Ambizione umana e croce del servizio

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 20,20-28

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Lettura

Il brano del Vangelo odierno riferisce il discorso di Gesù agli Apostoli, mentre sale con loro verso Gerusalemme. Non sono soli e nel gruppo è presente la madre di Giacomo e Giovanni. È l’ultimo viaggio prima della passione e, per la terza volta, Gesù predice la sua morte in termini molto espliciti. Si tratta di affrontare un processo infame, una condanna iniqua, una crocifissione. All’immagine di un Maestro condannato a morte, Giacomo e Giovanni contrappongono quella di una gloria senza croce, con una madre che chiede per loro un trattamento di favore. Gesù replica con una domanda.

Meditazione

Gesù è sempre molto paziente, ma anche molto chiaro. Al primo annuncio della passione, di fronte alle rimostranze di Pietro, lo respinge come Satana: il primo degli Apostoli non pensa secondo Dio, ma secondo gli uomini; nel discorso di addio, Gesù contrappone la sua pace a quella del mondo; considera ciechi quelli che dicono di vedere. Così, quando parla apertamente di croce e di morte, gli Apostoli eludono le sue parole, pensando forse al giorno in cui si sarebbe realizzata la promessa di un regno di gloria e loro sui troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Scatta il naturale rifiuto del dolore. Per Giacomo e Giovanni – calice più, calice meno – pare che le cose non debbano cambiare per così poco: capiranno a suo tempo. San Giovanni Paolo II disse un giorno ai giovani: «Non abbiate paura della croce di Cristo. È sorgente di ogni gioia e di ogni pace. Era l’unico modo per Gesù di arrivare alla risurrezione e al trionfo. È l’unico modo per noi di partecipare alla sua vita, ora e sempre» (1986). Ognuno ha il proprio calice da bere. È pieno di sofferenza, come quello di Gesù nell’Orto. È amaro come il tradimento, l’abbandono, l’incomprensione, la calunnia, la malattia ma, per i meriti di Cristo, tutto diventa grazia, luce e pace. Nella croce c’è la salvezza dell’anima, la letizia dello spirito, la perfetta santità. La Croce è l’icona dell’amore, del dono, del servizio, dell’abnegazione totale per la vita del mondo. Questo è il regno di Dio. Quello dell’uomo è di ben altra natura: è concupiscenza, corruzione, idolatria, superbia, prepotenza, favori e carriere, un fitto volteggiare di trafficanti, cortigiani, falsi amici, veri nemici. Ma, dice Gesù: «Tra voi non sarà così». La speranza è una bella virtù cristiana!

Preghiera

Tutta la tua vita, o Signore, è stata croce e martirio; io, invece, cerco per me riposo, gioie e consolazioni. Fammi capire che si progredisce nella vita spirituale, quanto più si muore a se stessi; che si è più capaci di dono, quanto più si è ricchi d’amore per te.

Agire

Voglio impegnarmi a fare del bene, senza pretendere nulla in contraccambio.

Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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