Cattolici e psiche: Tonino Cantelmi risponde alle accuse

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 6 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Di recente il dott. Tonino Cantelmi, Presidente Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (www.aippc.net), è stato accusato da il quotidiano “Liberazione” di omofobia e di aver creato una rete “clandestina” di terapeuti cattolici con la finalità di “curare” i gay.

Da questa polemica è emerso un dibattito incentrato sulla domanda: gli psicologi e gli psicoterapeuti rispettano i codici valoriali dei loro pazienti credenti?

Intervenendo al dibattito, sia lo psichiatra Leonardo Ancona su Repubblica, che lo psicoanalista Claudio Risè su Avvenire hanno sostanzialmente confermato che in Italia più che altrove i pazienti credenti non vengono rispettati nella loro dimensione spirituale dagli psicologi e dagli psicoterapeuti.

In una intervista a ZENIT, Cantelmi ha spiegato che “la questione omosessuale ne è l’esempio clamoroso”.

“Come scrive Risè – si è poi domandato -, perché un paziente che vive come egodistonico il proprio orientamento sessuale, anche sulla base del proprio sistema valoriale, non dovrebbe essere aiutato a mettersi in discussione e a verificare sino in fondo la propria situazione?”.

“Perché dovrebbe essere solo incoraggiato ad assumere, quasi per legge, la condizione di gay?”, ha chiesto ancora il Presidente dell’Aippc.

Cantelmi è d’accordo con Risè sul fatto che “l’ideologia che pretende di distinguere le sofferenze giuste da quelle ingiuste” è la peggior nemica “all’ascolto e all’accoglienza del dolore umano”.

In questo contesto, secondo il Presidente dell’Aippc, le dichiarazioni di autorevoli esponenti dell’Ordine degli Psicologi sono sembrate “più un cedimento all’ideologia che una corretta valutazione scientifica”

“E allora – ha detto Cantelmi a ZENIT-, al di là delle polemiche, non sarebbe giusto avviare una discussione, questa sì, scientifica e deideologizzata?”.

Per il Presidente dell’Aippc la terapia riparativa e la diagnosi di omosessualità sono concezioni parziali e viziate dall’ideologia.

“Da tempo sostengo che il termine ‘riparativa’ sia ideologico come quello ‘affermativa’ – ha precisato Cantelmi -. E’ vero che il concetto di riparazione ha una lunga tradizione in ambito psicoanalitico, ma oggi ha assunto una accezione ideologica pari al concetto di terapia affermativa”.

“Dal mio punto di vista – ha continuato lo psichiatra – esiste la terapia, secondo modelli convalidati scientificamente, ed esiste la domanda di psicoterapia. Esiste il lavoro di decodifica del terapeuta ed esiste il consenso del paziente. Chiedo di poter discutere questo”.

Cantelmi si è detto contraio alla “diagnosi di omosessualità” ed ha spiegato: “Questo non vuol dire non prendere in esame quella che l’ICD-X (cioè il sistema di classificazione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) chiama ‘sessualità egodistonica’ e la comprende nella categoria ‘Psychological and behavioural disorders associated with sexual development and orientation‘”.

“L’ICD-X (il più ufficiale e recente sistema di classificazione) – ha precisato il Presidente dell’Aippc – chiarisce che ciò vale per tutti: eterosessuali, omosessuali e bisessuali e specifica che ‘l’orientamento sessuale da solo non riguarda questo disturbo’”.

In merito al rapporto con i credenti, Cantelmi ha chiesto il “rispetto dei codici valoriali del paziente e della dimensione religiosa e spirituale dei pazienti”, perché “sono stati condotti numerosi studi che evidenziano come i pazienti credenti percepiscano un senso di incomprensione per questo loro aspetto da terapeuti non credenti che genera una serie di problematiche di cui si discute in tutto il mondo, tranne che in Italia”.

Per lo psichiatra anche la presunta neutralità del terapeuta è un concetto da rivedere: “Il concetto di neutralità è pieno di molte buone intenzioni, ma innumerevoli studi metodologici ed epistemologici dimostrano che il terapeuta non è neutrale. Sostenerne la neutralità è semplicemente antiscientifico”.

Per questo, si è chiesto: “Non è forse più etico (ma direi semplicemente onesto) dichiarare le premesse antropologiche ed i presupposti epistemologici che sono dietro ogni modello terapeutico?”.

In conclusione Cantelmi si è augurato “che si possa avviare un dibattito sempre meno pervaso da componenti ideologiche e che qualcuno voglia cominciare a porsi la questione: che vuol dire in psicoterapia rispetto del codice valoriale del paziente?”.

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ZENIT Staff

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