Rosario Giuffrè: un carisma culturale al servizio della poesia

La paesaggistica come fonte di ispirazione per i versi

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Esistono essenzialmente due modi per accostarsi al fascino della parola poetica: il primo di tipo intuitivo, legato alla forza evocativa dei versi e all’esperienza soggettiva del lettore; il secondo di tipo analitico, volto alla contestualizzazione dell’opera e alla ricostruzione del vissuto intellettuale ed emotivo dell’autore.

Sono due chiavi di lettura diverse e tuttavia convergenti, di cui è necessario avvalersi congiuntamente soprattutto in presenza di personalità poetiche complesse, portatrici di un messaggio che ha più livelli di stratificazione.

È questo il caso del prof. Rosario Giuffrè, già rettore reggente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, architetto insigne e membro della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra e i Beni Culturali presso il Vicariato di Roma, che negli ultimi anni ha accentuato il suo impegno rivolto alla scrittura poetica: una forma comunicativa ch’è sempre stata nelle sue corde, parallelamente al ramo principale della sua attività, rappresentato dall’architettura come forma di comunicazione visiva.

Che cosa spinge – verrebbe da chiedersi – un uomo al culmine del successo professionale, dotato di un formidabile retroterra culturale e scientifico, a dedicarsi ad un’arte impalpabile come la poesia? A contaminare talora le sue stesse conferenze e Lectio magistralis con contributi che riconducono all’Ars poetandi?

Difficilmente il prof. Giuffrè risponderebbe a questa domanda. La sua vocazione poetica coincide con l’umiltà di un cristiano che vede nel “Cristo Risorto l’affermazione più elevata che nulla si perde nel nostro mondo e tutto può rinascere se si ha fede”. Un’umiltà che si rivela in una postilla posta a margine di una sua poesia: “ricostruita da appunti diversi, appiccicati su fogli informi”. La poesia s’intitola Pensando al paesaggio e può definirsi un punto di contatto tra le due anime di Giuffrè: la progettazione ambientale e l’impegno letterario.

PENSANDO AL PAESAGGIO

Conoscere

integrare

strutturare,

quando leggi guardando

o progetti inculturando,

solo,

sul bianco sperso

col nero filiforme,

sulle macule indistinte

e colorate

come frammenti di

volontà innaturali,

evocando d’orgoglio

la tua fenomenologia

supposta

legiferante metodo

per categorizzare,

dichiarando

inutili grida da

pseudo strutturalista

per articolare

una natura

inscenata per sua estranea

realtà

come Atena

armata

di logica

nel vuoto asettico

dei tuoi pensieri

proiettati

su carte sperse.

***

Dalla lettura della poesia che precede, emerge con chiarezza che il linguaggio poetico dell’autore è caratterizzato da un’identità stilistica molto forte: versi brevi, spesso composti soltanto da una o due parole, unite fra loro da accostamenti semantici mai banali, da una sfera di significati che rivelano un’acuta coscienza critica.

Un’analoga consapevolezza la ritroviamo nei testi scientifici del Giuffrè docente, dove possiamo leggere concetti del tipo: “il progetto è presunzione di verità, la progettazione è invenzione di verità”, oppure: “lo sforzo centrale della progettazione ambientale è un processo dialettico di continuità, discontinuità e destrutturazione per far emergere i significati…”. Concetti che, in tutta evidenza, possono ricondursi anche al linguaggio della poesia.

Nel componimento che segue – intitolato Al chiaro inatteso – possiamo apprezzare il messaggio di forte attualità che racchiude baluginanti flash metaforici sulle contraddizioni e i drammi del nostro tempo, concludendosi con una strofa caratterizzata da un’immagine di suggestiva intensità poetica.

AL CHIARO INATTESO

Al chiaro inatteso

buio tattile

entro le anime

affannate

oscurate dalle

strie abbaglianti

governate altrui

oltre l’albero freddo

delle luci istituzionali,

la città scompare

dissolta

e le residue ombre

dell’umanità

estranea

in corsa diversa,

alberi fermi

soldati ignari,

nonostante,

di guerra,

bagliori vendicativi,

rumori senza suoni

marciano anch’essi

scadenzati

non solidali

eppure incolonnati,

voci,

pensieri

camminano dalla fronte

per le orecchie

al naso,

l’odore

delle case ignote

ti chiama

alla cittadinanza responsabile

ti chiedi se c’è

Cristo

in mezzo alla strada

fermo

al rosso

anche Lui.

***

La poesia di Rosario Giuffrè procede così, per assonanze e assoli musicali, per accostamenti verbali e frammenti di pensiero. Un linguaggio che assurge a originalità letteraria conservando, al tempo stesso, una limpida forza comunicativa. Una scrittura che potremmo, in qualche misura, definire “pedagogica”: cattura la complicità del lettore con la musicalità del verso e l’empatia del messaggio, per poi aprirgli un orizzonte di fede e di riflessione.

Possiamo ritrovare un esempio di questa poetica in una composizione d’intensa ispirazione religiosa intitolata Lui, dove la figura del Cristo, al di là del dramma umano della passione, viene rappresentata nell’astrattezza del mistero, nella sua essenza spirituale di “fondamento” al di là del “fenomeno”.

LUI

Lui

ha rotolato

la pietra peccatrice

sudario triste

grondante

rugiade di sangue

cristalli di pensieri

organizzati

diamanti impuri

macchiati

per memorie

affannose, ingombranti

sorde incapaci

d’altrui relazioni

false

come i trenta denari

romani,

fichi sterili

senza frutti

né spine.

Lui

ha riacceso la luce

nel buio di

lingue diverse.

***

Per una panoramica di questo autore (il cui spessore compositivo richiederebbe un approfondimento che oltrepassa i limiti di un breve articolo), proponiamo ora un piccolo florilegio di brani, tratti dalle poesie A mezzo la notte, La parola è uno spazio, Oggi, Quando.

Ecco alcuni versi che illuminano sul valore della poesia, esperienza al di fuori dello spazio e del tempo, approdo conclusivo dell’età matura, al quale l’autore attribuisce il significato di una dovuta presa di coscienza:

A mezzo la notte,

Saffo,

la mia luna è tramontata

il tempo mi passa

accanto,

discreto

***

La parola è uno spazio

chiuso e nero

come il cielo senza

luce

***

La fragile fantasia,

intanto,

in ansia di slalom

conduceva il mio corpo sconnesso

dove non sono mai stato

o non mi è stato concesso.

***

Ed ecco l’esigenza della ricostruzione di senso, dopo che “il prevalere di filosofie politiche economicistiche ha sconnesso le memorie dall’attualità” (come scriveva lo stesso Giuffrè nel suo intervento alla Conferenza Internazionale Herity 2014, intitolato Un carisma culturale al servizio della società civile diffusa):

L’alba del mondo

buio e bagliori

venne l’uomo,

gli fu dato

lo spirito autonomo,

divino,

la libertà dell’arbitrio

per disubbidire

all’Autore

***

Ma al di là delle contraddizioni che nascono dall’incapacità dell’uomo di gestire il suo libero arbitrio, c’è sempre la speranza – argomenta Giuffrè – di una fede “convinta ed integrale, disponibile ed umile, silenziosa e manifesta, laddove ha connotato di testimonianza vera”:

Quando farà

buio Signore

vieni con la tua

lampada,

Ti prego,

a farmi strada.

Forse conoscerò

la luce

forse saprò

Chi sei.

***

In chiusura ci congediamo dal lettore con una… Dedica di chiusura, scritta dal prof. Rosario Giuffrè in occasione di una Lectio magistralis tenuta presso l’Università di Reggio Calabria il 26 gennaio 2014. Una dedica che riassume e condensa la sua visione solidaristica della vicenda umana, e dunque anche della poesia, che ne costituisce l’ineludibile humus di percezione estetica e consapevolezza creativa.

DEDICA DI CHIUSURA

Conoscere non è sapere:

chi sa discerne

si può conoscere

da soli

ma per sapere

bisogna vivere in tanti

ed ascoltare.

***

Nell’accomiatarci dalla poesia di Rosario Giuffrè, vogliamo esprimere un auspicio. Che questo articolo di ZENIT possa costituire il punto d’avvio per una più approfondita riflessione critica nei riguardi di una voce poetica che racchiude in sé le componenti intellettuali più vive della contemporaneità: la concezione della scienza come disciplina umanistica, l’atteggiamento di fede per comprendere il senso dell’esistenza, la sensibilità poetica come catalizzatore intuitivo per amalgamare le affascinanti dinamiche della nostra provvisoria esperienza terrena.

***

In occasione della festa di San Valentino che ricorre il 14 febbraio, la rubrica di poesia di ZENIT sarà dedicata alle poesie d’amore.

I poeti interessati alla pubblicazione possono inviare i loro brani poetici sul tema all’indirizzo email: poesia@zenit.org

I testi dovranno essere accompagnati dai dati personali dell’autore (nome, cognome, data di nascita, città di residenza) e da una breve nota biografica.

Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.

Inviando le loro opere alla Redazione di Zenit, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.

Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.

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Massimo Nardi

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