Una cultura nuova per un mondo diverso

Educare al rispetto degli altri: un obiettivo da raggiungere per poter sperare nel domani

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Paura, angoscia, disperazione, annullamento della personalità… sono alcune delle sensazioni che provano le giovani vittime del bullismo. Con questo termine si intende una serie di azioni, ripetute, che hanno lo scopo di creare un dominio psicologico dei più forti nei confronti dei più deboli. A lungo andare, può trasformarsi in una vera e propria persecuzione e causare danni gravissimi.

Ormai si possono incontrare episodi di bullismo in tutti gli ambienti in cui sono presenti gruppi di giovani: a scuola, in discoteca, nel cortile, sulla spiaggia, in palestra o nei luoghi in cui si pratica sport. Ne sono protagonisti ragazzi sempre più giovani, che si divertono ad esercitare una specie di oscuro potere nei confronti degli altri, attraverso differenti forme di violenza fisica o verbale.

Ciò che preoccupa, soprattutto, è la forte componente di cinismo, di indifferenza e di disprezzo che i bulli manifestano quando cercano di dominare la propria vittima. Non sembrano più in grado di provare sentimenti umani di fronte alla ben visibile sofferenza delle persone perseguitate. Si comportano come belve, senza alcuna pietà. Più vanno avanti e più cresce in loro il desiderio di colpire, di schiacciare, di distruggere gli altri. A volte arrivano al punto di appostarsi nel luogo in cui sanno che dovrà passare la propria vittima, per poterla sorprendere ed aggredire meglio.

Il risultato finale di questo insieme di piccole o grandi violenze è l’annullamento progressivo della personalità. A furia di essere perseguitata, la persona che subisce il potere del bullo comincia a smarrire la propria autostima. Ha perfino paura di chiedere aiuto, perché pensa che nessuno possa davvero darle una mano. Preferisce chiudersi in un guscio di silenzio, nel terrore di subire le eventuali vendette del suo “carnefice”.

Che cosa si nasconde dietro il fenomeno del bullismo? Perché così tanti ragazzi si comportano come belve insensibili? Per rispondere a questa domanda è necessario scavare più a fondo e non fermarsi a giudizi superficiali.

La sempre maggiore diffusione del bullismo ha certamente le sue radici in una tendenza al relativismo morale che, negli ultimi anni, sta influenzando negativamente l’educazione dei giovani. Viviamo, sempre di più, in un’epoca in cui il bene si confonde con il male. I giornali hanno riferito, spesso, di episodi di violenza così spietati da lasciare senza fiato. A volte, certi fatti vengono consumati in una dimensione di vero e proprio “branco”, in cui gruppi di ragazzi agiscono senza rendersi conto della propria brutalità.

C’è un comune denominatore che sembra accomunare i giovani che hanno compiuto feroci atti di bullismo o di vandalismo: una specie di non-consapevolezza di ciò che è stato fatto. Quasi uno stato di incoscienza, di stupore, di indifferenza: il non rendersi conto che si stava nuocendo a qualcuno.

La triste verità è che la violenza, per alcuni ragazzi, sembra essere diventata un banalissimo gioco. Una specie di “sport estremo”, di divertimento alternativo da praticare senza preoccuparsi troppo.
In questo tipo di atteggiamento ha un ruolo fondamentale l’influenza di certi spettacoli con contenuto brutale e sanguinario che raggiungono facilmente i giovani. Oggi basta accendere la televisione per essere travolti da un’ondata di violenza incessante, presente in numerosi film, telefilm e perfino nei cartoni animati.

E’ il segnale di un rischioso rovesciamento culturale. Viviamo, sempre di più, in un mondo al contrario dove la morte e la violenza, invece di impaurire, diventano elementi d’attrazione e strumenti per fare soldi sulla pelle dei giovani.

La non-cultura del relativismo morale, alimentata da certi spettacoli, spinge inevitabilmente a credere che la vita sia una giungla in cui trionfano i più forti. Di conseguenza, i bulli furbetti penseranno sempre di più di restare impuniti e d’avere vita facile. 

Se i ragazzi continueranno a bere violenza, come se fosse un bicchiere d’acqua, produrranno inevitabilmente prepotenza anche nella loro vita sociale. E’ necessario fare una passo indietro e ripartire da un’autentica educazione dei giovani, basata sul rispetto dell’altro e sulla cultura di una serena convivenza con il prossimo.

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Carlo Climati

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