I Vescovi canadesi e le conseguenze della legalizzazione dell'eutanasia

Lettera della Conferenza Episcopale del Canada ai parlamentari

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di Nieves San Martín

TORONTO, giovedì, 1° ottobre 2009 (ZENIT.org).- Il presidente della Conferenza Episcopale del Canada (CECC), monsignor Vernon James Weisberger, Arcivescovo di Winnipeg, ha inviato una lettera in cui invita i membri del Parlamento e il popolo canadese a riflettere sulle possibili conseguenze della legge C-384, il cui obiettivo è legalizzare l’eutanasia e il suicidio assistito nel Paese.

Pur sottolineando che chi vuole riaprire questo dibattito è motivato dalla preoccupazione di fronte alla sofferenza altrui, il presidente della CECC mette in dubbio le ragioni di queste persone, spiega la pagina web della Conferenza Episcopale.

“Un’inaccettabile interpretazione della comprensione le porta a proporre che si esegua l’eutanasia sui più vulnerabili anziché assicurare loro, fino alla morte naturale, le cure appropriate, un controllo efficace del dolore e un sostegno sociale, affettivo e spirituale”.

Basandosi sugli insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica, monsignor Weisgerber ricorda che è legittimo ricorrere ai medicinali e ad altri mezzi per alleviare la sofferenza, anche se l’effetto secondario è accorciare la vita. Ad ogni modo, aggiunge, “ciò che non è mai accettabile è uccidere in modo diretto e intenzionale le persone handicappate, malate, anziane o moribonde”.

L’Arcivescovo non vede come una legge che autorizza l’eutanasia e il suicidio assistito possa difendere le fasce più deboli della società.

In accordo con i Vescovi cattolici del Canada, il presidente della Conferenza Episcopale invita i membri del Parlamento canadese – deputati e senatori – a ricorrere a definizioni chiare nei dibattiti che si annunciano e a fare attenzione al profondo impatto che l’adozione di questa legge avrà sulla vita degli individui e di tutta la comunità.

Invita anche tutti i canadesi a informarsi meglio sull’eutanasia e sul suicidio assistito e a promuovere al posto di questi le cure palliative e l’assistenza domiciliare, per aiutare le persone che ne hanno bisogno e chi si occupa di loro.

Allo stesso modo, esorta i cattolici e i fratelli delle comunità cristiane o di altre religioni, e tutti coloro che apprezzano la bellezza e la dignità inerenti alla vita, a impegnarsi in questo dibattito con cortesia e rispetto per testimoniare una profonda reverenza per ogni vita umana.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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