Discorso del Papa ai Vescovi del Sudan in visita ad limina apostolorum

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 14 marzo 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questo sabato mattina ricevendo in udienza i Vescovi della Conferenza Episcopale del Sudan, in questi giorni a Roma per la loro visita ad limina apostolorum, secondo la traduzione riportata da “L’Osservatore Romano”.

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Eminenza,

Cari Fratelli Vescovi,

con grande gioia vi do il benvenuto, Vescovi del Sudan, in occasione della vostra visita quinquennale sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Sono grato al Vescovo Deng Majak per le cortesi parole che mi ha rivolto a vostro nome. In spirito di comunione nel Signore che ci unisce come successori degli apostoli, mi unisco a voi nel rendere grazie per il «dono più sublime» (cfr 1 Cor 12, 31) di carità cristiana  che è evidente nella vostra vita e nel servizio generoso dei sacerdoti,  dei religiosi, uomini e donne, e dei laici del Sudan. La vostra fedeltà  al Signore e i frutti delle vostre fatiche fra le difficoltà e le sofferenze  rendono una testimonianza eloquente del potere della Croce che risplende attraverso le nostre debolezze  e  i  nostri  limiti  umani (cfr 1 Cor 11, 23-24).

So quanto  voi e i fedeli del vostro Paese desideriate la pace,  e quanto pazientemente  vi adoperate per il suo ripristino. Ancorati  alla vostra fede  e alla vostra speranza in Cristo, il principe della pace, possiate sempre trovare nel Vangelo i principi necessari a plasmare la vostra predicazione e il vostro insegnamento, i vostri giudizi e le vostre azioni. Ispirati da questi principi e facendo eco alle giuste aspirazioni di tutta la comunità cattolica avete parlato con una sola voce nel rifiutare «qualsiasi ritorno alla guerra» e nel richiedere l’instaurazione della pace a ogni livello della vita nazionale (cfr Dichiarazione dei Vescovi del Sudan, Per una pace giusta e  duratura, n. 4).

Se la pace significa mettere radici profonde, bisogna compiere sforzi comuni per diminuire i fattori che contribuiscono ai conflitti, in particolare la corruzione, le tensioni etniche, l’indifferenza  e l’egoismo. Iniziative in tal senso si dimostreranno sicuramente feconde se saranno basate sull’integrità, su un senso di fraternità universale e sulle virtù della giustizia, della responsabilità e della carità. Trattati e altri accordi, elementi indispensabili del processo di pace, recheranno frutti solo se saranno ispirati e accompagnati dall’esercizio di una guida matura e moralmente retta.

Vi esorto a trarre forza dalla vostra esperienza recente nell’Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi mentre continuate a predicare la riconciliazione e il perdono. Gli effetti della violenza potrebbero impiegare anni per attenuarsi, ma il mutamento del cuore che è la condizione indispensabile per una pace giusta e duratura deve essere implorato fin da ora quale dono della grazia di Dio. Come araldi del Vangelo, avete cercato  di instillare  nel vostro popolo e nella società un senso di responsabilità verso le generazioni attuali e future, incoraggiando il perdono, l’accettazione reciproca e il rispetto per gli impegni presi. Nello stesso modo avete  operato per promuovere i diritti umani fondamentali attraverso lo stato di diritto e avete esortato all’applicazione di un modello integrale di sviluppo umano ed economico. Apprezzo tutto quello che la Chiesa nel vostro Paese sta facendo per aiutare i poveri a vivere con dignità e rispetto di sé, a trovare un lavoro a lungo termine e a essere in grado di dare il proprio contributo alla società.

Quale segno e  strumento di una umanità ristabilita e riconciliata,  la Chiesa, anche adesso, sperimenta la pace del Regno attraverso la sua comunione con il Signore. Che la vostra predicazione e la vostra attività pastorale continuino a essere ispirate da una spiritualità di comunione che unisce le menti e i cuori in obbedienza al Vangelo, dalla partecipazione alla vita sacramentale della Chiesa e dalla fedeltà alla vostra autorità episcopale. L’esercizio di questa autorità  non dovrebbe mai essere considerato «come qualcosa di impersonale o burocratico, proprio perché è un’autorità che nasce dalla testimonianza» (cfr Pastores gregis, n. 43). Per questo motivo, voi stessi dovete essere i primi insegnanti e testimoni della nostra comunione di fede e dell’amore di Cristo, condividendo iniziative comuni, ascoltando i vostri collaboratori, aiutando sacerdoti, religiosi e fedeli  ad accettarsi e sostenersi reciprocamente senza distinzione di razza o gruppo etnico,  in  uno  scambio  generoso  di doni.

Quale parte significativa di questa testimonianza, vi incoraggio a dedicare la vostra energia a rafforzare l’educazione cattolica, e quindi a preparare i laici in particolare a recare una testimonianza convincente  di Cristo in ogni aspetto della famiglia, della vita politica e sociale. Questo è un compito al quale l’Università di Santa Maria di Juba e i movimenti ecclesiali possono apportare un contributo significativo. Dopo i genitori, i catechisti sono il primo anello nella catena di trasmissione del prezioso tesoro della fede. Vi esorto  a vigilare sulla loro formazione e sulle loro necessità.

Infine,  desidero esprimere il mio apprezzamento  per i vostri sforzi  volti a mantenere buoni rapporti con i seguaci dell’Islam. Mentre vi adoperate a promuovere la cooperazione nelle iniziative pratiche, vi incoraggio a sottolineare i valori che i cristiani condividono con i  musulmani, come base per quel «dialogo di vita»  che è un primo passo essenziale verso  un rispetto e una comprensione interreligiosi autentici. La stessa apertura e lo stesso amore  dovrebbero  essere dimostrati verso chi appartiene alle religioni tradizionali.

Cari Fratelli Vescovi, attraverso di voi invio affettuosi saluti ai sacerdoti e ai religiosi del vostro Paese, alle famiglie, e, in particolare,  ai bambini. Con grande affetto, vi affido alle preghiere di santa Bakhita e di san Daniele Comboni nonché alla protezione di Maria, Madre della Chiesa.  A tutti  imparto di cuore  la mia Benedizione Apostolica quale pegno di saggezza, gioia e forza nel Signore.     

[© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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