Father Raniero Cantalamessa during the World Day of Prayer for the care of creation

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Cantalamessa: “Nel terremoto, Dio era lì a soffrire con le sue creature e ad accoglierle nel suo Regno”

Cantalamessa: “Nel terremoto, Dio era lì a soffrire con le sue creature e ad accoglierle nel suo Regno”

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Pur creato a immagine di Dio, l’uomo ha un concetto assai basso di se stesso e dei propri simili ed “oggi il motivo del disprezzo è che l’uomo è meno di nulla nell’immensità sconfinata dell’universo”. Lo ha detto il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, in occasione dell’omelia ai Vespri di preghiera per il creato, presieduti oggi pomeriggio da papa Francesco, nella basilica di San Pietro.
Cantalamessa ha esordito menzionando San Pietro Crisologo, andando poi a stigmatizzare la “gara tra gli scienziati non credenti a chi si spinge più avanti nell’affermare la totale marginalità e insignificanza dell’uomo nell’universo”.
Eppure Dio – ci ricorda il Salmo 8 – ha fatto l’uomo “poco meno degli angeli” e gli ha dato potere sulle Sue opere. Siamo così davanti ad un “ecologismo umano” che esprime la “trascendenza dell’uomo rispetto al resto del creato” e la partecipazione dell’uomo a questa “dimensione personale e relazionale di Dio”.
Nonostante vi sia un “fossato ontologico tra Dio e la creatura umana”, tale voragine è stata colmata “per grazia” attraverso la redenzione di Cristo.
Questo primato dell’uomo sul resto delle creature, non ha nulla a che vedere con un “trionfalismo razziale”, né con un “dominio indiscriminato” dell’uomo, bensì con una sua “assunzione di responsabilità verso i deboli, i poveri, gli indifesi”, ha puntualizzato Cantalamessa.
Il predicatore della Casa Pontificia ha quindi citato San Francesco, per il quale “amore per la povertà e amore per il creato andavano di pari passo e avevano una radice comune nella sua radicale rinuncia a voler possedere”. Spunto raccolto da papa Bergoglio che, nella Laudato Si’, individua la “intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta”. Specularmente, tanto più cresce la bramosia ad “accrescere a dismisura i propri possedimenti e profitti”, tanto più si diffondono “i guasti peggiori dell’ambiente e la miseria di immense masse umane”.
L’ecologismo umano, quindi, ha aggiunto Cantalamessa, “lungi dall’essere un pericolo per il resto del creato, è l’unico che può dare un motivo valido e universale per avere veramente a cuore l’avvenire della Terra”.
Il peccato contro il creato, tuttavia, non consiste solo “nel fatto di non risalire da esso al Creatore, ma nel non glorificare e ringraziare Dio”; non è, inoltre, solo un peccato dell’“intelligenza” ma anche della “volontà”; è un peccato che non riguarda solo “atei” o “idolatri” ma, anche e soprattutto, “coloro che conoscono la legge di Dio” e, ciononostante, non gli tributano “l’onore che gli è dovuto” e tendono ad “autoglorificarsi”.
Per l’uomo, nei confronti del creato, vi sono compiti “più urgenti degli altri”, a partire dall’“aria”, dall’“acqua”, dal “clima”, dall’“energia”, fino alla “difesa delle specie a rischio”. Tale dovere è “la glorificazione di Dio a causa del creato”, altrimenti l’universo sarebbe “opaco”, come “un immenso mappamondo di vetro privo della luce che dovrebbe illuminarlo da dentro”.
La verità che gli uomini non sono padroni della terra emerge periodicamente in eventi come il terremoto della settimana scorsa che, ha osservato Cantalamessa, suscitano in noi una domanda atavica: “Dov’era Dio?”. Non bisogna, in questa circostanza, commettere “l’errore di pensare che abbiamo la risposta pronta a tale domanda – ha detto il Predicatore -. Piangiamo con chi piange, come faceva Gesù davanti al dolore della vedova di Naim o delle sorelle di Lazzaro”.
Dio, infatti, non ha progettato il creato come fosse una “macchina” o un “computer”, dove “tutto è programmato dall’inizio in ogni dettaglio, salvo a operare periodicamente degli aggiornamenti”. Vi è, piuttosto, “una sorta di ‘libertà’ che Dio ha dato alla materia di evolversi secondo leggi proprie”.
Quindi, alla domanda: “Dov’era Dio la notte del 23 agosto?”, il credente “con tutta umiltà”, può rispondere: “Era lì a soffrire con le sue creature e ad accogliere nella sua pace le vittime che bussavano alla porta del suo paradiso”.
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, “di glorificare Dio per le strabilianti realizzazioni della tecnica. Sono opera dell’uomo, è vero, ma l’uomo, di chi è opera? Chi l’ha fatto? Ho posto a me stesso una domanda e la ripeto qui ad alta voce: glorifichiamo noi davvero Dio per le sue creature, o diciamo solo di farlo? La nostra è solo teoria, o anche pratica? Se non sappiamo farlo con parole nostre, facciamolo con i salmi. In essi persino i fiumi sono invitati a battere le mani al creatore”, ha proseguito Cantalamessa.
La glorificazione di Dio, ha aggiunto infine il predicatore della Casa Pontificia, “non serve, naturalmente, a Dio, ma a noi. Lo stesso San Francesco non prega “per” il creato ma “con” il creato. A riecheggiare questo spirito, troviamo la preghiera posta dal Papa a conclusione della Laudato si’:
“Signore Dio, Uno e Trino,
comunità stupenda di amore infinito,
insegnaci a contemplarti
nella bellezza dell’universo,
dove tutto ci parla di te.
Risveglia la nostra lode e la nostra gratitudine
per ogni essere che hai creato.
Donaci la grazia di sentirci intimamente uniti
con tutto ciò che esiste.
Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo
come strumenti del tuo affetto
per tutti gli esseri di questa terra. Amen”.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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