Presepe

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"Il presepe è legale": in Francia vince il buon senso

Nessuna violazione della laicità dello Stato: i giudici danno ragione a un sindaco che aveva allestito un presepe presso il Municipio. Ma le polemiche non si placano…

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Il Natale è ancora di là da venire, eppure in Francia, specie nella città meridionale di Montpellier, il pensiero di molti nelle scorse ore è stato rivolto al presepe. Uno dei più importanti simboli della religiosità popolare, che affonda radici medievali in quel di Greccio per ispirazione di San Francesco d’Assisi, si è salvato da un destino ingrato sull’altare della morale laica francese.

Il 16 luglio il Tribunale amministrativo di Montpellier ha dato ragione a Robert Ménard, sindaco del piccolo comune di Béziers, nella Linguadoca-Rossiglione. Il Primo cittadino aveva deciso, nel dicembre scorso, di non piegarsi alle proteste della Ligue des droits de l’homme (Lega dei diritti dell’uomo) contro l’installazione del presepe nell’atrio del Comune.

E così, sordo alle richieste di questi detrattori della Natività, ha lasciato il presepe al proprio posto e si è fatto trascinare davanti ai giudici. Questi ultimi, esaminando il caso, hanno stabilito che non c’è alcun riscontro di attentato ai principi di laicità, alla libertà di coscienza e alla neutralità del servizio pubblico, nessuna violazione dell’articolo 28 della legge del 9 dicembre 1905 (sulla separazione tra Stato e Chiesa) che proibisce di “elevare o apporre qualsiasi segno o emblema religioso sui monumenti pubblici o su qualsiasi luogo pubblico, con l’eccezione degli edifici che servono al culto, dei terreni di sepoltura nei cimiteri, dei monumenti funerari, e dei musei od esposizioni”.

Secondo le toghe, la rappresentazione della nascita di Gesù ha sì “soprattutto e necessariamente un significato religioso”, tuttavia il divieto previsto dall’articolo 28 non si applica a tutti gli oggetti aventi un significato religioso ma solo a quelli che “simboleggiano la rivendicazione di opinioni religiose”.

Nulla di offensivo, dunque, nei confronti di quanti non si riconoscono nella confessione religiosa cristiana. Il Tribunale di Montpellier ha sottolineato infatti che “l’installazione del presepe all’entrata del municipio di Béziers è sempre stata presentata come un’esposizione nell’ambito delle manifestazioni culturali organizzate in città in occasione delle feste natalizie, senza alcun elemento che riveli un’intenzione diversa o la manifestazione di una preferenza per le persone di fede cristiana”.Dal canto suo, il sindaco Ménard ha reagito con giubilo. Pochi minuti dopo la sentenza, ha scritto sul suo profilo Twitter: “Questa è una sentenza storica. A Natale faremo un presepe ancora più bello”. Ha quindi aggiunto in una nota: “Il Tribunale non ha individuato alcun attentato alla laicità, alcuna discriminazione, alcun danno. Ha rilevato tuttavia, con il buon senso, che questo presepe, senza la necessità di riferirsi a una tradizione locale, è un elemento culturale di una civiltà che porta un nome: la civiltà francese ed europea”.

In nome della difesa di questa civiltà, nel dicembre scorso in Francia si formò un vero e proprio movimento popolare partito da un collettivo studentesco dall’eloquente nome “Touche pas à ma crèche” (non toccatemi il presepe). Gruppi di giovani organizzarono sullo stile dei flash mob dei presepi viventi in diversi luoghi pubblici. Questo, in segno di protesta nei confronti di una sentenza del Tribunale amministrativo di Nantes che aveva vietato la presenza pubblica di presepi.

Sentenza che è stata oggi smantellata dai giudici di Montpellier. La polemica tuttavia è destinata a non finire qui. Alcuni movimenti politici della galassia progressista hanno deciso di ricorrere in appello presso il Tribunale di Marsiglia, denunciando che la sentenza che dà ragione al sindaco Ménard “può solo incoraggiare i progetti di tutti gli avversari della laicità del nostro Paese”. I difensori del presepe non resteranno però a guardare, perché è vero che Natale è ancora di là da venire, ma in Francia la battaglia per difenderne i simboli e i valori è già rovente.

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Federico Cenci

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