Un accordo per curare la sofferenza fisica e spirituale

Firmata ieri l’intesa di cooperazione tra l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù e l’Istituto Italo Latino Americano (IILA)

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ROMA, venerdì, 14 settembre 2012 (ZENIT.org) – L’ospedale pediatrico Bambino Gesù e l’Istituto Italo Latino Americano (IILA) hanno firmato ieri un accordo di cooperazione per aiutare la formazione di personale sanitario dell’America Latina, e assistere i casi di Aids, di malattie gravi o di bisogni particolari.

L’intesa è stata siglata nella sede dell’IILa dal dott. Giuseppe Profiti, direttore dell’ospedale, e dal segretario generale dell’IILA, Giorgio Malfatti di Monte Tretto, alla presenza del  segretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti, e il ministro degli Affari esteri italiano Giulio Terzi.

“E’ questo un accordo – ha spiegato mons. Mamberti – che per la Chiesa non è soltanto una questione umanitaria o medico-sanitaria, ma un compito nato dalla sua stessa missione che, seguendo l’esempio di Cristo, nella sua predicazione non rimane al livello della mera enunciazione, ma compie gesti di liberazione dal dolore e dalla malattia”.

Il ministro Terzi, da parte sua, ha spiegato che “l’Italia condivide con le nazioni latino-americane un patrimonio di valori fondato su comuni radici culturali e religiose” e che le “nuove sfide poste dalla globalizzazione dei mercati e della conoscenza devono condurre a una sempre più intensa collaborazione bilaterale e multilaterale”. Coniugando, quindi, “la valenza scientifica con quella umanitaria”, ha aggiunto, “si riaffermano i principi fondamentali del dialogo interculturale”.

Prima della firma mons. Mamberti ha detto che “l’accordo vuole essere da parte nostra un segno tangibile dell’attenzione e del servizio della Santa Sede in favore della formazione di un personale sanitario qualificato e in favore della ricerca scientifica”.

Il presule ha affermato, inoltre, che dare formazione al personale sanitario ha come fine “la cura delle persone segnate dalla sofferenza fisica e spirituale”, quindi il suo contenuto “non è solo medico-sanitario ma mira allo sviluppo integrale della persona”.

“Sull’esempio di Cristo – ha detto poi il Segretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati – la Chiesa mette al centro del suo messaggio e come orizzonte della sua azione salvifica, il riconoscimento della dignità della persona umana sofferente nell’anima e nel corpo”.

“Il cuore della predicazione e la missione di Gesù – ha proseguito – è stata la salvezza e non la condanna e per questo il suo insegnamento non rimaneva unicamente una enunciazione, ma era accompagnato da gesti di liberazione dal dolore e dalla malattia, che rendevano reale il riconoscimento e la liberazione annunciata”.

Pertanto, la missione della Chiesa di oggi “è ancora più profetica, in quanto chiede non solo che la dignità inalienabile di ogni uomo sia giuridicamente garantita, ma anche che sia concretamente rispettata nella cura e nell’assistenza delle persone malate”.

A tal proposito, mons. Mamberti ha osservato che nella malattia l’essere umano “avverte il bisogno di senso e significato con il quale interpella il mondo della scienza medica. La medicina deve ristabilire la salute laddove è possibile, ma soprattutto dovrebbe essere l’arte del prendersi cura della persona in modo integrale”.

In questa prospettiva, ogni atto medico “non può ridursi a una mera risposta tecnica e specialistica, considerando il paziente come un oggetto da valutare e curare solo scientificamente”. Se così fosse, ha concluso il presule “la medicina ignorerebbe la dimensione più profonda della persona e quindi quella etica”.

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ZENIT Staff

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