elevarci alla presenza della gloria divina.

Questo mistero è legato a quello dell’Incarnazione, perché quest’ultimo non è solo un evento storico del passato, ma è una realtà - un mistero soprannaturale - presente ancora oggi in mezzo a noi. È tutto legato insieme.

L’ecclesiologia del Cardinale Ratzinger - la sua teologia della Chiesa - è relativa all’Eucaristia, all’Incarnazione e alla Trinità. Allo stesso tempo, la sua teologia eucaristica è relativa alla Chiesa, all’Incarnazione e alla Trinità.

Il Cardinale Ratzinger ha spesso descritto l’Eucaristia come il “cuore della vita”. Cosa intende dire con questo?

Hahn: L’Eucaristia è il nostro incontro e la nostra comunione con la Santissima Trinità. In questo senso è il cuore della vita. È la fonte della vita. È il vertice della vita. La Comunione con la Santissima Trinità è la vera essenza del paradiso; non è nulla di diverso. La cosa impressionante è che noi abbiamo il paradiso in ogni Messa.

Questo è un argomento su cui il cardinale Ratzinger è ritornato più volte nei suoi libri. La venuta di Gesù Cristo - ciò che in greco viene definito come “parousìa” - semplicemente non è un evento lontano nel tempo. Si tratta della sua presenza nell’Eucaristia.

I fondamentalisti riducono il significato della parusia alla venuta di Cristo della fine dei tempi. Ma per la gente del primo secolo, di lingua greca, la parola significava “presenza”, e la teologia cattolica mantiene questo significato originario.

Nel suo libro “Escatologia”, il cardinale Ratzinger ha scritto: “La parusia è la più alta intensificazione e compimento della liturgia. E la liturgia è parusia… Ciascuna Eucaristia è parusia, il Signore che viene, e tuttavia l’Eucaristia è persino più realmente il teso anelito che Egli rivelerà la Sua Gloria nascosta”.

L’insegnamento del Papa Benedetto XVI potrà migliorare la comprensione e l’esperienza dell’Eucaristia da parte dei fedeli, in questo ultimo scorcio dell’Anno dell’Eucaristia?

Hahn: Molte persone nell’ambito dei mezzi di comunicazione lo hanno già bollato come un reazionario che brama di ritornare a forme di culto preconciliari. Ma in realtà non hanno centrato l’essenza della questione: non si tratta della restaurazione di una liturgia, quanto di una sua riappropriazione; di riappropriarsi del mistero dell’Eucaristia, che è sia di natura divina, sia di natura umana.

Dopo il Concilio Vaticano Secondo, alcuni teologi hanno tentato di democratizzare la Chiesa e di secolarizzare la liturgia, riducendo il mistero alla misura del dibattito tra conservatori e progressisti.

Il Cardinale Ratzinger ha preferito ritornare alle fonti classiche: le Scritture - sia dell’Antico che del Nuovo Testamento - e la Tradizione, oltre alla migliore teologia contemporanea. Solo attraverso un tale “ressourcement” potrà funzionare un vero “aggiornamento”.

Credo che il Papa Benedetto sarà in grado di depoliticizzare l’Eucaristia; di distogliere la nostra attenzione dalle questioni marginali, che pure fanno molto discutere, quali le questioni relative alla forma e al linguaggio usati nella liturgia.

Non è che egli non abbia le sue opinioni in merito, che ha peraltro espresso in modo convinto. Ma egli trae sempre le sue convinzioni dalla profondità del suo studio teologico e storico e dalla profondità della sua preghiera personale.

Credo che egli ci vorrà condurre nelle stesse profondità - specialmente i cattolici che parlano, insegnano, scrivono e guidano gli altri nell’ambito della teologia, della liturgia, ecc. Dalla profondità dei nostri studi e della nostra preghiera egli ci guiderà ad una vera risacralizzazione della liturgia.

Se quelle sono questioni marginali, quali sono le questioni centrali?

Hahn: Che l’Eucaristia crea un legame di carne e di sangue - un legame familiare - tra noi e Dio. Questo è un altro tema ricorrente nei suoi libri. È il pensiero forte che sottende alcuni suoi libri come “La Fraternità Cristiana”.

Cristo ha preso su di sé la carne umana offrendola per noi e per offrirla a noi. La liturgia eucaristica è una mensa sacrificale di alleanza. Essa rinnova l’alleanza e ogni alleanza sigilla un legame familiare. Come il Figlio di Dio si è fatto uomo, così noi diventiamo divini - “figli nel Figlio”, per usare una frase dei Padri della Chiesa.

Chi è, quindi, un componente della famiglia?

Hahn: Credo che questo sarà un tema centrale del pontificato di Benedetto XVI. Egli ha già dimostrato la sua sollecitudine per il dialogo ecumenico. Se anche si limitasse a continuare il lavoro che ha iniziato come Cardinale, egli articolerà la dottrina dell’Eucaristia in termini biblici, che saranno fortemente persuasivi per i protestanti.

La liturgia del paradiso è la chiave per comprendere la lettera agli Ebrei e l’Apocalisse. E l’esperienza della liturgia è essenziale per comprendere l’intera Bibbia; sia il Nuovo che l’Antico Testamento.

Ciò che il Levitico e il Deuteronomio sono stati per l’Antica Alleanza, la lettera agli Ebrei e l’Apocalisse sono per la Nuova Alleanza. Senza una conoscenza e un’esperienza della liturgia, molti dei contenuti di questi libri rimarrebbero inaccessibili a noi.

Il Papa Benedetto stesso è un profondo teologo biblico, ancorato ai Padri e ai Dottori della Chiesa - in particolare a Sant’Agostino e a San Bonaventura - e anche alle tradizioni giudaica e rabbinica. Credo che nessun Papa sin da San Pietro abbia studiato così profondamente l’antica tradizione rabbinica.

Penso che egli farà della comprensione dell’Eucaristia l’elemento essenziale del suo progetto ecumenico, e che egli condurrà il dialogo sul piano dell’alleanza. Questo renderà possibile parlare non solo ai protestanti, ma anche agli ebrei, che condividono le medesime radici della religione di Abramo fondate sull’Alleanza.

Nella sua prima omelia il Papa Benedetto XVI ha detto che “L’Eucaristia, cuore della vita cristiana e sorgente della missione evangelizzatrice della Chiesa, non può non costituire il centro permanente e la fonte del servizio petrino che mi è stato affidato”. In che modo la centralità dell’Eucaristia potrà rappresentare il perno del suo papato e del suo ministero?

Hahn: L’Eucaristia è il luogo in cui la Chiesa è perfettamente se stessa. La Chiesa è il Regno di Dio sulla terra, e il Regno sta dove si trova il Re. La presenza continua di Gesù con noi è nell’Eucaristia. Come Vicario di Cristo, Benedetto è il primo ministro del Re dei re, e lo serve anzitutto nell’Eucaristia.

La Chiesa possiede molti tesori: le Scritture, la Tradizione, il Magistero, i Santi. Ma è nella liturgia che la Chiesa è perfettamente se stessa.

E una volta che comprendiamo la liturgia come una liturgia del paradiso, come fa il Papa Benedetto XVI, allora saremmo diventati a pieno titolo cittadini consapevoli e attivi del Regno. La liturgia del paradiso diventa la norma che regolamenta le altre norme. Diventa il nostro metro, la nostra pietra di paragone, il nostro sostegno, la nostra luce e, come ho detto prima, la nostra fonte e il nostro vertice.

Vedremo molto presto come questo si svilupperà nel suo pontificato. Il Sinodo di ottobre concluderà l’Anno dell’Eucaristia con una riflessione in tutta la Chiesa sull’Eucaristia. Sarà interessante osservare questa riflessione, tenendo d’occhio i temi che ho menzionato: la liturgia del paradiso, la depoliticizzazione della liturgia e la risacralizzazione della liturgia.