Bertone: "Ho i miei difetti, ma ho dato tutto al servizio della Chiesa"

A Siracusa, per il 60° del prodigio della Lacrimazione, il Segretario di Stato uscente trae un “bilancio positivo” dei suoi sette anni da “primo ministro” e si difende dalle accuse di “corvi e vipere” in Vaticano

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“Ho dato sempre tutto ma certamente ho avuto i miei difetti, se dovessi ripensare adesso a certi momenti agirei diversamente. Però questo non vuol dire che non si sia cercato di servire la Chiesa”. Sono parole sincere quelle con cui il cardinale Tarcisio Bertone ripercorre i suoi sette anni a capo della Segreteria di Stato vaticana.

Una sincerità che forse il “premier” uscente non avrebbe potuto esprimere il 15 ottobre prossimo, nell’Udienza in cui si congederà da Superiori ed Officiali della Segreteria di Stato. Per questo ha deciso di ‘sfogarsi’ ieri con i giornalisti di Siracusa, radunati fuori dal Santuario della Madonna delle Lacrime, dove ha celebrato la Messa per il 60° anniversario del prodigio della Lacrimazione.

Bertone manterrà l’incarico di “primo ministro” della Santa Sede fino al prossimo 15 ottobre con “tutte le facoltà inerenti a tale ufficio”, come personalmente richiesto da Bergoglio. Verrà poi sostituito dal nunzio in Venezuela, mons. Pietro Parolin, 58 anni, il più giovane Segretario di Stato dai tempi di Eugenio Pacelli (54 anni), già “di casa” nel Dicastero, osannato dai vatican insiders di tutto il mondo per la forte esperienza diplomatica. Proprio una delle mancanze maggiormente rimproverate a Bertone.

Ma la disapprovazione nei confronti del porporato salesiano non veniva solo dal suo essere poco diplomatico. Più di una pecca gli è stata rinfacciata, soprattutto il forte accentramento di potere nella Segreteria di Stato e alcuni progetti “affaristici” nella Curia romana. Per non parlare della bufera Vatileaks, la fuga di carte private del Papa, di cui il cardinale era ritenuto uno dei maggiori responsabili. O del recente polverone sollevato dal velenoso tweet di Francesca Immacolata Chaouqui, unica donna del team di otto saggi scelti da Bergoglio per monitorare le spese della Santa Sede, che lo ha definito un “corrotto”.

Nessuno in Vaticano, in quell’occasione, ha preso le difese di Bertone. Almeno non pubblicamente. Anzi, l’accelerazione nella nomina del Segretario di Stato, ben prima della riunione d’inizio ottobre con gli otto cardinali che studiano la revisione della Curia, è stata letta dai più come un segno della mal sopportazione nei confronti del porporato. Come se fosse ora di chiudere la discussa “era Bertone”.

A pochi giorni dalla sua uscita di scena, però, al cardinale va riconosciuto un merito importante: essere sempre stato onesto e fedele al Papa – Benedetto prima, Francesco dopo – e alla Chiesa. Altrimenti non si capisce perché, nonostante queste forti critiche, un Papa acuto e coraggioso come Ratzinger gli abbia rinnovato più volte la sua fiducia. Anche nel mezzo dello scandalo Vatileaks in cui si sprecavano le accuse nei suo riguardi… Lo stesso cardinale ha ammesso ieri: “Ho avuto i miei difetti”, ma “questo non vuol dire che non si sia cercato di servire la Chiesa”.

Tuttavia, ha detto Bertone, il bilancio di questi sette anni resta “positivo”. Si è poi tolto il ‘sassolino dalla scarpa’ e ha dichiarato alla stampa: “Naturalmente ci sono stati tanti problemi, specialmente negli ultimi due anni, mi hanno rovesciato addosso accuse…”. Questo a causa anche dell’“intreccio di corvi e vipere…” presenti in Vaticano.

In ogni caso, ha ribadito, ciò “non dovrebbe offuscare quello che ritengo sia un bilancio positivo”. Anche perché, ha proseguito il cardinale, “a volte ci sono dei bilanci viziati un po’ da pregiudizi”. “Un bilancio onesto” invece, “non può non tener conto del fatto che il segretario di Stato è il primo collaboratore del Papa, un esecutore leale e fedele dei compiti che gli vengono affidati”. Una cosa – ha detto Bertone – “che ho fatto e farò”.

“Il segretario di Stato lavora in equipe, si lavora in cinque ed è un bel gruppo che lavora molto unito” ha poi aggiunto il primo ministro uscente. Quasi a voler ricordare che non è del tutto esatto addossare a lui ogni errore o discredito della Curia romana. “Da una parte – ha infatti subito precisato Bertone – sembra che il Segretario di Stato decida e controlli tutto ma non è così. Ci sono state delle vicende che ci sono sfuggite anche perché quei problemi erano come ‘sigillati’ all’interno della gestione di certe persone che non si ponevano in collegamento con la Segreteria di Stato”.

Forse il porporato non andrà via col sorriso, ma anzi con un certo amaro in bocca. Come ha ammesso egli stesso, sbagli (soprattutto politici) ne ha fatti tanti negli anni del suo operato. Ancor di più sono però le ostilità che ha incontrato lungo il suo cammino, dentro la Chiesa, ma anche fuori, da parte della semplice gente che ha letto il suo nome sempre legato a vicende negative. Merito, questo, anche delle ambigue interpretazioni di certe sue parole e di quelle letture da romanzo giallo degli ambienti vaticani – con lobby segrete e maggiordomi traditori – che hanno favorito la visione del cardinale come di un personaggio ‘sinistro’.

Bertone manterrà comunque le cariche di Camerlengo e di presidente della Commissione di vigilanza dello Ior. Salvo diverse indicazioni da parte di Francesco, il quale, tra l’altro, l’ha voluto qualche giorno fa, in Udienza speciale nella Casa Santa Marta, insieme ai vertici della diplomazia vaticana, per “discutere possibili iniziative della Santa Sede” per la pace in Siria. Il Pontefice, inoltre, non farà mancare al porporato un’uscita dignitosa, ringraziandolo pubblicamente – durante l’Udienza del 15 ottobre in cui presenterà alla Segreteria di Stato il nuovo Capo – “per il suo fedele e generoso servizio alla Santa Sede”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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