Un gesto d'amore

Edito dalla Cantagalli, il libro è stato presentato giovedì 25 ottobre presso la Sala stampa di Radio Vaticana

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di Angela Maria Cosentino

ROMA, domenica, 28 ottobre 2012 (ZENIT.org).– La dignità e l’intangibilità della vita umana può essere richiamata e testimoniata anche con la sepoltura dei feti, esiti di aborti spontanei e volontari. Tale esperienza-proposta è contenuta nel volume Un gesto d’amore. Bambini non nati: l’onore e la pietà*, edito dalla Cantagalli, presentato giovedì 25 ottobre presso la Sala stampa di Radio Vaticana. Il testo, a cura dell’Associazione Difendere la Vita con Maria (principale curatrice), dell’Associazione Donum Vitae, della Fondazione Ut Vitam Habeant, dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, raccoglie gli Atti di un Convegno Teologico-Liturgico-Giuridico-Pastorale che si è svolto nel 2011, a Roma, presso l’Ateneo Pontificio.   

Il libro raccoglie le riflessioni antropologiche, teologiche, liturgiche, pastorali, giuridiche, politiche e scientifiche della vita prenatale e della sua tutela attraverso i contributi di Ennio Antonelli, Pedro Barrajón, Filippo M. Boscia, Armando Brambilla, Domenico Cancian, Carlo Casini, Anna E. Catenaro, Maria Luisa Di Pietro Marco Doldi, Luciano Esbi, Maurizio Gagliardini, Gianmario Lanfranchi, Enrico Masini, Joseph Meaney, Giuseppe Noia, Marisa Orecchia, Eugenio Sapori, Jorge Serrano Limón, Elio Sgreccia, Olimpia Tarzia, Zygmunt Zimowski. 

Alla presentazione del volume ha partecipato il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, don Maurizio Gagliardini, presidente dell’Associazione Difendere la Vita con Maria, padre Gonzalo Miranda, decano della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, e monsignor Dariusz Giers, officiale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. L’incontro è stato moderato da Alberto Cerutti, vicepresidente dell’Associazione Difendere la Vita con Maria.

Elio Sgreccia, ideatore e promotore della pastorale della vita, ha richiamato il ruolo di questa specifica pastorale che si integra in quella generale nella puntualizzazione di momenti di vita particolarmente significativi, carichi di problematicità, come quelli legati al concepimento e alla nascita. Il Cardinale ha segnalato come nel passato tali eventi appartenevano prevalentemente alla sfera privata, mentre oggi,  investono anche quella socio-sanitaria. A volte, l’accoglienza che precede la nascita, diventa particolarmente critica quando una nuova vita viene rifiutata.

L’aborto volontario provoca la morte non solo del feto ma anche di una parte della donna, spesso vittima della c.d. sindrome del post-aborto, condizione ormai scientificamente accertata. Le gravi ferite che si evidenziano nella donna, nell’uomo, nella famiglia e nella società necessitano di un aiuto. Per lenire il rimorso e i sensi di colpa, diventa fondamentale e urgente, la pastorale per l’elaborazione del lutto che aiuta la donna a ricostruire la coscienza morale e a percepire il balsamo della misericordia di Dio. Il seppellimento dei feti si inserisce tra gli interventi orientati a prevenire, ridurre e riparare le ferite (p. 124).

Per Gonzalo Miranda questa iniziativa rappresenta un “messaggio silenzioso” per scuotere la coscienza e richiamare a leggi non scritte che invocano il dovere di umanità e di pietas, a cominciare dal concepito, perché – richiamando l’Istruzione Donum vitae – “l’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento”. Perciò, in sintonia con il riconoscimento del principio di uguaglianza, nella dignità, di tutti gli esseri umani, la proposta del seppellimento dei feti è valida non solo per i cattolici, ma per tutta la società.                       

Infine, don Maurizio Gagliardini ha documentato la presenza dell’associazione Difendere la Vita con Maria in 13 Regioni italiane nelle quali ha contributo alla sepoltura di 52.000 feti abortiti. Tale  impegno, nato 12 anni fa, in risposta ad un appello emerso durante un Convegno internazionale in Messico, alla Madonna di Guadalupe, passa attraverso un piccolo gesto d’amore che rappresenta un segno per contribuire a promuovere una cultura per la vita e una “civiltà dell’amore”.

L’auspicio conclusivo, espresso da monsignor Dariusz Giers, officiale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, è che tale esempio possa contagiare anche altri Paesi e che si attivi  una rete internazionale forte e organizzata.  

* (A cura di) Associazione Difendere la Vita con Maria, Associazione Donum Vitae, Fondazione Ut Vitam Habeant, Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Cantagalli, Siena 2012, pp. 256 – Euro 14.90.

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ZENIT Staff

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