Invocare l'Angelo Custode per combattere le insidie di Satana

Dobbiamo essergli perennemente riconoscenti per il servizio che svolge presso di noi

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di Pietro Barbini

ROMA, martedì, 2 ottobre 2012 (ZENIT.org) – La memoria dei SS. Angeli Custodi viene celebrata il 2 ottobre sin dal 1670, data fissata da papa Clemente X. Il culto degli angeli è un’antica tradizione chela Chiesaha ereditato dall’ebraismo.

Gli angeli, infatti, sono una presenza costante e fondamentale nella “storia della salvezza”: è proprio attraverso di loro che spesso JHWH opera e invia messaggi al popolo d’Israele; così avviene nel sogno di Giacobbe, relativo alla scala dalla quale salivano e scendono gli angeli, e quando, lo stesso Giacobbe, lottò contro un angelo, rimanendo ferito all’anca; è sempre un angelo a fermare la mano di Abramo che stava per sacrificare il figlio.

Nel libro dell’Esodo, invece, si racconta che, nell’attraversare il Mar Rosso un angelo proteggeva gli israeliti dagli egiziani, lo stesso angelo li guiderà poi nel deserto. Si ricorda anche gli angeli inviati dal Signore per salvare Anania, Azaria e Misaele, rinchiusi in una fornace ardente dal re Nabucodonosor.

La stessa venuta del Salvatore viene annunciata al popolo d’Israele tramite un angelo, che la tradizione associa all’Arcangelo Gabriele. Questi ultimi sono solo alcuni esempi della vivissima presenza degli angeli nel Pentateuco. Altrettanti se ne riscontrano nel Nuovo Testamento, ma anche nella vita di moltissimi santi e beati.

Gli ebrei, da sempre molto attenti alla “parola di Yahvè”, attraverso un meticoloso studio della Torah, come solo i rabbini sanno fare, sono riusciti ad estrapolare ben 72 nomi di Angeli (vedi http://www.angelologia.it/esodo.htm), chela Chiesa Cattolica non ha mai riconosciuto – all’infuori dei tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele – in quanto non citati esplicitamente nella Bibbia.

C’è stato un tempo, tuttavia, in cuila Chiesavenerava i cosiddetti “7 angeli planetari”, chiamati anche “i 7 Reggitori del mondo”, “le 7 Luci Ardenti”, “i 7 Occhi del Signore” e “i 7 Troni”, i loro nomi comparivano addirittura nei messali in uso all’epoca per il “Vespro dei sette”.

Questi angeli, considerati arcangeli, si suddividevano in maggiori (Mikael, Gabriel, Raphael), a capo delle gerarchie creative, e in minori (Uriel, Scaltiel, Jehudiel, Barchiel), chiamati anche i “Reggenti della Terra”, coloro che  governavano i quattro elementi (Fuoco, Aria, Acqua, Terra).

Tale tradizione, mantenuta per alcuni secoli, ebbe origine dalla rivelazione fatta dall’Arcangelo Raffaele a Tobia, il quale si presentò al profeta come “uno dei Sette Angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore”.

Verso la seconda metà del XVII secolo, dopo numerose dispute, i nomi vennero cancellati dai messali, con la motivazione che l’Arcangelo Raffaele non rivelò nessun’altro nome all’infuori del suo. Nonostante ciò, l’esistenza degli angeli è considerata un dogma di fede dalla Chiesa Cattolica, manifestato esplicitamente nel simbolo niceno-Costantinopolitano, “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili”.

Della creazione degli angeli, poi, se ne parla sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. Nel corso della storia gli angeli sono stati oggetto di numerose considerazioni teologiche da parte di Padri e Dottori della Chiesa, teologi ed esegeti, tra i quali si ricorda Ilario di Poitiers, Girolamo, Agostino, Cassiano, Bonaventura, Bernardo Abate, Cirillo di Gerusalemme e Tommaso d’Aquino.

Nel catechismo di San Pio X l’argomento viene affrontato con particolare attenzione ed una chiarezza espositiva unica. Gli angeli, in sostanza, sono esseri immortali e spirituali, con una intelligenza ed una volontà superiore alla nostra; essi vivono in uno stato di perenne beatitudine, il cui scopo principale è l’adorazione di “Dio attorno al suo trono”, dal quale vengono illuminati.

Essi sono chiamati anche “principi della Corte celeste” e “ambasciatori della volontà di Dio” ed operano invisibilmente  presso gli uomini. Lo pseudo Dionigi, detto l’Areopagita, nel De celesti hierarchia afferma che gli angeli sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori, i quali, a loro volta, si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni distintivi.

In questa suddivisione figurano anche gli Angeli Custodi (che si dice siano comandati dall’Arcangelo Raffaele), citati esplicitamente nel Salmo 90, i quali hanno il compito di guidare e proteggere la persona affidatagli. Ogni cristiano, infatti, ha il suo angelo custode, che veglierà presso di lui nel corso di tutta la vita terrena, dalla nascita alla morte.

L’angelo custode ha anche il compito di offrire a Dio le nostre preghiere, sostenerci e difenderci dagli attacchi del demonio, che tenta in qualsiasi modo di farci del male e “sporcare” la nostra anima per impedirci di giungere alla vita eterna. Egli, fondamentalmente, svolge un’attività salvifica per la nostra anima.

Ecco il motivo per cui molti papi (su tutti va ricordato Giovanni XXIII) rivelarono la loro profonda devozione per l’angelo custode, suggerendo, come ha anche detto Benedetto XVI, di esprimere la propria riconoscenza per il servizio che svolge su ognuno di noi e di invocarlo tutti i giorni, con l’“Angelus Dei”, preghiera chela Chiesa, nella sua profonda saggezza, ha formulato appositamente, chiedendo di illuminare il nostro cammino, per saper discernere la volontà di Dio nei fatti della vita e combattere le insidie del demonio.

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ZENIT Staff

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