L'impegno trentennale della scuola diocesana "Santa Caterina d'Alessandria"

“Un cammino di grazia proposto a tutti per ritornare alle radici dell’incontro vitale col Signore Risorto”

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di Pietro Barbini

ROMA, martedì, 2 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Nata nel lontano 1977, su iniziativa di mons. Valentino Vecchi e proseguita sotto il decisivo impulso di don Nini Barbato, la Scuola di formazione biblico-teologica “Santa Caterina d’Alessandria” di Venezia da 35 anni si impegna assiduamente nell’offrire ai giovani e agli adulti della propria diocesi un servizio di formazione continua che mira ad approfondire i contenuti di fede attraverso l’analisi della Bibbia, dei documenti del Magistero, il Catechismo della Chiesa Cattolica ed altri testi, documenti ed opere di importanti autori, parte della secolare tradizione cristiana.

La scuola è aperta a tutti coloro che vogliono andare alle radici del proprio credo, a prescindere dal titolo di studio. L’offerta formativa è molto ampia e variegata, tra corsi base e specialistici, come “evangelizzazione e catechesi”, “liturgia”, “carità”, “missione”, “comunicazioni sociali” e corsi singoli su tematiche d’attualità, e consente di personalizzare il proprio percorso scegliendo, secondo il proprio interesse, i corsi da seguire; inoltre, nel corso dell’anno, sarà possibile partecipare ad incontri e conferenze organizzate con il contributo dell’ISSR “S. Lorenzo Giustiniani” e dello Studium Cattolico Veneziano.

Attualmente la scuola, diretta da mons. Valter Perini, è dotata di ben quattro sedi: Venezia, Zelarino, Eraclea e Mestre. Mons. Perini parla di formazione teologica come di una necessità irrinunciabile per un cristiano, in quanto oggigiorno è necessario dare “le ragioni della propria appartenenza a Cristo e alla sua comunità”, ma sopratutto perché “il cristiano non teme il confronto anzi lo cerca, senza pregiudizi, con tutti”.

Questo “progetto formativo”, dunque, nasce, non solo per far conoscere, e prendere coscienza, della bellezza della tradizione cristiana di cui si fa parte, ma anche come dimostrazione che la fede non è nemica della ragione, che aver fede non significa respingere ed escludere la ragione (come si è voluto far credere con il processo di secolarizzazione del pensiero, dall’illuminismo in poi), anzi, dice mons. Perini, “la fede in Gesù Cristo non può opporsi alla ragione ma piuttosto la supera potenziandola e allargando i suoi orizzonti”, perché, come dice Benedetto XVI, “la conoscenza è un’esigenza interiore dell’amore” e l’amore viene solo da Cristo.

Ma perché questo scontro tra ragione e fede? Entrambe occupano tutta la sfera dell’esistenza, la fede cerca di dare un senso alla storia e alla vita dell’uomo, mentre la ragione cerca di rispondere a tutti gli interrogativi dell’umano esistere. La domanda e la risposta, in ambedue, sono totalizzanti. Il conflitto nasce quando una delle due vuole occupare lo stesso “spazio”. Ragione e fede, come filosofia e teologia, ricercano entrambe la verità, ciò in cui si distinguono è nel modo di cercarla.

Il metodo filosofico è quello di distruggere le certezze, dubitare per cercare qualcosa che non può essere negato (cogito ergo sum, diceva Cartesio), sant’Agostino diceva che la ragione ha bisogno di dubitare per vedere quel che resta in piedi, ma alla fine, la verità che la ragione raggiunge, benché certa, è sempre poca. La fede, invece, per essere fede, non è necessaria, ma possibile, è un’acquisizione dall’esterno di eventi. Rispetto alla ragione, la fede mi propone una verità sull’uomo molto più ampia, perché la fede se è vera occupa tutta la sfera dell’esistenza umana.

La fede è una proposta che viene dal di fuori, che se voglio acquisisco, nella libertà. Se è vero che rispetto alla verità della ragione quella di fede è debole (non ha una dimostrazione razionale che dimostri che chi nega afferma) e che con la ragione ho poca verità ma salda e con la fede una verità molto più ampia ma debole, paradossalmente la fede è più perfetta della ragione nel modo di possedere la verità. Nella ragione la verità è conquistata, nella fede sono io conquistato dalla verità.

Il rapporto ragione e fede, in qualche modo, è un cercarsi a vicenda. San Tommaso d’Aquino diceva che l’uomo quando ha fede non rinnega la ragione, ma la supera, perché è Dio stesso a superarla. Aver fede significa essere coinvolti con la storia, vivere il progetto dell’umanità nella speranza, e la speranza, infatti, è basata sulla fede.

Diceva il prof. Don Angelo Favero, parroco della Santissima Trinità di Mestre, da moltissimi anni professore del “Santa Caterina d’Alessandria”, che “la fede è il crescere dentro l’angoscia nella speranza”, proprio il contrario della ragione; mentre la ragione è tranquillizzante, ripone le proprie sicurezza in quelle poche certezze che ha con fatica conquistato, la fede è il “turbine della vita”.

I corsi proposti quest’anno dalla scuola “Santa Caterina d’Alessandria” è un modo per vivere assieme l’“anno della fede” stabilito dal papa, “un cammino di grazia proposto a tutti per ritornare alle  radici dell’incontro vitale col Signore Risorto”, perché “una fede viva è una fede che racconta e si racconta, che testimonia nel contesto culturale, che si fa sentire nella società. Per essere cristiani più consapevoli e preparati”.

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ZENIT Staff

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