L'Argentina discute l'aborto

Forti dubbi nel Paese sulla validità di una sentenza pro-aborto

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BUENOS AIRES, venerdì, 4 novembre 2011 (ZENIT.org) – Mentre aumentano i dubbi sulla legalità del parere in commissione parlamentare di due progetti di legge per introdurre l’aborto in Argentina, la Chiesa difende il magistero sulla sacralità della vita umana e diventano pubbliche le posizioni dei legislatori su questo argomento di dibattito pubblico, che potrebbe arrivare alla plenaria prima del 2012.

Il presidente del Comitato di Bioetica argentino, Nicolas Lafrerriere, ha avvertito, informa la agenzia AICA, che quanto meno ci sono dubbi sul parere approvato il giorno prima dalla Commissione di legislazione penale della Camera.

“Ancora non si può parlare di un parere, ma di un fatto mediatico: l’annuncio di un parere, che sembra confuso”, ha affermato Lafrerriere.

Fonti legislative hanno spiegato che ci volevano almeno otto voti per sbloccare il progetto e c’erano soltanto cinque favorevoli e una sesta contraria tra i 31 membri della Commissione di legislazione penale.

I parlamentari favorevoli sono stati Victoria Donda (Frente Amplio Progresista), Fernanda Gil Lozano (Coalición Cívica), Rubén Lanceta (UCR), Jorge Rivas (Nuevo Encuentro) – che non era presente per motivi di salute – e Horacio Alcuaz (Frente Amplio Progresista). Contraria invece Diana Conti, che ha proposto rimandare al nuovo corpo parlamentare che si rinnoverà per metà prima della fine dell’anno.
 
I legislatori favorevoli al progetto, quindi, hanno offerto un’immagine trionfalistica che non corrisponde ai fatti, visto che, oltre alla commissione in questione, ce ne sono altre interessate, prima che si possa arrivare al voto parlamentare.

Nei corridoi del Congresso sono corse voci secondo le quali la presidente Cristina Fernandez non era d’accordo con l’aborto.

Al di là della discussione sul parere che non avrebbe a che fare con il numero di firme sufficienti, il progetto dovrà passare per le commissioni Sanità e quella di Famiglia, donna, infanzia e adolescenza.

Il deputato Federico Pinedo (PRO) ha scritto su Twitter: “il parere sull’aborto non è stato approvato. Sono state raccolte otto firme delle undici necessarie per raggiungere il quorum”.

Un altro deputato, Omar de Marchi ha dichiarato che “il parere della Commissione di Legislazione Penale non è valido perché le firme sulla risoluzione di maggioranza sulla depenalizzazione dell’aborto non adempievano le richieste di legge”.

A conclusione della sessione, il presidente della Commissione di Legislazione Penale, Juan Carlos Vega (Coalizione Civica) ha detto che servivano undici voti per avere il quorum ma che questo non permetteva di emettere un parere.

Vega ha detto che i voti per un progetto in discussione erano sei e per un altro suo progetto sulle esclusioni alle pene sull’aborto. Ma ha affermato che neanche le firme dei due progetti insieme potrebbero bastare.

All’ultimo momento il deputato Vilma Ibarra (Nuevo Encuentro), che non appartiene alla Commissione, ha detto che era sufficiente la metà più uno dei presenti. In una situazione confusa la deputata ha fatto prevalere questo criterio che il presidente ha accettato, mentre la riunione si concludeva.

Diversi movimenti pro-vita hanno rigettato martedì scorso alla Camera la sessione della Commissione di Legislazione Penale. La manifestazione ha riunito circa duemila persone nelle vie Rivadavia e Riobamba, dove è stata improvvisata una protesta, con la quale si informava sulle novità e in difesa della vita del non nato.

I deputati Cynthia Hotton, Alfredo Olmedo, Bernardo Biela e Julian Obiglio hanno aderito a questa manifestazione pro-vita. “Nessuna vita si protegge con la morte, meno che mai con la morte del proprio figlio. Per questo il dibattito nel Congresso è stato falsato”.

L’evangelica Hotton, ha chiesto la difesa dei diritti umani dei più indifesi e ha assicurato che “nessuna gravidanza difficile può giustificare la fine della vita di un essere umano”. Ed ha aggiunto che “l’aborto è la pena di morte per i non nati”.

Diversi vescovi hanno manifestato, appoggiando una dichiarazione della Conferenza Episcopale
(http://www.zenit.org/article-40796?l=spanish; http://www.zenit.org/article-40194?l=spanish).

Il vescovo di Tucuman, Alfredo Zecca ha insistito nel rigettare assolutamente l’aborto in quanto “crimine abominevole”. Il presule ha affermato che “si gioca con cifre fasulle sull’aborto, inventandosi 500mila vittime, un numero inventato.  L’aborto non si può giustificare in nessun caso, per nessun motivo, perché la vita è un dono sacro che non si può toccare”.

Ha aggiunto che “quello che porta la donna in grembo non è un insieme di cellule ma un essere umano con tutto il codice genetico, con i suoi cromosomi”.

E ha concluso: “I deputati devono prima informarsi, avere coscienza che il rispetto della vita non ha a che fare soltanto con la fede, ma anche con la ragione, con il rispetto della legge naturale. Ricordo ai deputati che si dicono cristiani, che devono avere una conoscenza profonda che bisogna mantenere la coerenza eucaristica. Nessuno può proclamarsi cristiano e allo stesso tempo appoggiare l’aborto”.

L’arcivescovo di Corrientes, Andres Stanovnik, ha manifestato il suo rigetto verso il progetti che dibattono nel Congresso e ha dichiarato che approvarlo sarebbe introdurre nella società “una cultura della morte”.

Il presule ha proseguito ricordando che “la vita è un dono di Dio che va difesa dal concepimento fino alla morte naturale, come argomenta la scienza”. E ha concluso che “non ha senso introdurre una cultura della morte per risolvere i problemi della vita. Questa è un’assurdità”, ha detto.

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ZENIT Staff

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