L'alcoldipendenza: un problema sociale. Se ne discute in Vaticano

Esperti scientifici riuniti oggi in un incontro su implicazioni etiche e morali, strategie di prevenzione e di cura, per contrastare un fenomeno in aumento nella società, soprattutto sui giovani

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Il consumo dannoso e la dipendenza da alcol quale preoccupazione globale, le implicazioni etiche e morali, ma anche le strategie di prevenzione e di cura dell’alcoldipendenza, come pure l’impegno sociale e i valori per contrastare un fenomeno in aumento che impatta pesantemente sull’individuo e la società tutta e colpisce molti giovani. Questi gli obiettivi della Conferenza sull’alcoldipendenza che si è svolta oggi, a Roma, presso la Casina Pio IV, organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze, organismo vaticano, il cui scopo è quello di promuovere il progresso delle scienze per il bene dell’individuo e della società.

“Il consumo pericoloso di alcol e la dipendenza da alcol rappresentano un importante problema di salute pubblica e sociale che sta sconvolgendo il mondo – ha osservato mons. Marcelo Sánchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze – E’ un problema sottovalutato che non interessa solo il singolo, ma l’intero sistema con il quale l’individuo è in relazione, la famiglia, la rete lavorativa e sociale. Questa giornata di confronto in Vaticano nasce per far discutere e riflettere insieme i massimi esperti scientifici e i policy makers con l’obiettivo di proporre soluzioni concrete che possano creare una rete in grado di supportare  gli alcoldipendenti e  tutte quelle persone che direttamente o indirettamente subiscono il problema e a causa di esso soffrono.”

Confermando le parole di mons. Marcelo Sánchez Sorondo, il prof. Emanuele Scafato, Presidente della Società Italiana di Alcologia e Vice Presidente della Federazione Europea delle Società Scientifiche sulle Dipendenze, tra i relatori della Conferenza ha aggiunto: “La sfida è di contrastare il valore d’uso dell’alcol, del consumo rischioso e dannoso mirando ad interrompere un circolo vizioso che conduce a un impatto sempre più preoccupante a livello sociale e sanitario di un fenomeno di cui l’alcoldipendenza, insieme alle numerose patologie connesse, tra cui il cancro, rappresenta una delle più temibili conseguenze”. 

“La valorizzazione dell’alcologia e la creazione di una rete efficiente di competenze – ha proseguito il presidente – sono elementi chiave al fine di garantire diagnosi precoci e offrire le migliori opportunità di intervento e prevenzione sino a giungere alle cure da porgere al maggior numero possibile di alcoldipendenti, in particolare a coloro che oggi non sono intercettati dal sistema o ad esso non si rivolgono”.

Su circa 1 milione di alcoldipendenti in Italia, ha affermato Scafato, “solo 58.000 circa accedono ad un trattamento”. E’ indispensabile, pertanto, “ridurre le pressioni mediatiche e sociali al bere, agire per incrementare le attività di formazione dei medici, di prevenzione, di informazione e di valutazione dell’efficacia dell’offerta terapeutica”. Secondo il professore, “dobbiamo rinnovare l’impegno per rimuovere lo stigma sociale che etichetta come ‘viziosa’ la persona che ha problemi con l’alcol. E’ questa una delle barriere più importanti da abbattere per agevolare riabilitazione e inclusione delle persone alle quali l’alcol ha provocato problemi di cui oggi appaiono sottovalutate le conseguenze fisiche e sociali”.

Recenti studi hanno dimostrato che la dipendenza da alcol è responsabile del 60-70% dei costi totali diretti e indiretti e rappresenta il 62% di tutti i decessi netti attribuibili al consumo di alcol. Nonostante i danni provocati dal consumo di alcol siano universalmente riconosciuti, sono ancora troppo poche le strategie di contrasto e gli interventi politici messi in atto nei diversi Paesi per vincere una sfida che deve vedere uniti in un’alleanza strategica mondo politico, Chiesa, sistema sanitario e la società nel suo complesso. 

“Oggi sappiamo che l’alcoldipendenza è una malattia curabile legata agli effetti che il consumo continuo di alcol determina su un vasto numero di sistemi di neurotrasmettitori cerebrali, incluso il sistema dei recettori degli oppioidi, portando ad un neuroadattamento duraturo che può causare l’assunzione continua di alcol – spiega il prof. Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria, tra i relatori della Conferenza – L’aumento del numero di alcoldipendenti osservato negli ultimi anni suggerisce la necessità di attuare non solo progetti di prevenzione sui giovani e sulla popolazione tutta, ma anche e soprattutto di informazione sulla possibilità di cura”.

“Noi psichiatri – ha soggiunto – osserviamo giornalmente che un disturbo da alcol sottovalutato, e di conseguenza non curato, può portare alla insorgenza di altri disturbi psichiatrici. È pertanto fondamentale incentivare un trattamento tempestivo, che peraltro oggi vede la disponibilità di diversi approcci terapeutici: da quello orientato all’astensione immediata, a quello che parte dalla riduzione del consumo come step intermedio per raggiungere l’astensione. Possiamo quindi offrire opzioni terapeutiche personalizzate;  è importante che le persone sappiano che dall’alcoldipendenza si può uscire. Per questo tutte le società scientifiche che si occupano di questo problema si sono unite per la prima volta per portare avanti una campagna di informazione e sensibilizzazione sulla dipendenza da alcol”.

Per la prima volta in Italia, infatti, le 5 Società Scientifiche nazionali più rilevanti del settore si uniscono per promuovere una campagna di sensibilizzazione a tutto campo sull’alcoldipendenza quale malattia curabile e per abbattere il diffuso tabù del considerarla un semplice vizio. Società Italiana di Alcologia (SIA), Società Italiana di Psichiatria (SIP), Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze (SIP.Dip), Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FeDerSerD) e Società Italiana delle Tossicodipendenze (SITd) uniscono le forze nella Campagna Sociale “Un finale migliore” mettendo a disposizione i loro specialisti per fornire un consulto online attraverso il sito Internet www.unfinalemigliore.it.

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ZENIT Staff

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