“Io sono fango” ed. San Paolo

"Io sono fango". La storia del figliol prodigo in un romanzo 'giubilare'

Intervista all’autore Roberto Allegri

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Il Giubileo straordinario della Misericordia, voluto da Papa Francesco, ha superato la metà del suo percorso. Il bilancio, dal punto di vista di partecipazione, sembra positivo, anche se la situazione politica internazionale ha frenato l’afflusso di pellegrini a Roma. Al contrario, il settore informativo, mediatico, editoriale, ha registrato una valanga di produzioni come raramente era accaduto. Le librerie traboccano di pubblicazioni di ogni genere: guide, preghiere, meditazioni, storie, riflessioni, luoghi, segni, significati biblici, liturgici e pastorali. Tra questi c’è anche un romanzo. È il primo romanzo della storia che si inserisce nella pubblicistica riguardante i Giubilei, e si intitola Io sono fango.
L’autore, attraverso le tecniche della narrazione, racconta e investiga il dramma interiore del protagonista della parabola evangelica del Figliol Prodigo, evidenziando il significato specifico che Papa Francesco ha voluto dare a questo “Giubileo della Misericordia”. Il romanzo è pubblicato dalle Edizioni San Paolo che ha creduto in questo libro con tale convinzione da averlo mandato in libreria con una fascetta dal significato estremamente elogiativo: La storia del Figliol prodigo – Il romanzo del Giubileo della Misericordia.
L’autore, Roberto Allegri, è un giornalista e scrittore che ha già pubblicato una quarantina di libri tra saggi, biografie, libri dedicati agli animali domestici e anche due volumetti di poesie. Questo è il suo primo romanzo. Le reazioni del pubblico sono state entusiastiche, come dimostrano gli innumerevoli giudizi espressi dai lettori attraverso Facebook e le lusinghiere recensioni, in particolare sugli organi di stampa cattolici. ZENIT ha intervistato Allegri.
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Roberto Allegri, si aspettava un’accoglienza così calorosa da parte del pubblico?
No. Quando scrivo sono sempre pieno di dubbi e penso sempre di non essere riuscito a centrare il tema. Così quando poi la reazione da parte di chi legge è calorosa, positiva, allora mi sento scoppiare dalla gioia. Significa che le ore alla scrivania, le notti insonni, tutto il tempo dedicato a scrivere, leggere, pensare ad una storia in particolare non è stato sprecato.
Cosa ha pensato nel vedere che il suo libro è proposto come Il romanzo del Giubileo della Misericordia?
Sono rimasto perplesso, ma anche felice. Gli ‘strilli’ di copertina dei libri  sono frutto di un lavoro meticoloso, di diverse persone, che leggono il testo,  ci riflettono sopra e fanno riunioni per scegliere la frase di lancio. Ho capito da quella frase che l’editore aveva creduto  veramente nel mio libro. Ma c’è di più. Ho saputo, a pubblicazione avvenuta, che la ‘redazione’ del mio libro presso le Edizioni San Paolo era stata seguita da Natale Benazzi. È un teologo, uno storico e un saggista molto importante che collabora con l’Ufficio Beni Culturali della Cei. È stato perciò meraviglioso sapere che una persona così preparata, così attenta, abbia espresso un importante giudizio di stima  per ciò che  avevo scritto.
Ha già pubblicato una quarantina di libri e questo è il suo primo romanzo: perché ha scelto un tema tanto impegnativo e, da un certo punto di vista, anche pericoloso?
Comunemente si pensa che il romanzo sia il genere più facile da scrivere. Invece è tutto l’opposto. Ci vuole tanto mestiere messo da parte, tanta scrittura e tante cose lette prima di cimentarsi con un romanzo. Negli anni ho fatto parecchi tentativi ma non mi sono mai sentito pronto. Poi, un paio di anni fa, ho pensato che mi sarebbe piaciuto raccontare le emozioni che la parabola del Figliol Prodigo ha sempre mosso dentro di me. E si vede che i tempi erano maturi perché ho cominciato a scrivere con sincerità e trasporto, senza pensare a quanto il tema potesse essere impegnativo. Volevo solo rivisitare con le mie parole una delle più belle storie di sempre.
Quando e come ha maturato l’idea?
Come ho detto, la parabola riportata dal Vangelo di Luca mi ha sempre colpito moltissimo. Ogni volta che la leggevo mi lasciava qualcosa. Non so bene il perché, forse è proprio il tema del ‘perdono’ ad essere potente, evocativo, di grandissima ispirazione. In ogni caso, avevo bisogno prima di fare esperienza, non solo come scrittore, ma soprattutto come uomo. È stato infatti solo dopo essere diventato padre che ho potuto capire a fondo alcune sfumature della parabola, alcuni passaggi fondamentali. Così ho iniziato a lavorare. Vorrei perciò dire a chi è piaciuto il libro, che il merito è solo in parte mio. Il merito è soprattutto dei miei figli e di come riescono a cambiare, ogni giorno, il mio percepire la realtà, specie quella che sta in alto, che si accarezza attraverso la fede.
Scrivendo, quale fine si è proposto di raggiungere?
Non volevo certo spiegare la parabola di Luca. Non ne ho le competenze, non sono un esegeta. Il mio desiderio era entrare nel racconto, parlare con i personaggi, tentare di capirli di più, scoprire i motivi di certe loro scelte. Avevo in mente mio padre, le mancanze e le delusioni che inevitabilmente, da figlio, gli ho riservato. E avevo in mente me stesso nel ruolo di padre, il perdono e la comprensione con cui sono stato educato e che voglio trasmettere ai miei bambini. I protagonisti della parabola, e quindi del romanzo, non sono solamente il padre misericordioso e il figlio che si pente e torna a casa. Protagonista è il loro rapporto d’amore, le delusioni, le paure, le gioie, le incomprensioni, le lacrime e le risate che caratterizzano questo rapporto. Uno dei legami più forti del pianeta. Il mio romanzo quindi è un po’ un canto d’amore per chi mi ha fatto crescere e per chi sarà la mia continuazione.
Pensava al Giubileo della Misericordia?
No. Anche perché quando ho scritto il libro, Papa Francesco non aveva ancora indetto l’Anno Santo straordinario. Però, leggendo le sue omelie a Santa Marta, il suo insistere sul perdono di Dio e sul Suo essere un ‘papà’ mi sono accorto che il romanzo seguiva quelle precise linee guida. E quando poi, il 13 marzo dell’anno scorso, il Papa ha annunciato che ci sarebbe stato un Giubileo della Misericordia, ho pensato che il mio libro sembra quasi scritto apposta!
Ha già in cantiere un nuovo romanzo?
Sì. Non posso dire molto perché è tutto ancora abbozzato, anche se ho già scritto il primo capitolo. Riguarda Giovanni il Battista.È una delle figure più importanti del Vangelo anche se lo si trova in pochi capitoli iniziali. Era  un uomo chiamato a svolgere una missione enorme. Non aveva superpoteri, aveva una fede forte ma anche tanti dubbi e paure. Come tutti noi. Vorrei così provare a ‘fare amicizia con lui e scavare nel suo animo.
 

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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