"Non un divieto, ma una proposta d'amore"

Intervista a mons. José Octavio Ruiz Arenas, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, sul progetto “Dieci piazze per dieci comandamenti”

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di Salvatore Cernuzio

ROMA, martedì, 4 settembre 2012 (ZENIT.org) – Al termine della conferenza in Campidoglio che ha dato il via al primo appuntamento del progetto “10 Piazze per 10 Comandamenti”, in programma sabato 8 settembre in piazza del Popolo a Roma, ZENIT ha incontrato mons. José Octavio Ruiz Arenas, segretario del Dicastero per la Nuova Evangelizzazione, per chiedere il suo punto di vista su questo grande e originale evento.

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I Dieci Comandamenti sono spesso vissuti come un’imposizione, un ordine divino difficile da seguire, più che una regola di amore di Dio verso l’uomo. Perché cominciare un progetto di evangelizzazione partendo proprio da questi?

Mons. Ruiz Arenas: Appunto perché è arrivato il momento di riscoprire il vero senso dei comandamenti, che non è quello di divieti, ma di proposte di amore. Il Signore ha donato a Mosè i Dieci Comandamenti proprio per far capire al popolo d’Israele come comportarsi davanti a Lui e davanti agli altri. Essi sono un invito ad amare, una chiara indicazione del cammino da seguire per evitare di rompere l’unità e la fraternità con Dio e tra gli uomini.

Questo evento che partirà sabato, dunque, vuole approfondire il vero senso dei Dieci Comandamenti: che Dio è amore e che tutti noi, uomini e donne, creati a immagine e somiglianza di Dio, dobbiamo amare gli altri, essere solidali e servizievoli in ogni momento della nostra vita, in modo da vivere una convivenza serena e amichevole.

Benedetto XVI parteciperà ad ogni incontro attraverso un video-messaggio. Come ricordato nell’ambito della conferenza, è la prima volta che il Papa partecipa ad un’iniziativa di evangelizzazione che non sia una Gmg o un incontro organizzato dalla Santa Sede. Cosa rappresenta questo contributo del Papa?

Mons. Ruiz Arenas: Vuol dire tanto… In particolare, vuole dire che la voce del Papa deve risuonare dappertutto e per questo si farà presente in piazze pubbliche, davanti a migliaia di persone, dove forse lì in mezzo c’è chi non lo ha mai sentito parlare.

È un modo nuovo quindi che rappresenta la volontà della Chiesa di andare incontro alla gente in posti comuni e pubblici, e che dimostra che non è la parrocchia l’unico luogo dove ascoltare la parola del Papa o del Vangelo, ma che essa può raggiungerci ovunque.

Credo anche che il fatto che il Papa rivolga così direttamente la sua parola possa essere una testimonianza forte per chi è ancora dubbioso o lontano.

I giovani in modo particolare…

Mons. Ruiz Arenas: Certo! Sono sicuro che tanti giovani che magari sono attirati solo dalla folla o dallo spettacolo rimarranno colpiti dal fatto che il Papa si fa presente lì in mezzo alla piazza. Ricordiamo le Giornate Mondiali della Gioventù: quando parla il Papa tutti si sentono veramente chiamati a dare una risposta!

Questo evento potrà essere davvero un’occasione unica per tanti giovani che non sono cristiani, che sono indifferenti a Dio o non vogliono nemmeno sentirne parlare per seguire ormai questa “moda secolarizzata”: sentire il Papa che dice direttamente loro di aprire le porte del proprio cuore al Signore.

Oltre al video-messaggio del Pontefice, in ogni serata, si avrà l’opportunità di ascoltare le parole di personalità ecclesiastiche e del mondo dello spettacolo, a cui si affiancheranno anche uomini e donne comuni che offriranno la propria testimonianza. Che messaggio vuole dare questa forte presenza dei laici?

Mons. Ruiz Arenas: È un aspetto molto importante perché dimostra che la fede in Dio non è una esclusiva o una prerogativa solo della Chiesa. Dio è una presenza per tutta l’umanità, e credo sia fondamentale per la gente ascoltare persone che non sono religiosi, sacerdoti o impegnati direttamente nella vita ecclesiastica, parlare di Dio e del suo amore secondo la propria esperienza personale di fede.

La testimonianza di noi cristiani, così come di tutte le persone che hanno un’idea più generica di Dio, può essere infatti un aiuto per gli altri, che vedendo la gioia e la convinzione, possono soffermarsi a riflettere e aprire poi il cuore all’annuncio di Cristo.

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ZENIT Staff

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