CROTONE, lunedì, 18 giugno 2007 (ZENIT.org).- Gli intrecci tra la Bibbia e il mondo della comunicazione saranno al centro della prima Settimana biblica (www.bibbiaecomunicazione.it) che la Conferenza Episcopale Italiana ha indetto tramite il suo Ufficio Catechistico nazionale e il suo Settore di Apostolato Biblico.
L’iniziativa avrà luogo in una località del Crotonese, Capo Rizzuto, e si svolgerà dal 1° al 6 luglio 2007. Rivolta ai laici e al clero di tutte le diocesi italiane, avrà un marcato carattere
interdisciplinare.
La Settimana biblica di Capo Rizzuto ha come obiettivo l’ascolto della Parola di Dio in ascolto dell’uomo contemporaneo e dei suoi linguaggi.
In vista di tale evento, ZENIT ha voluto intervistare monsignor Domenico Graziani, Arcivescovo di Crotone – S. Severina, che parteciperà in veste di relatore, per capire il suo punto di vista sul rapporto tra la Bibbia e la comunicazione.
Monsignor Graziani afferma in questa intervista che “la Bibbia, prima di essere un testo scritto, è la testimonianza della autocomunicazione di Dio all’uomo”.
Com’è nata l’idea di una settimana nazionale su “Bibbia e comunicazione”?
Mons. Graziani: Lo spunto è giunto dall’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI e dal Settore di Apostolato Biblico (SAB) nazionale in seguito a un Seminario di studio su Bibbia e Giovani tenutosi lo scorso febbraio a Roma. In una delle relazioni, il biblista don Giacomo Perego e il teologo don Giuseppe Mazza, lanciarono l’idea e la sottoposero, insieme al responsabile del SAB, al sottoscritto.
Sia come Pastore che come biblista, intuii subito la ricchezza della proposta e non esitai a offrire il mio sostegno e il mio patrocinio.
Per la Diocesi di Crotone-Santa Severina è un motivo di gioia farsi spazio accogliente per una iniziativa di questo calibro aperta, tengo a precisarlo, a tutte le diocesi d’Italia.
Sono convinto che la settimana rappresenti non solo una ricca opportunità di formazione, ma anche un modo originale per accostarsi alla Parola di Dio con serietà e profondità, restando in ascolto dell’uomo contemporaneo e dei suoi linguaggi.
Nel vostro ricco programma si parla di “laboratori”. Di che si tratta?
Mons. Graziani: Una delle originalità della proposta sta nell’alternare le relazioni di approfondimento a veri e propri laboratori dove i partecipanti diventano protagonisti nella ricerca e nello studio: si tratta di spazi in cui si impara a leggere concretamente un testo biblico e a valorizzare la loro risonanza in e attraverso la comunicazione. L’obiettivo è quello di favorire l’acquisizione di una metodologia che potrebbe essere molto utile per eventuali applicazioni pastorali a livello locale.
La Bibbia ha qualcosa da dire agli operatori della comunicazione?
Mons. Graziani: Senza dubbio. La Bibbia, prima di essere un testo scritto, è la testimonianza della autocomunicazione di Dio all’uomo.
In Gesù Cristo la Chiesa riconosce il perfetto comunicatore, capace di entrare in dialogo con ciascuno non solo attraverso la parola, ma anche attraverso la gestualità, il silenzio, il dono totale di sé. La sua stessa “presenza-assenza” è altamente comunicativa…
E un giornalista ha qualcosa da insegnare a chi vuole scoprire il testo biblico?
Mons. Graziani: Un giornalista ha molto da insegnare… Ad esempio, può insegnare a porre domande al testo (la curiosità dovrebbe essere una della sue prime qualità), oppure (e soprattutto) può indicare i punti chiave in cui l’annuncio della Parola di Dio si intreccia con la complessità e le urgenze del mondo contemporaneo.
Tra i canali utilizzati dalla comunicazione contemporanea ci sono i telefonini, la musica, gli I-pod… Anche questi mezzi suscitano interesse nella Chiesa?
Mons. Graziani: Le rispondo richiamando un breve passaggio dei cosiddetti Lineamenta per il Sinodo sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa che si svolgerà nell’ottobre 2008. Al n. 23 il testo afferma: “La Parola di Dio va comunicata a tutti, anche a chi non sa leggere, e in particolare deve poter usufruire della tante risorse della comunicazione di oggi. Per cui un efficace servizio della Parola di Dio richiede una valorizzazione competente, aggiornata e creativa dei diversi mezzi della comunicazione sociale”. Penso che in questa valorizzazione “competente, aggiornata e creativa” ci sia una risposta alla sua domanda.