Rivalutiamo la Teologia della Liberazione

In Brasile, ha avuto l’effetto di orientare ancora di più la Chiesa verso i poveri, la solidarietà e l’aiuto agli ultimi

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Pranzo con mons. Mario Pasqualotto, in Amazzonia dal 1967 e vescovo ausiliare di Manaus. Gli dico che, come missionario giornalista, mi sono fatto un’idea negativa della Teologia della Liberazione e l’ho combattuta in articoli, conferenze e libri. Adesso Papa Francesco mi spiazza perché con parole e gesti sembra rivalutarla. Gli chiedo cosa ne pensa: “Il Papa fa bene – dice Pasqualotto – perché anche noi abbiamo condannato gli estremismi ideologici e politicizzati, ma il movimento di popolo suscitato da questa TL in Brasile e in Amazzonia è stato molto positivo, ha spinto la Chiesa e il popolo ad andare di più verso gli ultimi. Quando Papa Francesco parla di una Chiesa povera per i poveri, in Italia pensate ai vostri poveri, lui pensa ai poveri autentici che non hanno cibo, non hanno assistenza sanitaria, non hanno scuola e che in America Latina sono ancora non la maggioranza, ma poco ci manca. E questo, specialmente nel continente cattolico, è una situazione insostenibile, assurda. La politica e l’economia, la Chiesa e i popoli sviluppati, fra i quali noi italiani e noi credenti in Cristo, dobbiamo cambiare radicalmente il nostro sistema di vita andando verso l’austerità e fare a meno del superfluo, non solo per aiutare i poveri del mondo intero, ma per tornare al Vangelo e superare tutte le nostre crisi”.

Continuo il discorso con un altro missionario del Pime, padre Enrico Uggé in Amazzonia dal 1971 nella diocesi di Parintins. Ecco la sua testimonianza: “In Europa avete visto quasi solo gli aspetti negativi della TL, ma in Amazzonia si sono sperimentati quelli positivi. Devi distinguere tra gli ideologi e i teologi che usavano la Bibbia per finalità politiche, con i quali non siamo mai stati d’accordo, da quella che era ed è l’esperienza della Chiesa di base. L’evangelizzazione degli immensi territori del Brasile rurale e forestale è praticamente iniziata dopo la II guerra mondiale, quando sono venuti migliaia di missionari dall’Europa. Noi del Pime siamo presenti in Brasile dal 1946 e in Amazzonia dal 1948. Io sono arrivato a Parintins nel 1971 e ho visto che già da prima del Concilio mons. Cerqua e i primi missionari avevano organizzato le comunità di base. I missionari univano in villaggi le famiglie disperse lungo i fiumi per poter celebrare il culto domenicale con il catechista che spiegava il Vangelo, fare la catechesi, programmare attività comuni per il bene pubblico e dopo il Concilio si leggeva e meditava la Parola di Dio. Iniziava un embrione di vita comunitaria con la preghiera e l‘aiuto vicendevole e ai poveri. Ma non c’era nessun riferimento politico o ideologico.

“Con la dittatura militare, negli anni settanta è arrivata la TL e nelle città come San Paolo c’è stato l’influsso dell’ideologia marxista e l’infiltrazione del partito comunista. Anche il Pime a San Paolo ha perso diversi sacerdoti per questa ideologia che portava verso la violenza, l’odio, il mito del socialismo. So di preti che toglievano le immagini dei santi e della Madonna dalle chiese, non dicevano più il Rosario e altre devozioni perché addormentavano il popolo, accusavano la Chiesa di essere troppo timida con i militari. Ma queste erano frange cittadine e intellettuali. Per noi in Amazzonia, la TL ha avuto l’effetto di orientare ancora di più la Chiesa verso i poveri, la solidarietà e l’aiuto agli ultimi, la presa di coscienza delle ingiustizie e della deforestazione del territorio. Ma abbiamo sempre seguito il vescovo e il Papa. Per quanto riguarda il Cimi (Consiglio Indigenista Missionario), che era accusato di essere marxista e comunista, debbo dire che se oggi gli indios sono ancora presenti e uniti, si sono difese le aree indigene fissate dal governo e almeno in Amazonas la deforestazione è molto diminuita, lo dobbiamo al Cimi e alle nostre comunità di base che facevano questa azione.

Sotto la dittatura, anche la difesa dei diritti umani era pericolosa e ci sono stati casi di vero martirio. Mons. Casaldaliga, vescovo esponente del movimento suscitato dalla TL, una volta è andato a protestare con un suo prete dalla polizia che aveva arrestato alcune donne e le torturavano. Un poliziotto ha puntato la pistola alla testa del prete e ha sparato uccidendolo. Un vero martire della giustizia e della carità. Noi rifiutavamo i teologi e gli ideologi estremisti, alcuni anche condannati dalla Chiesa,  ma c’era e c’è una base popolare sempre buona e fedele che ha cambiato atteggiamento di fronte ai poveri: prima erano oggetto di carità, di assistenza, ma poi è venuta la loro difesa, la loro promozione umana facendoli studiare. A Parintins ci sono ottimi cristiani uomini e donne che hanno studiato e venivano proprio dalle baracche, da situazioni estreme di miseria. E noi del Pime in Amazzonia, e anche nel Brasile del Sud dove abbiamo fondato e diretto decine e decine di parrocchie e anche diocesi, ci siamo distinti proprio per questa azione sociale e di promozione umana ispirandoci al Vangelo e alla tradizione sociale della Chiesa italiana, specie della Lombardia e del Veneto, da cui venivano fin dall’inizio la maggioranza delle nostre vocazioni.

Ad esempio, la prima anagrafe degli indios Sateré-Mawe l’ho organizzata io e portata a termine negli anni settanta. Le prime vaccinazioni di massa le ho fatte io. Pensa che abbiamo preso i nomi e fatto le foto di centinaia e centinaia di bambini indios, per i quali ci volevano dei vaccini. Poi li abbiamo portati a Manaus e ci hanno dato i vaccini, abbiamo vaccinato tutti. Adesso il governo va avanti, ma abbiamo cominciato noi.  Erano tempi epici, nei quali non potevi predicare il Vangelo se non aiutavi il popolo a sopravvivere e avere una istruzione. Adesso abbiamo un nostro indio laureato e specializzato nel fare esami clinici. E vorremmo aprire un centro di analisi nella foresta, a tre-quattro giorni di barca dalla città di Parintins, dove abbiamo già costruito la scuola tecnica per gli indios. Altrimenti un indio che deve sapere se ha una certa malattia, perde una settimana  per venire in città a fare questi esami. Il governo ha fatto molto, ma non può ancora fare tutto. La Chiesa è sempre pioniera nell’assistenza agli ultimi. 

(Articolo tratto dal blog “ARMAGHEDDO. L’attualità vista da padre Piero Gheddo, missionario-giornalista”. L’indirizzo del sito ufficiale di padre Gheddo è http://www.gheddopiero.it/)

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Piero Gheddo

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