La grazia di accogliere fedeli che provengono da famiglie musulmane

Il Vescovo di Constantine in Algeria ammette che il dialogo islamo-cristiano è messo a dura prova a causa delle correnti fondamentaliste

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di Mons. Paul Desfarges, S.I.

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 15 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito l’intervento di S.E.R. Mons. Paul Desfarges, S.I., Vescovo di Constantine (Algeria), alla Settima Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi (venerdì 12 ottobre).

***

In Maghreb, la scena della Visitazione viene considerata il paradigma della missione. Ovunque si rechi, Maria è preceduta dallo Spirito che è sempre il protagonista dell’incontro. Le nostre Chiese servono il Regno di Dio. La Chiesa è testimone e strumento di ciò che Dio opera nell’umanità. Lo Spirito le dà la possibilità di stupirsi della fede dell’altro e dei frutti che essa produce nella propria vita, come dimostra la conversione del Beato Charles de Foucauld.

Per noi non esiste dialogo interreligioso senza dialogo della vita, e il dialogo della vita rispecchia il dialogo di Dio con l’umanità. Questo dialogo della vita testimonia l’azione della salvezza; esso è mediazione, o sacramento, della salvezza di Dio. Come Dio dialoga per disporsi all’incontro con la sua creatura, allo stesso modo la Chiesa si dispone all’incontro, poiché la Buona Novella che la Chiesa annuncia non riguarda solo Dio ma anche l’uomo.

Gli incontri quotidiani costituiscono la prima evangelizzazione, poiché annunciano la Buona Novella della fraternità universale. Perciò, viviamo il dialogo interreligioso, innanzitutto, come un incontro con l’umanità.

Non possiamo tuttavia negare che il dialogo islamo-cristiano è messo oggi a dura prova a causa delle correnti fondamentaliste, ma anche a causa di una nuova situazione, che seppure gioiosa, provoca sofferenza nelle persone. In alcuni dei nostri paesi, abbiamo la grazia di accogliere fedeli che provengono da famiglie musulmane. In generale, essi erano tormentati interiormente già da tempo.

Questi nuovi discepoli sono talvolta rifiutati dalle loro famiglie o comunque obbligati a mantenere una grandissima discrezione. Con il tempo, scoprono tuttavia che la loro storia spirituale con Dio è iniziata molto prima della conversione e che lo Spirito li ha guidati attraverso questa o quella persona musulmana del proprio ambiente che incarnava valori spirituali e umani. Questi discepoli ci ricordano, anch’essi, che il dialogo della vita è al centro della testimonianza del Vangelo.

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ZENIT Staff

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