CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 22 marzo 2005 (ZENIT.org).- Il cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha affermato il 18 marzo che la Chiesa è “l’icona vivente del Buon Pastore, che va a cercare e a trovare l’uomo là dov’egli è”.
Queste le conclusioni a cui è giunto il porporato al termine del Convegno organizzato dal Pontificio Consiglio da lui presieduto su: “L’appello alla giustizia: l’eredità della Gaudium et spes a 40 anni dalla promulgazione”, e che ha riunito studiosi di oltre 30 Paesi, in 5 sessioni plenarie e incontri seminariali.
Seppure siano passati quarant’anni dalla promulgazione della Costituzione conciliare – ha spiegato il Cardinale – “il riferimento alle premesse ecclesiologiche ed antropologiche della Gaudium et spes ci permettono di far fronte, con gli strumenti della fides e della ratio, ai cambiamenti e alle sfide del nostro tempo”.
Secondo Martino “la fede non presume d’imprigionare in uno schema chiuso la mutevole realtà socio-politica. È vero piuttosto il contrario: la fede è fermento di novità e creatività” in quanto il Vangelo è “fonte di rinnovamento”.
Il Presidente del dicastero vaticano ha sostenuto che: “La Chiesa, Madre e Maestra, non intende chiudersi e ritrarsi in se stessa, ma vuole essere sempre protesa e rivolta verso l’uomo, nel cui destino di salvezza trova la propria ragion d’essere”.
La Chiesa si fa incontro all’uomo con il Vangelo, messaggio di liberazione e di riconciliazione, di giustizia e di pace. “In questa prospettiva si colloca la perenne attualità della Gaudium et spes”, ha ribadito il porporato.
Ma “quale sarà l’evolversi dei sistemi economici? Quale sarà e come sarà l’evolversi dei sistemi politici? Quale sarà il futuro degli assetti culturali e di civiltà? Con quali strumenti, giuridici e istituzionali, ci faremo carico di queste sfide che arrivano a toccare ormai la vita familiare e personale stessa dell’uomo, fino a comprometterne l’identità più vera?”, ha chiesto Martino.
Il Cardinale ha quindi affermato che le tante domande “non ci devono scoraggiare nella ricerca delle risposte e farci perdere la speranza che viene da Cristo”.
“Dobbiamo partire con la consapevolezza che il patrimonio della Rivelazione e della Legge naturale e con gli strumenti della fides e della ratio ci consentiranno di guardare al futuro con fiducia e con speranza”.
Martino ha incluso concluso sostenendo che “per rispondere adeguatamente alle tante domande dell’uomo del nostro tempo, c’è bisogno di “scienziati cristiani, ricchi di fides e di ratio” e di un “continuo e luminoso evento di carità culturale, di cui l’uomo del nostro tempo ha assoluta necessità”.