L'amore di Dio "non è qualcosa di vago", ma "ha un nome e un volto: Gesù Cristo"

Nell’Angelus di oggi, il Papa ha affermato che l’amore di Dio è il “vero tesoro” che dà senso alla vita e aiuta ad affrontare le piccole e grandi prove. Ha poi esortato cristiani e musulmani al reciproco rispetto

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“C’è un desiderio che tutti noi, sia esplicito sia nascosto, abbiamo nel cuore”: incontrare Gesù. Un desiderio “che ci fa stare sempre pronti, con lo spirito sveglio, perché aspettiamo questo incontro con tutto il cuore, con tutto noi stessi”. Nella catechesi prima della preghiera mariana dell’Angelus di stamane, Papa Francesco trae spunto dal Vangelo odierno (Lc 12, 32-48) per ribadire quello che è un “aspetto fondamentale della vita” di ogni cristiano, l’incontro definitivo con Cristo.

L’importanza di incontrare il Figlio di Dio era dimostrata concretamente dalla vasta folla di fedeli che hanno gremito oggi piazza San Pietro, nonostante il caldo. Chi riparandosi tra le colonne del Bernini, chi proteggendosi con ombrelli e cappellini, i numerosi pellegrini hanno resistito al sole cocente pur di avere un contatto con Cristo, attraverso le parole del suo Vicario in terra, il Papa.

E il Pontefice ha condotto il gregge al suo divino Pastore elargendo parole di speranza e parlando di un Messia che “educa” e che “verrà a prenderci per portarci alla festa senza fine, come ha già fatto con sua Madre Maria Santissima, che l’ha portata in Cielo con Lui”.

Questo “desiderio profondo” del cristiano “di incontrarsi con il suo Signore insieme ai fratelli, ai compagni di strada” si riassume, secondo il Santo Padre, in un famoso detto di Gesù: «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34). “Povera gente quella che non ha un desiderio!” ha esclamato, perché “un cuore che desidera” e che desidera “andare avanti” verso l’orizzonte di Gesù Cristo, è ciò che “ci fa felici”.

Per questo Francesco ha rivolto una domanda ai fedeli: “Tutti voi, avete un cuore che desidera?” o avete “un cuore chiuso, un cuore addormentato, un cuore anestetizzato per le cose della vita?”. E riflettendo sulle parole di Cristo – «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» – il Papa ha posto un altro interrogativo: “Dov’è il tuo tesoro, quello che tu desideri?”, “qual è per te la realtà più importante, più preziosa, la realtà che attrae il mio cuore come una calamita?”.

“Cosa attrae il tuo cuore?”, ha domandato ancora il Santo Padre, “posso dire che è l’amore di Dio? Che è la voglia di fare il bene agli altri? Di vivere per il Signore e per i nostri fratelli?”. “Qualcuno – ha proseguito – può dirmi: Padre, ma io sono uno che lavora, che ha famiglia, per me la realtà più importante è mandare avanti la mia famiglia, il lavoro…”. “Certo, è vero, è importante” ha affermato Bergoglio, ma “qual è la forza che tiene unita la famiglia?”: è l’amore che Dio semina nel nostro cuore, “che dà senso ai piccoli impegni quotidiani e anche aiuta ad affrontare le grandi prove”. “Questo è il vero tesoro dell’uomo”.

Ma attenzione – ammonisce il Papa – l’amore di Dio “non è qualcosa di vago, un sentimento generico”, esso “ha un nome e un volto: Gesù Cristo”. “L’amore di Dio si manifesta in Gesù” e questa dichiarazione d’amore fatta carne, per il Pontefice, “dà valore e bellezza a tutto il resto”, “dà forza alla famiglia, al lavoro, allo studio, all’amicizia, all’arte, ad ogni attività umana”. Anche “alle esperienze negative”, perché ci permette “di andare oltre” e “di non rimanere prigionieri del male”.

L’amore di Dio in Gesù ci apre sempre “a quell’orizzonte di speranza” che è la tappa finale del nostro pellegrinaggio, ha concluso il Papa. Così che anche le “fatiche”, le “cadute”, i “peccati” trovano “un senso nell’amore di Dio” che “ci perdona sempre”. In chiusura, Papa Bergoglio ha ricordato Santa Chiara di Assisi, di cui oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica. “Sulle orme di Francesco”, ha detto, Chiara “lasciò tutto per consacrarsi a Cristo nella povertà” e “ci dà una testimonianza molto bella di questo Vangelo di oggi”.

Al termine della recita dell’Angelus, il Papa ha rivolto un saluto ai musulmani del mondo intero – definiti “nostri fratelli” – che “da poco hanno celebrato la conclusione del mese di Ramadan, dedicato in modo particolare al digiuno, alla preghiera e all’elemosina”. Ricordando il suo messaggio ai fedeli islamici dei giorni scorsi, ha quindi auspicato che “cristiani e musulmani si impegnino per promuovere il reciproco rispetto, specialmente attraverso l’educazione delle nuove generazioni”.

Un ultimo pensiero, infine, alla Solennità dell’Assunta: “Pensiamo a nostra Madre che è arrivata in Cielo con Gesù e quel giorno facciamo festa per Lei” ha detto. La Messa per la Solennità dell’Assunta il Papa la celebrerà giovedì prossimo a Castel Gandolfo, come da tradizione, nella Parrocchia di San Tommaso da Villanova per poi recitare insieme ai fedeli la preghiera mariana dell’Angelus dalla Villa pontificia.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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