Siamo come pollini che, ogni giorno, fecondano altre persone

Ogni bussare alla porta di un’altra persona, può diventare un prezioso momento dai risvolti inimmaginabili

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Oggi, prof, ho incontrato Kadhim. È del Senegal. Gli ho detto che, presto, andrò in Kenya e così, chiacchierando, siamo passati al discorso del razzismo e dell’importanza delle persone. Ha iniziato a dirci della paura che la gente ha di lui… che le persone non si giudicano dal colore della pelle ma da ciò che hanno nel cuore e nel cervello… che ogni persona è unica e che ognuno di noi è importante! Ci ha parlato del perdono… ha detto che Dio perdona noi… che tutti sbagliamo e che, proprio per questo, bisogna perdonarsi a vicenda… che se io perdono e lui perdona, il male nel mondo non ci sarebbe… e che dovrebbe esserci sempre la forza ed il sorriso per andare avanti! Ci ha detto che il razzismo non ha giustificazione alcuna… che siamo tutti uguali e che la gente dovrebbe conoscersi! Ci ha raccontato un po’ del suo paese, del fatto che bisognerebbe vivere ricchi “dentro” e, con un semplice esempio, ci ha spiegato che la mattina quando si prende un caffè bisognerebbe sempre sorridere! Ha detto, che l’amore risiede in noi e che bisogna affrontare i problemi, senza buttarsi giù! Poi gli ho chiesto a quale religione appartenesse e lui mi ha detto che è musulmano. Allora gli ho domandato cosa ne pensasse dell’Isis e lui mi ha risposto che è gente cattiva, che non è religione … mi ha detto che per lui, cristiano, mussulmano o quello che sia, non conta… lui porta rispetto a chiunque perché Dio ama tutti! Ha detto che uccidere in nome di Dio è vergognoso nei Suoi confronti! Prof, non so spiegare bene quello che lui ha detto, perché l’amore che aveva negli occhi non si può spiegare! La passione che ci ha messo nel dirmi queste cose, è stata unica! Io ero emozionata solo a sentirlo! Sono grata per questa giornata e ce ne fossero di persone come lui!”.

Ci alziamo il mattino, facciamo colazione, ci prepariamo per uscire e poi… Poi ci pensiamo mai che quel giorno sarà unico, proprio grazie agli “altri”? 

Cara Domitilla, prova a guardare il mondo dall’alto. Molto dall’alto!

Prova ad immaginare il mondo come un grande prato pieno di movimenti, profumi e colori. Ogni emozione è un fragranza odorosa, ogni pensiero è una sfumatura colorata, ogni incontro è un’impollinazione che feconda novità. Lo vedi come cambia in continuazione quel prato chiamato “mondo”? Tu sei stata impollinata da Kadhim ed ora sei più ricca e vitale rispetto a stamattina. E non perché Kadhim ti abbia folgorato con concetti nuovi mai uditi prima, ma perché ti ha messo nel cuore un po’ dei suoi pollini vitali e tu glielo hai permesso.

Se dal cielo potessimo vedere tutte queste fecondazioni, rimarremmo estasiati dalle trasformazioni continue che avvengono ogni secondo, sulla terra. Cos’è quel vento che fa volare pollini che fecondano surplus di vita? Il destino, la fortuna, le coincidenze, Dio…chi? Cosa? E perché qualcuno chiude lo stigma del fiore che è, lasciando la propria anima a digiuno; e qualcun altro invece accoglie nuovo polline a piene mani? Spesso è la scelta di un attimo in cui ci giochiamo l’intera esistenza.

Come quel primo giorno di gennaio del 1913 quando, nella stanza del direttore del riformatorio di New Orleans (il Colored Waifs’ Home for Boys) un dodicenne di colore stava dando in escandescenze e il personale dell’istituto non sapeva più che fare per tenerlo buono. Qualcuno gli mise in mano una tromba. Il dodicenne la guardò, la soppesò. Poi cominciò a suonarla. Quel dodicenne era Louis Armstrong. Polline su un fiore disposto ad accoglierlo.

Se qualcuno gli avesse mollato due schiaffi, invece di mettergli in mano un paio di chili di ottone, oggi il jazz non sarebbe la musica che conosciamo. Ed anche tu, Domitilla, stamattina non saresti così se non avessi accolto le parole di Kadhim. E allora, che il soffio divino ci ricordi che siamo tutti figli dello stesso Padre, relegando il razzismo in una vecchia soffitta piena di pensieri rotti. Che il polline di tutti i Kadhim del mondo, illumini la nostra anima, facendoci sentire orgogliosi della nostra unicità. E che tutto questo ci faccia sorseggiare il caffè del mattino, con un sorriso per ringraziare il Cielo di essere vivi.

Kadhim non avrebbe mai immaginato che la sua chiacchierata con te, sarebbe stata scritta su Zenit. E neanche io so “chi” e “quanti” leggeranno questo scritto, ma è proprio questo l’aspetto più affascinante di tutta questa storia! Ogni bussare alla porta di un’altra persona, può diventare un prezioso momento dai risvolti inimmaginabili.

Scrive Barone: “Le persone che ti cambiano la vita spesso non lo sanno quanto ti sono entrate in profondità. Ignorano il canyon che si è formato nella tua anima.  Sono come degli angeli che ti sfiorano una spalla mentre viaggi su un autobus. Un tocco lieve e la tua pelle è “marchiata” per sempre: loro tornano a volare. Vorresti che restassero con te per tutta la vita. Ma sai che non dipende, solo, da te. Staresti ad ascoltarle per giorni interi. Senza mai staccare gli occhi. Ti preoccuperesti che stiano bene. Proveresti quella calma interiore che nessuno al mondo ti ha mai dato. Poi daresti chissà cosa per mantenere anche un solo, piccolo, labile contatto. E se non fosse possibile, custodiresti come una sentinella attenta il loro ricordo dentro una stanza della tua anima. Quella che apriresti almeno mille volte al giorno e ogni volta ti stupiresti per la luce che entra dalla finestra.

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Fonte: www.intemirifugio.it

 

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Maria Cristina Corvo

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