Giancarlo Cerrelli: "Io contro la dittatura omosessualista. Ma non chiamatemi omofobo"

Parla l’avvocato censurato alla Rai e spiega l’inutilità della legge anti-omofobia in esame al Parlamento e la sua battaglia a favore dell’umano, appoggiata anche da persone omosessuali

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La sua vicenda è diventata ormai un caso nazionale. Parliamo dell’avvocato Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione Giuristi Cattolici italiani, “imbavagliato” dalla redazione di Domenica In, dove avrebbe parlato di omofobia, e sostituito con la testimonianza di una madre che accetta il figlio gay. L’onorevole Alessandro Pagano (Pdl) ha chiesto una interrogazione parlamentare sulla vicenda e dalle 18 di ieri è partita anche una petizione: No alla censura di Rai1 a Giancarlo Cerrelli, promossa dal sito www.citizengo.org che in poche ore ha già raccolto 2.620 firme. Il caso Cerrelli però non svela solo l’inadempienza di una televisione pubblica dalla presunta vocazione pluralista, ma quello che sembrerebbe un graduale imporsi di una dittatura omosessualistica che mina alle basi antropologiche e culturali della società odierna. Di tutto questo, ZENIT ne ha parlato con lo stesso avvocato Cerrelli che, nell’intervista di seguito, racconta la sua battaglia, i suoi progetti, i suoi timori e spiega perché non si considera assolutamente un “omofobo”.

***

Partiamo dal recente “caso” di Domenica In. Cosa è successo veramente?

Cerrelli: La redazione di Domenica in mi ha contattato il 30 ottobre chiedendomi se avessi gradito partecipare alla trasmissione di domenica 3 novembre.  Dopo aver dato la mia disponibilità a partecipare alla trasmissione, ho ricevuto lo stesso giorno e il giorno successivo, altre telefonate da parte della redazione per parlare dei contenuti del mio intervento. A richiesta di una redattrice, ho accennato che avrei gradito poter parlare anche alla “ideologia del gender”, alla base dell’omosessualizzazione della nostra società. Dopo aver concluso l’intervista ci siamo salutati con l’intesa di vederci domenica negli studi Rai. Venerdì pomeriggio, invece, ho ricevuto una telefonata dalla stessa redattrice, che mi ha informato che la mia partecipazione era stata annullata per intervenuti cambiamenti del palinsesto che non avrebbero lasciato tempo sufficiente a un mio intervento.

Pensando al caso Barilla, agli episodi di Casale Monferrato e dell’Istituto Faà di Torino, viene da chiedersi: siamo ancora in democrazia o siamo già invasi da quello che più volte lei ha definito un “totalitarismo gender”?

Cerrelli: La marcia dell’ideologia del gender negli ultimi anni ha avuto un’accelerazione, sul piano della diffusione, sia in ambito giuridico, che in quelli culturale e sociale. Questa ideologia, infatti, ha come obiettivo di indifferenziare i sessi e rendere la sessualità sempre più “liquida”. Vuole infatti superare la nozione di sesso biologico e sostituirla con quella di genere, che ha la caratteristica di privilegiare la percezione soggettiva del proprio orientamento sessuale. Per giungere all’indifferenziazione sessuale, tale ideologia deve percorrere alcune tappe. Una di queste è l’omosessualizzazione della società, consistente sia nell’uniformazione dei sessi tra loro, che nell’avvicinamento del mondo e della cultura eterosessuale al mondo e alla cultura omosessuale. L’omosessualità, per tale ideologia – avvalendosi della forma giuridica e del potente aiuto della comunicazione massmediatica – deve diventare il motore per l’attuazione dei modelli omosessuali di vita per la costruzione del nuovo dis-ordine sociale e giuridico. Si tratta di una nozione di uguaglianza discutibile poiché si confonde l’uguaglianza in dignità di ogni persona umana con l’uguaglianza di tutte le situazioni e di tutte le rivendicazioni in nome dei diritti umani. L’uguaglianza viene confusa con la somiglianza. Così persone omosessuali rivendicano il matrimonio e l’adozione dei bambini nonostante questo orientamento sessuale non sia una caratteristica ontologica della persona. Per mezzo della forte lobby gay, inoltre, l’ideologia gender spinge i legislatori europei ad agire contro quegli Stati che non riconoscono le unioni omosessuali, ritenuti quindi “omofobici” dalla risoluzione del Parlamento europeo, del 18 gennaio 2006. L’intensa propaganda svolta da queste lobby attraverso i mass media ha letteralmente effettuato un lavaggio dei cervelli mai visto in precedenza. Principi che sembravano scontati perché legati alla natura dell’uomo sono stati spazzati via in poco tempo da un’opera di manipolazione delle coscienze attuata per mezzo di pochi efficaci slogan e di messaggi “libertari” veicolati da qualsiasi mezzo di comunicazione possibile. Anche nei telefilm destinati in prima serata a un pubblico di famiglie è sempre più frequente vedere storie d’amore di coppie omosessuali. Tutto deve sembrare normale anche ai più piccoli. Il messaggio che deve passare è che “non c’è differenza”.

Lei ha anche parlato di un aspetto “violento” di questa ideologia…

Cerrelli: Tale ideologia non esita, per mezzo delle lobby LGBTIQ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, transgender, intersex, queer) a mostrare anche il suo volto violento, che, il più delle volte, consiste nell’impedire agli oppositori di tale ideologia di parlare e spiegare cos’è veramente l’ideologia gender e quali sono le sue forme di azione e penetrazione nel tessuto sociale, culturale e legislativo del nostro Paese, come è accaduto in alcuni dei casi succitati.

Una delle critiche più comuni che le viene rivolta è quella di “omofobo”. Che significato ha assunto questa etichetta, secondo lei? Si reputa davvero un omofobo?

Cerrelli: Il termine omofobia non ha un contenuto preciso, almeno dal punto di vista giuridico. Tale termine è ideologico ed è diventato nella “neolingua” delle comunità LGBTIQ la parola d’ordine per identificare chi si oppone al progetto di omosessualizzazione della società. Personalmente, e in linea con il Catechismo della Chiesa Cattolica, sono contro le violenze, gli insulti e le minacce alle persone omosessuali ed è giusto che gli omosessuali siano accolti con rispetto, compassione e delicatezza. Partendo da questa premessa, non possiamo, però, ignorare il progetto ideologico che presenta l’omosessualità come una condizione a la page con l’eterosessualità. Il mio interesse è di voler difendere la libertà di poter affermare, anche in futuro, che la famiglia è una società naturale, formata da un uomo e da una donna e fondata sul matrimonio. Si avverte, purtroppo, un clima preoccupante al riguardo.

In particolare, le sue forze si concentrano a mostrare pubblicamente la vera natura della legge anti-omofobia in esame al Parlamento. Qual è la verità che bisogna sapere riguardo a questo decreto?

Cerrelli: La legge anti-omofobia è funzionale alla ideologia del gender, che mira a una decostruzione della nostra società e ad una sua costruzione su basi differenti, rinnegando le basi antropologiche della nostra civiltà. Si vuole attuare un mutamento della struttura sociale in modo del tutto artificiale, che prevede, tra l’altro, l’abolizione dal nostro ordinamento giuridico dei termini “padre, madre, marito e moglie”, come già avvenuto in Spagna e in Francia e di cui anche in Italia si avverte qualche segnale. Questa legge in esame al Parlamento è illiberale ed è pericolosa per la libertà d’opinione, dal momento che prevede forti sanzioni del giudice per chi dovesse esprimere un parere discriminante, ad esempio, verso il matrimonio o l’adozione da parte di coppie omosessuali. Con queste premesse, se dovesse essere approvata tale proposta di legge, c’è il serio rischio che se un professore volesse, ad esempio, parlare della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, potrebbe incorrere in qualche provvedimento disciplinare. Io credo, inoltre, che questa legge sia inutile, perché i mezzi di tutela nei confronti degli eventua
li abusi subiti dalle persone omosessuali, come per tutte le persone, sono già ampiamente previsti dal nostro ordinamento giuridico. Il nostro codice penale prevede già, per eventuali abusi in tal senso, il reato di ingiuria e sanziona chi lede l’onore e il decoro di una persona (art.594), la diffamazione (art.595), la diffamazione per mezzo stampa (art.596 bis) e, inoltre, prevede l’aggravante comune per aver agito per motivi abietti (art.61). Non dimentichiamo che, nel nostro ordinamento, da qualche anno vige anche il reato di stalking come mezzo di tutela.

Qualche settimana fa, era già stato in tv ospite di Uno Mattina. In seguito ad alcune dichiarazioni, l’Arcigay aveva chiesto una sanzione nei suoi confronti all’Ordine degli Avvocati e addirittura Sel e M5S hanno invocato l’intervento della Commissione di Vigilanza Rai. Giovedì prossimo sarà a Ravenna ad un convegno al seminario arcivescovile, dove sempre l’Arcigay ha già preparato una manifestazione di protesta con magliette e cartelli, invitando la città a mobilitarsi contro i “professionisti dell’omofobia in tour per l’Italia”. Vale la pena continuare questa lotta?

Cerrelli: Certo che conviene andare avanti! Tutti dovremmo avere a cuore il bene comune ed enunciare la verità sull’uomo e sulla società, ribadendo la bellezza del reale e molto spesso indicando al nostro prossimo l’ovvio! Ciò è doveroso, soprattutto quando si riscontrano derive sociali pericolose, come quella di cui stiamo parlando. Per chi poi è anche cristiano annunciare il Vangelo è un obbligo! Il cristiano non è un individualista, ma sa di essere inserito in un contesto sociale di cui è custode. È dunque, urgente per ogni persona essere luce in un mondo che ha perso il significato del bello, del vero, del buono e del giusto.

Si sente solo in questa battaglia?

Cerrelli: No, perché so che c’è tanta gente che mi sostiene e che la pensa come me. Ho ricevuto centinaia di attestazioni di stima. Devo confessare che mi hanno scritto anche persone omosessuali, sia uomini che donne, che mi hanno ringraziato dicendomi che condividono la battaglia che sto svolgendo, che hanno definito: “a favore dell’umano”. Mi ha commosso, soprattutto, la lettera di un ragazzo che mi ha scritto testualmente: “Buongiorno avv. Cerrelli, Le esprimo la mia solidarietà per le sue testimonianze. Io sto uscendo, grazie all’aiuto di Gesù e del gruppo dal ‘baratro’ dell’omosessualità. La ringrazio a nome dei fratelli che non hanno ancora scoperto cosa vuol dire Vivere veramente! Perché l’omosessualità è un idolo! Ti promette la vita ma in realtà è un’illusione che alla fine te la toglie e ti allontana da Dio Padre! Con grande stima”. Non credo ci sia bisogno di fare ulteriori commenti…

Recentemente, però, uno studente ventenne si è suicidato a Roma perché – come ha scritto nel suo messaggio di addio – sopraffatto dalla omofobia dilagante in Italia…

Cerrelli: Ciò che mi ha colpito negativamente è la strumentalizzazione ideologica della morte di questo povero ragazzo. Le vestali che lavorano per tenere acceso il fuoco sacro dell’anti-omofobia hanno approfittato per sollecitare il Parlamento ad approvare urgentemente la legge sull’omofobia. Eppure anche in città come Toronto, città molto gay friendly, il tasso di suicidi gay è altissimo.  Le vestali dell’anti-omofobia sono proprio certe che se ci fosse stata una legge anti-omofobia il ragazzo non si sarebbe ucciso? Una legge può colmare il disagio interiore – il “baratro” di cui parlava il ragazzo omosessuale che mi ha scritto – che si ha nel cuore? Mi sembra che l’approvazione d’urgenza della legge sul femminicidio, non abbia posto fine agli omicidi di donne, anzi…

Lei accennava al Catechismo della Chiesa Cattolica che esorta al rispetto e all’accoglienza delle persone omosessuali (n. 2358), ma allo stesso tempo definisce gli atti di omosessualità «intrinsecamente disordinati», da non approvare «in nessun caso» (n. 2357). Che significato hanno queste parole nel contesto attuale?

Cerrelli: Gli omosessuali come persone vanno accolti e rispettati e possono, al pari degli altri uomini, salvarsi, se cercano il Signore e fanno la Sua volontà. Questo vale non solo per gli omosessuali, ma per tutti: tutti dobbiamo cercare la volontà di Dio su di noi e attuarla nella nostra vita. Come per gli eterosessuali, anche per gli omosessuali la sessualità deve essere vissuta in modo ordinato. È comunque da distinguere la tendenza omosessuale che non è un peccato, dagli atti omosessuali che sono contro natura ed essenzialmente disordinati. Oggi si parla solo di diritti e si parla poco di doveri e soprattutto non si parla più di peccato. La nostra cultura ha provato a cancellare il riferimento alla nozione di peccato, così rischiando di rimuovere il riferimento al valore redentivo di Gesù Cristo per ogni uomo.

Secondo lei, le parole di Papa Francesco nell’aereo di ritorno da Rio de Janeiro riguardo al tema dell’omosessualità sono state realmente comprese?

Cerrelli: Assolutamente no! Sono state interpretate in modo strumentale! Il Papa non ha fatto altro che ribadire ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, è ha, in più, stigmatizzato la lobby gay. Bisogna distinguere l’omosessuale che vive in modo discreto e a volte con disagio la propria omosessualità, dal gay che è un agente politico e che vuole imporre con la forza il suo progetto di omosessualizzare la società.

Progetti futuri?

Cerrelli: Qualcuno… Ad esempio un Family Day in piazza nella mia città, Crotone. 

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Per chi volesse firmare la petizione di CitizenGo, cliccare su: http://www.citizengo.org/it/676-contro-censura-di-giancarlo-cerrelli-su-rai1

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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