Il peggior cieco è chi non vuole vedere

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 12,38-42

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Lettura

Tutti i miracoli compiuti da Gesù sono considerati insufficienti dagli scribi e dai farisei che, con evidente ostilità, si presentano a Gesù e gli dicono: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Secondo una diffusa credenza popolare, il Messia avrebbe dimostrato la sua potenza taumaturgica con fatti strabilianti. Gesù non cade nel lacciolo della loro provocazione, come non aveva accolto nel deserto le tentazioni di satana. La prova della sua messianità avrà il suggello della risurrezione dai morti, che egli adombra nel segno del profeta Giona.

Meditazione

«O funesta cecità delle menti canute!» vien da dire. I farisei intervengono di nuovo contro Gesù, non più da soli, ma con gli scribi, gli specialisti della Legge. Si presentano a lui con cattedratica sicumera e con scaltra sufficienza, da politicanti di buona covata, due atteggiamenti che ancora oggi caratterizzano un particolare mondo della nostra società. Smascherano la loro malafede chiamando Gesù ora indemoniato, ora maestro, ma questi dimostra di essere superiore all’inganno e all’adulazione. Contro di loro il giudizio di Gesù è severissimo: sono «ciechi e guide di ciechi» (Mt 15,14). Il loro peccato è l’ostinazione nel rifiuto dell’evidenza: pur vedendo, non vogliono vedere e Gesù è odiato e sarà crocifisso. Il disprezzo della fede e la sistematica opposizione a qualunque influsso della grazia significa rifiutare la salvezza. Tale indurimento può portare all’impenitenza finale e alla rovina eterna. Gesù definisce gli scribi e i farisei “razza di vipere”. Dobbiamo essere sempre vigilanti all’opera nefasta del neopaganesimo che, con i suoi potenti mezzi, schiaccia tutto e tutti, anche chi vorrebbe “vedere”. Gesù definiva “adultera” la generazione che non lo aveva accolto come salvatore. Come definirebbe la nostra? Non accada anche a noi di sentirci dire: «Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?» (Lc 12,56). Per la cosiddetta “cultura” contemporanea vi è un’altra “salvezza”, non più quella di Dio, ma dell’uomo che, nella sua orgogliosa cecità, cerca la propria identità a partire solo da se stesso e produce morte; così facendo, si sta sempre più smarrendo e vaga sotto un cielo senza stelle. Pare indifferenza verso Cristo, ma come sempre, ancora oggi Gesù è amato e odiato.

Preghiera: O Gesù, tu sei più grande di Giona e di Salomone perché sei il Signore. Il segno della tua presenza sia il tuo amore in me e il mio in te. Ogni tradimento sia un ritorno per amarti di più.

Agire: Oggi in modo particolare voglio domandarmi: quali sono le mie ragioni per credere in Gesù Cristo? Com’è la mia fede in lui? Lo amo sinceramente?

***

Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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