"The Imitation Game": come Alan Turing decifrò 'Enigma'

Candidato a 8 premi Oscar, il film racconta la storia del matematico britannico che scoprì il codice segreto di comunicazione dei tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale

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“Sono le persone che nessuno immagina che potrebbero fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”. È questa la chiave di The Imitation Game, film anglo-americano diretto dal norvegese Morten Tyldum (già regista di Headhunters nel 2011) dedicato al matematico e crittografo britannico Alan Turing e a come riuscì a scoprire il codice  di “Enigma”, la macchina utilizzata dalle forze armate tedesche per criptare trasmissioni e messaggi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Interpretato da un Benedict Cumberbatch (Star Trek – Into Darkness, La Talpa, L’Altra Donna del Re, Sherlock Holmes nella serie tv Sherlock) meritatamente candidato all’Oscar come miglior attore protagonista, Turing è un brillantissimo ricercatore del dipartimento di matematica e fisica all’università di Cambridge. Una mente geniale accompagnata da un carattere eccentrico e introverso che lo ha reso fondamentalmente un emarginato fin dall’adolescenza.

A complicare il quadro un’omosessualità impossibile da manifestare pubblicamente (in Gran Bretagna è stata reato penale fino al 1967) che, nella pellicola, è raccontata attraverso vari flashback incentrati sugli anni della scuola. È proprio in quel difficile periodo, fra bullismo e maltrattamenti, che il giovane Alan scopre la passione per la crittografia grazie al suo migliore amico Christopher.

Nel 1940, in una Gran Bretagna sempre più flagellata dai bombardamenti aerei tedeschi, dove le famiglie cittadine mandano i propri figli nelle campagne, il 28enne Turing decide di mettere il suo straordinario ingegno al servizio del proprio paese. Si reca quindi a Bletchey Park, base della principale unità di crittoanalisi del Regno Unito, dove convince il riluttante generale Alastair Denniston (interpretato da Charles Dance, per molti ormai il volto del freddo e implacabile lord Tywin Lannister nella serie tv Il Trono di Spade) a inserirlo nel team di crittografi incaricati di scoprire il codice di “Enigma” nell’ambito di un’operazione coordinata dai servizi segreti britannici. Nel gruppo è presente, con il volto di Matthew Goode (Match Point, Watchmen), anche Hugh Alexander, due volte campione del mondo di scacchi. È una lotta lenta e difficile che ogni giorno riparte letteralmente da zero: a ogni mezzanotte infatti i tedeschi modificano il codice.

Turing progetta una macchina in grado di decifrare autonomamente le combinazioni di “Enigma” e, grazie all’appoggio del coordinatore dei servizi segreti, la sua idea è approvata dal primo ministro Winston Churchill in persona, con tanto di finanziamento di centomila sterline. Nonostante l’ostilità del comandante Denniston, l’intraprendente ed eccentrico Alan diventa capo del team di crittografi dove fa entrare nuovi elementi, selezionandoli attraverso un cruciverba pubblicato sui giornali e altre prove. Fra loro spicca l’intraprendente Joan Clarke, unica donna del gruppo. Interpretata da un’ottima Keira Knightley (Pirati dei Caraibi, Orgoglio e Pregiudizio, Atonement, Love Actually), candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista, Joan è un’intraprendente 25enne, uno spirito libero nel moralismo dell’Inghilterra post-vittoriana e gioca un ruolo fondamentale nell’assistere Alan (è la persona che stima di più, essendo riuscita a risolvere una prova di crittografia più velocemente di lui) e nel farlo entrare in armonia con il resto del team dopo le difficoltà iniziali. Un lavoro di squadra che, dopo tanti sforzi, dà i suoi frutti.

Adattamento cinematografico della biografia Alan Turing: The Enigma, scritta dal matematico britannico Andrew Hodges, The Imitation Game è un film che, grazie a un cast di alto livello, unisce recitazione di qualità e una buona regia a una trama avvincente. Non sono un caso le otto nomination agli Oscar: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, migliore attrice non protagonista, migliore sceneggiatura non originale, migliore colonna sonora, migliore scenografia, miglior montaggio. Il tutto toccando temi delicati come discriminazione, omosessualità, lavoro femminile (Joan Clarke ufficialmente è a Bletchey Park come segretaria ed è inserita tra i crittografi solo su pressione di Turing) e i dilemmi morali di un gruppo di geni che arriva a decidere sulla vita o la morte di migliaia di persone.

Su tutto spicca la figura di Alan Turing, padre dei computer e dell’informatica e, di fatto, eroe di guerra senza mai aver combattuto. Si calcola infatti che la decrittazione di “Enigma” abbia accorciato la guerra di due anni e abbia salvato oltre 14 milioni di vite. Una delle menti più geniali del secolo scorso, troppo a lungo ingiustamente macchiata dalla condanna per omosessualità nel 1952. Alla prigione Turing preferì la castrazione chimica, ma la terapia lo debilitò fisicamente e mentalmente, trascinandolo in una grave depressione fino al suicidio nel 1954. La grazia postuma, elargita dalla regina Elisabetta II nel dicembre 2013, è un risarcimento assai tardivo per chi, con la sola forza dell’ingegno, ha raggiunto traguardi così alti, superando discriminazioni e maltrattamenti. Questo film rende sicuramente più giustizia alla memoria di Alan Turing.

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Alessandro de Vecchi

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