Maria, la Mamma di Dio

Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

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di padre Angelo del Favero*

CITTA’ DEL VATICANO, sabato, 1° gennaio 2011 (ZENIT.org).- “Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”.

Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito, com’era stato detto loro” (Lc 2,15-21).

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio” (Gal 4,4-7).

Dopo aver rivelato il concepimento divino di Gesù, l’evangelista Luca racconta che, allontanatosi l’angelo Gabriele, Maria raggiunse in fretta la casa di Elisabetta, distante circa 150 chilometri. Questo fatto avvenne nove mesi fa.

Parallelamente, oggi, dopo il racconto della nascita di Gesù, Luca riferisce che i pastori, allontanatisi gli angeli verso il cielo, subito si misero in cammino verso Betlemme, obbedendo alle indicazioni ricevute dall’angelo apparso loro per primo.

In entrambi i casi siamo dunque all’interno del medesimo dinamismo di grazia, suscitato dall’evento-kairòs dell’Incarnazione del Signore.

Infatti, scrivendo ai Galati, Paolo unifica teologicamente i due racconti di Luca menzionando un solo avvenimento: la venuta del Figlio di Dio in mezzo a noi per mezzo di una “donna”, la cui maternità inaugura quella “pienezza del tempo” che è destinata ad estendersi nell’eternità, dato che la Mamma di Gesù, dal 25 marzo di duemila anni fa, è per sempre Madre di Dio.

Forse non è troppo ingenuo immaginare che Gesù, il quale si rivolgeva in terra al Padre chiamandolo teneramente “Abbà! Papà!” (Gal 4,6), in Cielo continui a rivolgersi a sua Madre chiamandola con il dolce nome che è stata la sua prima parola umana da bambino: “mamma”.

Questo pensiero fa sorridere, ma aiuta ad avvicinarci affettivamente al mistero di tenerezza racchiuso nella relazione di Maria con la persona del figlio suo e Figlio di Dio.

Uno stupore che Jean-Paul Sartre ha descritto con sorprendente realismo psicologico:

La Vergine è pallida e guarda il bambino. Ciò che bisognerebbe dipingere sul suo viso è uno stupore ansioso che non è apparso che una volta su un viso umano. Poiché il Cristo è il suo bambino, la carne della sua carne e il frutto del suo ventre. L’ha portato nove mesi e gli darà il seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio. E in certi momenti la tentazione è così forte da dimenticare che è Dio. Lo stringe tra le braccia e dice: piccolo mio! Ma in altri momenti rimane interdetta e pensa: Dio è qua, e si sente presa da timore religioso per questo Dio muto, per questo bambino che l’intimorisce. Maria avverte nello stesso tempo che il Cristo è suo figlio, il suo bambino, ed è Dio. Lo guarda e pensa: questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. E’ fatto di me. Ha i miei occhi. La forma della sua bocca è la forma della mia. Mi assomiglia. Nessuna donna ha mai potuto avere in questo modo il suo Dio per sé sola. Un Dio bambino che si può prendere tra le braccia e coprire di baci. Un Dio caldo che sorride e respira. Un Dio che si può toccare e che vive” (in “Bariona o il figlio del tuono”, Natale 1940).

Sì, Maria gode il privilegio di un’intimità divinamente unica con il suo bambino Gesù, ma tale dolcezza ineffabile solo quaranta giorni dopo la nascita sarà già inquinata da dolorosa amarezza per le parole profetiche di Simeone: “e anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35).

Così, Maria (che conosce l’identità del misterioso “Servo del Signore” descritto nel cap. 53 del libro del profeta Isaia), vive nell’attesa dell’estremo martirio, quando dovrà amare il suo Gesù “fino alla fine”, alla fine di entrambi (Gv 13,1).

Presso la croce di Gesù” (Gv 19,25), Maria starà come madre annichilita, immersa nell’abisso più oscuro della desolazione, un baratro di dolore nel quale Ella non soccombe perchè sostenuta dalla forza della fede.

Nel cammino in salita di questa fede, la mamma di Gesù avanzerà sempre con volontà pronta, faticando, docilmente sottomessa alla dura pedagogia del Figlio, il quale, sin dall’adolescenza, la sottoporrà a progressivi distacchi affettivi, finché “ai piedi della croce, perdendo il Figlio, perderà tutto, eppure tutto riavrà divenendo la madre della Chiesa, corpo del Cristo glorioso”(G. Ravasi, I volti di Maria nella Bibbia, p. 207).

Commenta al riguardo san Bernardo: “L’amore di Cristo è come una freccia prescelta, che non solo si conficcò nell’anima di Maria, ma la trapassò, perché nel suo seno verginale nemmeno la più piccola parte rimanesse vuota d’amore e lei amasse Dio con tutta se stessa e fosse davvero piena di grazia. La trapassò per giungere sino a noi e noi tutti ne partecipassimo e lei diventasse madre di quell’amore di cui Dio è Padre”(id., p. 209).

Così, la Mamma della carne di Dio, divenne madre di ognuno di noi, poichè la duplice consegna del Figlio morente: “Donna, ecco tuo figlio!Ecco tua madre!” (Gv19,26-27) trasformò la spada di Lei in una sorta di “cordone ombelicale”, che raggiunse le nostre anime generandole a vita nuova.

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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