Sant'Agnese fuori le mura si prepara per la consueta benedizione degli agnelli

Come ogni 21 gennaio, nella storica Basilica i due animali verranno benedetti per poi essere offerti al Papa

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Lungo la via Nomentana, sopra l’area catacombale in cui si conserva il corpo di Sant’Agnese, sorge da più di 1400 anni una Basilica dedicata a questa giovane martire. Ogni anno, il 21 gennaio, giorno in cui se ne celebra la memoria, la Messa solenne del mattino è animata da due insolite presenze. Resi inconfondibili dal loro belare, due agnellini catalizzano l’attenzione di fedeli e semplici visitatori, i quali accorrono copiosi e gremiscono questo edificio in cui stile paleocristiano ed elementi d’arte barocca si confondono splendidamente.

I due animali ricevono dall’assemblea un’accoglienza di tutto rispetto. Il canto dell’antifona Stans a dextris ejus agnus nive candidior (“Alla sua destra sta un agnello più bianco della neve”) ne annuncia l’ingresso. Posti sopra una pedana portata in spalla da alcuni giovani parrocchiani, a distinguerli vi è un elemento cromatico. Come spiega a ZENIT don Franco Bergamin, parroco di Sant’Agnese fuori le mura, “un agnello è coronato di fiori bianchi per sottolineare la verginità della santa, l’altro di fiori rossi che ne ricordano il martirio”.

Una volta terminato il rito d’ingresso, gli agnelli vengono poggiati sull’altare, che – racconta don Franco – “sorge proprio sopra la tomba della martire Sant’Agnese”. Dopo di che, l’abate generale dei Canonici Regolari Lateranensi (l’ordine che regge la Basilica) li benedice.

Il passaggio a Sant’Agnese fuori le mura è tuttavia soltanto una tappa di un lungo pellegrinaggio che vede protagonisti questi due agnelli. Don Franco ne traccia l’itinerario: “Prima di giungere in Basilica, i due agnellini, donati dai monaci Trappisti delle Tre Fontane, vengono allevati ed ‘adornati’ dalle suore della Sacra Famiglia di Nazareth”. Solo dopo aver ricevuto le consuete “cure estetiche”, vengono quindi accompagnati a Sant’Agnese da due Canonici dell’arcibasilica di San Giovanni in Laterano.

A benedizione ricevuta, si consuma poi un passaggio cruciale del pellegrinaggio, ossia l’incontro tra i due agnelli e il Papa. Ad offrirglieli sono gli stessi Canonici Regolari Lateranensi, “come atto di fedeltà del Laterano al Pontefice”, spiega don Franco.

Ultima fermata di questo pellegrinaggio è il monastero delle benedettine di Santa Cecilia in Trastevere, le quali si occupano di accudire i due animali fino al momento della tosatura. Già, perché la loro lana servirà a tessere i palii che, ad ogni Messa il 29 giugno nella Basilica di San Pietro, il Papa dona solennemente agli arcivescovi metropoliti di tutto il mondo. Gesto che sancisce il legame tra l’autorità vescovile e la comunione con la Santa Sede.

Agnese è una figura di enorme rilievo nell’agiografia cristiana. Compatrona di Roma, ricorda don Franco che “è anche la prima santa cui viene attribuito un caratteristico simbolo iconografico che permette di identificarla nelle raffigurazioni”. Come si può evincere visitando la Basilica di Sant’Agnese fuori le mura, è “generalmente rappresentata come una giovane donna con un agnello in braccio o ai piedi e con la palma del martirio”. Se la palma è tra i più noti simboli del martirio e, più in generale, del Cristianesimo, “l’agnello – spiega don Franco – deriva dall’assonanza con il nome di Agnese, che significa pura, casta”.

La tradizionale benedizione degli agnelli in Sant’Agnese fuori le mura, benché molto antica – don Franco ritiene che si “fa risalire al IV secolo, ai tempi di Costanza, figlia di Costantino” – è un’usanza che raccoglie tutt’oggi ampia ed entusiastica adesione da parte della comunità parrocchiale della Basilica a lei dedicata.

Ne dà testimonianza il fitto calendario d’eventi programmati per la festa. Sabato scorso la chiesa era piena per il concerto di musica classica dal titolo Laude a Sant’Agnese. Ma la figura di questa giovane martire propone anche messaggi spirituali di viva attualità. Durante le liturgie celebrate nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì scorsi, partendo dal racconto della vita di Sant’Agnese, i celebranti hanno sollecitato i fedeli a riflettere sul valore della santità nella società odierna.

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Federico Cenci

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