"Il padrone della Casa Pontificia è Gesù"

Il Papa riceve gli Addetti di Anticamera e li incita a svolgere sempre con spirito il loro lavoro, in modo da comunicare la gioia di far parte della Chiesa

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La Casa Pontificia non è una struttura fredda e formale, ma – come suggerisce il nome stesso – una vera e propria “casa” il cui padrone è Gesù stesso. Pertanto, chiunque vi entra non può che respirare “calore familiare” e ricevere “sostegno” alla propria fede. Così Papa Francesco ha accolto gli Addetti di Anticamera ricevuti stamane in Udienza, con le loro famiglie. Sono questi uno dei gruppi più antichi della Famiglia Pontificia, che svolgono la mansione di accogliere gli ospiti in Vaticano in occasione di udienze, cerimonie e ricevimenti ufficiali. 

Il loro titolo è merito di Paolo VI che lo utilizzò, nel 1968, nel Motu Proprio Pontificalis Domus. Secondo gli storici, però, le radici degli “Addetti” affondano già 400 anni prima, quando, cioè, un gruppo di uomini denominati “Cavalieri della Bussola” svolgeva mansioni similari sotto il pontificato di Clemente VIII.

Dietro quello che apparentemente sembra un semplice lavoro, c’è quindi una lunga storia e tradizione, che implica pertanto un grande senso del dovere e una presa di coscienza delle proprie responsabilità. Il Papa, infatti, ha esordito dicendo ai presenti: “Domandiamoci: di chi è la Casa Pontificia? Chi è il padrone di questa Casa? La Casa Pontificia è di tutti i membri della Chiesa Cattolica, che qui sperimentano ospitalità, calore familiare e sostegno per la loro fede”.

“E il vero Padrone di casa – ha aggiunto Bergoglio – è il Signore di cui noi tutti siamo discepoli, servitori del suo Vangelo”. Questo richiede, dunque, che “coltiviamo un dialogo costante con Lui nella preghiera, che cresciamo nella sua amicizia e intimità, e testimoniamo il suo amore misericordioso verso tutti”. 

“Voi siete di casa”, ha poi proseguito, esprimento il suo personale riconoscimento per il servizio svolto durante le visite di Stato e le udienze. “Apprezzo tanto la premura e la cordialità con cui svolgete il vostro lavoro, con spirito di accoglienza, animati dall’amore per la Chiesa e per il Papa”, ha affermato Francesco.

L’incoraggiamento è, allora, a proseguire questo lavoro come un servizio che necessita sempre di “un’anima”. Ha detto infatti il Santo Padre: “La liturgia di ieri ci ha presentato la figura del giovane Samuele che, abitando nel tempio di Gerusalemme, riconobbe la voce del Signore e rispose alla sua chiamata. Anche questi ambienti siano per voi luogo in cui ascoltare Dio che vi parla, che vi chiama a servirlo in modo sempre più maturo e generoso”. Se “svolto con questo spirito – ha concluso il Pontefice – il vostro lavoro può diventare un’occasione per comunicare la gioia di far parte della Chiesa”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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