Vivo davvero quando mi dono

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Lc 11,29-32

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Lettura

Già si è visto il valore dei “segni” che Dio dà all’uomo e come l’uomo – non solo quello fariseo – sia spesso incapace di coglierli. Oggi Gesù parla del segno che Giona rappresentò «per quelli di Ninive» e dice che lui stesso, «il figlio dell’uomo», sarà segno per la «generazione malvagia», che ha di fronte a sé «uno più grande di Salomone» e di Giona e non lo riconosce. Il segno di Giona che sarà dato è la sua morte e risurrezione: «Infatti, come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, così starà il Figlio dell’uomo tre giorni e tre notti nel cuore della terra» (Mt 12,40).  

Meditazione

Nel gennaio del 2003, nella chiesa romana di Santa Maria in Traspontina, di cui era “parrocchiano”, abitando poco distante, il cardinale Ratzinger tenne una lectio divina sul libro di Giona che meriterebbe di essere letta per intero. «Il testo – diceva – annuncia a Israele incredulo la salvezza per i pagani, anzi, che i pagani lo precederanno nella fede. Nìnive è simbolo per eccellenza dell’infamia del peccato umano, ma l’incredibile accade: la città crede al profeta e crede che c’è un Dio e non solo i suoi dèi. Crede che c’è un giudizio e fa penitenza. La contrapposizione all’Israele sicuro di sé si fa qui estremamente chiara. Chi è pieno di sé si preclude la salvezza. Vediamo trasparire qui l’intero Vangelo di Cristo. Giona è una prefigurazione della venuta di Gesù. La Parola illumina la nostra via e la interpella. Poiché adesso nella Chiesa siamo diventati “Israele”, corriamo lo stesso rischio di guardare dall’alto in basso e considerarci giusti. Le parole chiave del nostro testo sono valide anche oggi e soprattutto per noi: conversione e penitenza. “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Ciascuno di noi deve riflettere cosa per lui significhi “conversione”. Proprio questa è la differenza fra la sicurezza di Israele e la Chiesa ex gentibus: la conversione non è bella e fatta, non è mai finita. L’immagine di Dio in te deve formarsi lentamente, lentamente deve accadere la trasformazione in Cristo, il “rivestirsi di Cristo”. Dio ama la creazione, combatte ciò che è cattivo e per questo è giudice: un aspetto che non deve sparire dalla nostra fede, perché Dio che accetta tutto non è il Dio della Bibbia, ma un’immagine sognata».

Preghiera</p>

Signore, tu che rialzi chiunque è caduto, effondi la tua potenza nel mio cuore, fa’ che possa vivere e non sopravvivere, offrire e non solo soffrire. Vieni con la tua mitezza e la tua umiltà. Vieni con la tua limpida luce e con la tua sconfinata carità. Rendimi nuovo. Cuore di Gesù, abbi pietà di noi.

Agire

Mi fermo davanti alla Croce che anch’io ho costruita con i miei peccati. Contemplo il Crocifisso e prego per tutti coloro che non si fermano e non lo guardano.

Meditazione a cura di mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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