Curare le ferite del post-aborto

Intervista a Benedetta Foà, psicologa, già consulente del CAV Mangiagalli di Milano, da anni impegnata nella cura delle sindromi post-aborto

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di Elisabetta Pittino

ROMA, martedì, 11 settembre 2012 (ZENIT.org) – Ogni donna che si è procurata un aborto, “quando si rende conto che un figlio manca all’appello, e che la responsabilità è propria, sta male fino a cadere in depressione anche a distanza di 10/15 anni”.

Lo afferma Benedetta Foà, laureata in psicologia, che ha lavorato come consulente al Cav Mangiagalli. Autrice di Maternità Interrotte, ‘manuale’ sulle sindromi post-aborto, la dottoressa Foà racconta a ZENIT del suo impegno per curare le ferite delle donne che hanno vissuto l’esperienza dell’interruzione di gravidanza.

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Dottoressa Foà, lei si prende cura delle donne ferite dall’aborto: cosa è significato per lei, quindi, raccogliere firme per la campagna “Uno di Noi” al Festival dei Giovani di Medjugorje 2012?  E soprattutto perché ha accettato di partecipare a questa missione impegnativa?

Benedetta Foà: Per prima cosa vorrei sottolineare il mio legame con Medjugorie. Vengo in questo luogo di grazia dal 1986, ci ho vissuto quasi tre anni durante il conflitto (1991-96) ed è un paese che per me è “casa”. Detto questo viene automatico che quando il vicepresidente del Movimento per la vita, Elisabetta Pittino, mi ha invitato a dare una mano significativa a questa missione, mi sono sentita “chiamata” ancora una volta a mettere a disposizione le mie conoscenze del posto e a lavorare per la vita.

Il compito era sicuramente impegnativo, soprattutto considerando il clima soffocante, che ben conoscevo, e i milioni di pellegrini di tutte le lingue con cui dover comunicare il messaggio importante che stavamo portando. Certo è che essere a Medjugorje durante il Festival è una grazia di per sé, con tutta quella carica, gioia ed entusiasmo trasmesso dai giovani. Poter lavorare per la vita vuol dire mettere in pratica i messaggi della Madonna, essere le “Sue mani”, come ci chiede nei suoi messaggi. Vivere i suoi messaggi è la cosa veramente importante.

Raccogliere le firme non era il solo scopo, infatti la cosa fondamentale era far sapere a tanti giovani di tutta Europa e del Mondo che i cittadini europei stanno lottando per la vita, che vogliono difendere la vita fin dal suo concepimento e che essa non è un gioco ma è sacra. Questo secondo me è un messaggio forte che va contro corrente, contro il pensiero agnostico di questo momento storico. E’ stato bello vedere giovanissimi e non solo, venire muniti di penna e documento “per aiutare” la causa della vita. Personalmente mi hanno commosso particolarmente i ragazzini croati, che pur non essendo “ancora” europei volevano firmare “a tutti i costi”.

Com’è nata la sua vocazione al post-aborto?

Benedetta Foà: La mia vocazione a prendermi cura della donna è nata a Medjugorie. Come ho detto ho vissuto qui quasi tre anni, sono venuta nel 1995 come volontaria a portare aiuti umanitari con e per una associazione chiamata A.R.P.A fondata da A. Bonifacio. Sono stati anni molto duri ma anche tanto fecondi. E’ stato durante questo periodo che la parrocchia di Medjugorie ha chiamato in suo aiuto un esperto, il Canadese dottor Philip Ney. Con lui abbiamo fatto un percorso di Counseling specifico su Abuso sessuale e Aborto. Questo seminario ha aiutato tutti (sacerdoti, suore, laici), ma a me ha veramente aperto un mondo fino a quel momento sconosciuto.

Da quel giorno in poi ho studiato l’argomento aborto e le sue conseguenze. All’epoca (parlo di 17 anni fa), in Italia non se ne parlava molto, ma in America e Canada c’erano già molte ricerche relative allo stress post-aborto. Quando mi sono iscritta all’università avevo già chiaro che mi sarei occupata di ricerca e cura del post-aborto. Ora dopo lunghi anni di studi e la laurea in Psicologia Clinica, spero di poter aiutare tanti uomini e donne che soffrono per non aver accettato la vita dei loro figli.

Lei è co-autrice di Maternità Interrotte, un “manuale” sul post-aborto edito dalla San Paolo. Ci parli del suo libro e di quelli che saranno i suoi progetti futuri.

Benedetta Foà: Il libro è stato molto importante perché rappresenta uno dei primi libri pubblicati in Italia da professionisti italiani in cui viene trattato il problema del post-aborto e soprattutto di una possibile cura. Personalmente il futuro è ancora tutto da costruire, ma la strada è spianata. Se va tutto come stabilito nel giro di pochi mesi ci sarà a Milano un centro che si occupa della cura e recupero di coloro che soffrono del trauma identificato con il nome di “stress post-aborto”. Ho dei progetti anche su Medjugorie, infatti nel 2013 si dovrebbe tenere il primo Seminario di guarigione sul post-aborto.

Dall’approvazione della legge 194 del 1978 solo in Italia sembra che ci siano stati 5.000.000 di aborti praticati: questo vuol dire che ci sono altrettante madri/padri che hanno perso uno o più figli. Non tutti stanno male nello stesso modo e con gli stessi tempi, ma quando ci si rende conto che un figlio manca all’appello, e che la responsabilità è propria, molti stanno veramente male. Ho ricevuto telefonate di donne che dopo 10/15 anni di distanza dall’aborto procurato sono cadute in una depressione tale da non riuscire più a lavorare, fino a non riuscire più ad uscire di casa. Lo stress post-aborto esiste ed è molto invasivo, è importante lavorarci con tecniche specifiche perché non è un lutto come gli altri.

Il suo aiuto si rivolge solo alle donne, o anche agli uomini? 

Benedetta Foà: Nonostante possa sembrare meno immediato, anche gli uomini soffrono di stress post-aborto. Anche loro quando si rendono conto che avrebbero potuto avere dei figli e invece non li hanno accolti, soffrono. Il pensiero si blocca e l’aborto che hanno fatto fare alla compagna può diventare un chiodo fisso, tanto da non farli progredire nel loro cammino di vita. Penso che non ci siano altri modi per far conoscere il dramma dell’aborto se non quello di scrivere libri, tenere conferenze e far sapere, soprattutto alle giovani generazioni, che la vita è sacra e va protetta, anche a costo di sacrifici.

Come ci si può mettere in contatto con lei?

Benedetta Foà: Ho iniziato a progettare la mia pagina web, sarà semplice ma dettagliata e chi vorrà trovarmi saprà come farlo. E’ chiaro che già da ora per chi volesse dei consigli può contattarmi al mio indirizzo mail: benedetta.foa@libero.it.

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ZENIT Staff

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