Il processo a Paolo Gabriele è stato "chiaro e trasparente"

Lo ha dichiarato oggi Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale vaticano, confermando anche “la piena fiducia” di Benedetto XVI per i magistrati durante il processo Vatileaks

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Il processo a Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI arrestato per lo scandalo Vatileaks, si è svolto “in modo chiaro e trasparente”. Parola di Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano e rettore della Lumsa – Libera Università Maria Santissima Assunta.

In occasione del conferimento, oggi, della Laurea honoris causa al Cardinale Gianfranco Ravasi in Scienza della Comunicazione, Dalla Torre è tornato su una delle vicende più buie che hanno colpito la Santa Sede lo scorso anno, poco prima delle dimissioni di Papa Benedetto e della successiva elezione al soglio pontificio di Papa Francesco. 

Paolo Gabriele, Aiutante di Camera di Sua Santità dal 2006, noto poi alla stampa mondiale come “il corvo”, era stato accusato come principale responsabile della fuga di documenti riservati della Santa Sede e quindi arrestato per furto aggravato. Condannato il 25 ottobre, è stato graziato il successivo 22 dicembre dallo stesso Benedetto XVI.

Rispondendo ad una domanda dei giornalisti durante la conferenza stampa precedente alla cerimonia, il presidente del Tribunale vaticano ha rievocato questi tristi eventi, definendoli tuttavia “una esperienza, anche personale, molto coinvolgente, sia dal punto di vista professionale che emotivo, a causa della singolare situazione e della responsabilità”. Il giurista ha affermato che da ogni parte è stata avvertita “l’esigenza che tutto fosse fatto in modo chiaro e trasparente”. Lo dimostrava – ha evidenziato – il fatto che ci fossero “centinaia di giornalisti accreditati”.

Allo stesso tempo, ha dichiarato Dalla Torre, si avvertiva “la necessità di mantenere il dibattimento all’interno della procedura”, dal momento che “c’era una verità da accertare ed era responsabilità del presidente ricondurre il dibattimento all’accertamento della verità”. Interrogato sul ruolo di Papa Benedetto nel processo per Vatileaks, il rettore della Lumsa ha affermato che il Pontefice emerito “aveva detto: ‘la giustizia faccia il suo corso'”, in virtù di un atteggiamento “di non intromissione e fiducia nei confronti dei magistrati”. (S.C.)

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ZENIT Staff

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