La paternità terrena e quella spirituale

L’esempio del Padre di Lucia, veggente a Fatima

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di p.Mario Piatti icms

ROMA, mercoledì, 14 marzo 2012 (ZENIT.org) – Nel quadro della storia e della spiritualità di Fatima un rilievo speciale meritano i genitori dei Pastorelli, coinvolti in una vicenda che, fin dalle sue origini, andò ben al di là di qualunque ragionevole immaginazione.

Le loro famiglie, semplici e dignitose, arricchite del dono di una figliolanza numerosa e vivace, furono improvvisamente attraversate da una grazia imprevista, che provocò non poche dolorose ferite e suscitò, almeno inizialmente, forti reazioni. Conosciamo la perplessità e la ferma opposizione della mamma di Lucia: per quella santa donna, il racconto dei piccoli veggenti era soltanto il frutto di una inconcepibile e inaccettabile menzogna, una invenzione “da fanciulli”, che bisognava smascherare e combattere con ogni mezzo!

Del padre, Lucia stessa ci ha donato un ritratto indimenticabile nella Quinta Memoria, da lei redatta in età ormai avanzata, nel 1989, con il fine di cancellare proprio alcune ombre che rischiavano di offuscare e di travisare la sua figura, di marito e di genitore esemplare.

In realtà, Antonio dos Santos era un uomo buono, assiduo nei suoi impegni familiari e religiosi, laborioso e solerte. Rosa, la sua consorte, conversando con Padre Faustino, parroco di Olival, ebbe a dire: “è stato sempre un buon cristiano, cattolico, praticante e lavoratore, anche da giovane. Per questo mi piacque e ci siamo sposati. Si è sempre mantenuto un buon osservante dei suoi doveri religiosi e del proprio stato, molto amorevole con me e con i figli…”.

Fu scelto da lei come sposo, dunque, per le sue qualità umane e per la sua profonda devozione; e se talora si concedeva qualche piccola libertà nel bere, non capitava mai che superasse la soglia della decenza. Dagli scritti della figlia ricaviamo, piuttosto, l’immagine positiva di un papà che, pur con le debolezze che inevitabilmente lo accompagnarono, ha lasciato ai suoi cari e a tutta la Chiesa la testimonianza di una fede salda, di una profonda fiducia nella Provvidenza e di una incrollabile “tenuta”, di fronte alle prove che la vita non risparmiò, né a lui né alla sua famiglia.

Al tempo delle Apparizioni, Antonio rivelò un profondo intuito e una particolare sensibilità nei confronti di Lucia, ingiustamente perseguitata anche tra le pareti domestiche. Rimane memorabile, in tal senso, la narrazione della visita che volle fare con la figliola, loro due soli, alla Cova da Iria, una mattina presto, al primo albeggiare.

Pregarono insieme, recitando il Rosario in ginocchio là, dove la Vergine aveva posato i piedi e aveva manifestato il suo messaggio di penitenza e di amore. Ormai tutto il terreno, all’intorno, era stato calpestato dalla folla, che quotidianamente si recava in quel luogo, di cui lui era proprietario. “Se è la Madonna che appare lì – concluse quel giorno il buon uomo, dinanzi alla inevitabile distruzione dei suoi raccolti – lei ci aiuterà!”.

In quella occasione crebbe, in lui, la consapevolezza della sincerità di sua figlia.

Le ultime due Memorie di Suor Lucia, relative appunto alla figura dei genitori, ci fanno assaporare il gusto di  una Fede semplice e trasparente, immediata, radicata nella esistenza di tutti i giorni. E testimoniano di quell’autentica comunione di spirito e di vita che legava i cuori in quel mondo povero ed essenziale, fatto di lavoro e di affetti sinceri, illuminato e sostenuto sempre dalla Grazia e dalla speranza cristiana, solidale con i drammi e con le vicende del prossimo.   

Oggi, disorientati dai “controvalori” imperanti, avremmo ancor più bisogno di riferimenti certi, concreti, luminosi, vicini al nostro cuore e ai nostri problemi. Soprattutto gli adolescenti e i giovani, nella generale deriva delle coscienze, esigono con urgenza parole e gesti maturi, capaci di orientare il cammino, di indicare una meta.  

“L’eclissi del padre” è uno dei fenomeni più tristi e allarmanti del nostro tempo. La Chiesa, con felice intuizione, parla di “paternità responsabile”, intesa come partecipazione dei coniugi alla paternità stessa di Dio: essa riguarda non solo l’atto generativo, in senso stretto, ma si estende a tutto il percorso di crescita e di maturazione personale dei figli.

Oggi, più che mai, vorremmo perciò guardare ancora a voi, papà carissimi, straordinarie figure che riempite le nostre case di amore e di luce con la vostra presenza. Desideriamo ascoltare le vostre parole misurate e i vostri paterni rimproveri, sotto il vostro sguardo severo e tenerissimo, che incute forse un po’ di santo timore, ma che sa sempre infondere fiducia nei cuori.

Abbiamo bisogno della vostra Fede, incarnata nella fatica del lavoro e nelle delusioni della vita, ma sorretta da una irremovibile confidenza in Dio. Abbiamo bisogno della vostra forza e della vostra fragilità, della vostra fedeltà e della dedizione al bene delle vostre case. Abbiamo bisogno della vostra pace, della vostra tenacia, del vostro buonumore e della vostra saggezza. 

La paternità non si improvvisa: come ogni autentico bene umano e cristiano, richiede educazione del cuore e della mente, umiltà, fermezza, sguardo positivo sulla vita e costante abbandono nella mano provvidente di Dio e devozione vera a San Giuseppe, padre putativo di Gesù.

Anche a voi, papà delle nuove generazioni nell’epoca delle “unioni di fatto”, fomentate da chi si adopera con ogni mezzo per distruggere la famiglia e stravolgere definitivamente ogni valore, in nome dell’onnipotente Nulla Assoluto, Dio affida ancora le vostre spose e le vostre case.
E continua e continuerà sempre a contare su di voi e a fidarsi di voi.

[Tratto da Maria di Fatima, mensile della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria]

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ZENIT Staff

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