Fraintese le dichiarazioni del prelato dell’Opus Dei su “Il Codice Da Vinci”

ROMA, domenica, 20 marzo 2005 (ZENIT.org).- Alcuni mezzi di comunicazione hanno frainteso le dichiarazioni rilasciate durante un’intervista televisiva da un prelato dell’Opus Dei, attribuendogli erroneamente il desiderio di fare una campagna contro il romanzo “Il Codice Da Vinci”.

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Il libro “non mi preoccupa affatto, non perdo neanche 20 venti secondi del mio sonno per questo”, ha affermato monsignor Javier Echevarría rispondendo alle domande di un giornalista della RAI.

Nell’intervista, parzialmente divulgata nel corso del TG2 di martedì scorso, il Vescovo affermava di pregare “tutti i giorni” per l’autore del libro, che presenta la Prelatura dell’Opus Dei come un’organizzazione segreta e sinistra.

Con grande senso dell’umorismo, Echevarría ha ripetuto di non perdere “neanche 20 secondi di sonno” per un libro che “non sta allontanando le persone dall’Opera”; accade invece il contrario, perché molti le si avvicinano per conoscere la verità.

L’autore sa, ha concluso il prelato, “che sta ingannando la gente”. Il “capo” della Prelatura che conta nel mondo 70.000 membri, tuttavia, non si preoccupa più di tanto per gli effetti del Codice da Vinci.

Molti mass media hanno interpretato le parole del presule come parte di una “controffensiva ecclesiale” contro l’autore, Dan Brown.

Il giorno prima agenzie e giornali di tutto il mondo avevano annunciato una “crociata” della Santa Sede contro “Il Codice Da Vinci” per fare pubblicità ad un dibattito organizzato dall’Ufficio per la Cultura e l’Università dell’Arcidiocesi di Genova, il cui pastore è il cardinal Tarcisio Bertone.

Secondo quanto appurato da ZENIT, l’intervista del prelato dell’Opus Dei non ha nulla a che vedere con questa iniziativa, perché era stata concessa il 15 febbraio alla RAI – che non l’ha trasmessa fino a questa settimana – ed affronta altri argomenti.

I riferimenti al libro di Brown sono molto marginali, provocati dalle domande del giornalista.

Per Marta Manzi, portavoce dell’Opus Dei a Roma, “sarebbe meglio parlare meno di crociate e discutere seriamente e serenamente sulla letteratura, sulla storia e sulla religione, senza confondere la finzione con la realtà. I giornalisti possono aiutare molto a questo proposito”.

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ZENIT Staff

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