“Alcuni valori si devono tutelare perché sono giusti in sé", afferma un esperto di bioetica

Parla Salvino Leone, Condirettore del Nuovo Dizionario di Bioetica

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ROMA, martedì, 12 luglio 2005 (ZENIT.org).- E’ apparso in italiano un Nuovo Dizionario di Bioetica la cui finalità è quella di offrire elementi per “orientarsi nel complesso mondo della bioetica”.

Uno dei Condirettori, il dottor Salvino Leone, ha spiegato a ZENIT come le 363 voci del Dizionario siano state redatte da 210 autori italiani e stranieri per far fronte alle nuove sfide che pone la bioetica a 10 anni dal dizionario precedente. Il nuovo volume è composto da 1.283 pagine.

Il dottor Leone, medico, dirige il Servizio di Umanistica Medica della Provincia romana dei Fatebenefratelli ed insegna Teologia Morale presso la Facoltà Teologica di Sicilia. E’ docente di Medicina Sociale e Bioetica alla LUMSA di Roma e consulente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

Il Nuovo Dizionario di Bioetica è edito da Città Nuova in collaborazione con l’Istituto Siciliano di Bioetica.

Secondo il dottor Leone, il Dizionario vuole essere un’opera “di consultazione generale”. In virtù di ciò “è sempre in qualche modo ‘provvisoria’”, ed è proprio per questo che dopo circa dieci anni dalla prima edizione si è avvertita “la necessità di rinnovarla del tutto, tanto da darle un nuova ‘identità’ chiamandolo ‘Nuovo’ Dizionario di Bioetica”.

Alcune voci fondamentali, ha sottolineato, sono rimaste immutate, ma “ne sono state inserite di nuove e altre ancora sono state ampiamente rivedute e aggiornate”. “Sarà così anche per una prossima edizione”, ha aggiunto.

Spiegando le caratteristiche della parte da lui curata, quella della prospettiva teologica in bioetica, il dottor Leone ha ricordato che “la bioetica, di per sé, nasce come disciplina ‘laica’ e vi è in atto una sorta di rivendicazione laicista anche in questo senso”.

“La Chiesa, d’altra parte, ricorda giustamente una sua ben precisa tradizione morale-teologica che fin dalle antiche Summae ad uso dei confessori trattava molti problemi di morale della vita fisica oggi confluiti nella bioetica”, ha quindi aggiunto.

“Tale disciplina, tuttavia, ha una sua oggettiva laicità e universalità – ha proseguito il dottor Leone –. Proprio per questo credo che sulla base di un comune sentire e dello sforzo di una comune ricerca del vero morale vadano serenamente trattate e affrontate alcune peculiarità di carattere squisitamente teologico e con metodologie proprie del sapere teologico (fondazione biblica, fonti patristiche, percorsi storici, contestualizzazione ecclesiale, riferimenti magisteriali, ecc.)”.

Quanto agli argomenti affrontati, Leone ha osservato che “la trattazione di quelli più tradizionali come aborto ed eutanasia rischia di apparire monotona e ripetitiva se non si trovano nuove argomentazioni più consone al sentire contemporaneo e non si è attenti alle nuove forme che il problema può assumere (pillola del giorno dopo, ad esempio, o stati vegetativi persistenti)”.

“Voci più innovative – ha aggiunto – necessitano un giudizio prudenziale che non sappia presuntuosamente tutto e subito senza alcun margine di dibattito e confronto. Voci meno consuete infine (ad esempio: pronto soccorso, malattie iatrogene, ecc.) comportano una certa creatività nell’argomentazione per non cadere alla banalità del luogo comune”.

Di fronte alla constatazione che iniziative come questo Dizionario possono avvicinare temi astratti alla gente comune, Leone ha affermato che il livello conoscitivo della bioetica “forse è elevato, ma non riguarda propriamente la bioetica perché, il più delle volte si conosce solo il pensiero del Magistero (e, spesso, neanche bene) applicandolo in modo indiscriminato e legalistico”.

“Manca del tutto la consapevolezza che la bio-etica è applicazione specifica dell’etica. Per cui non si può conoscere, trattare e applicare la prima se non si padroneggia la seconda. E in questo senso c’è un vuoto pauroso: la maggior parte dei cattolici, anche quelli appartenenti a gruppi e movimenti di grande impegno ecclesiale, ha un’impostazione ‘moralistica’ che non tiene conto dei temi fondamentali della morale cristiana: il concetto di valore, il significato delle virtù, la legittimazione e le modalità applicative delle norme morali, il ruolo e le dinamiche della coscienza, l’esatta nozione di peccato, ecc.”.

“Parlare di bioetica senza conoscere tutto questo, da parte di un cattolico, è un po’ come costruire un attico senza avere il primo piano”, ha constatato.

Uno degli elementi che rendono difficile una chiara concezione della bioetica è, a suo avviso, la sua “ideologizzazione”, “fenomeno recente e ingravescente”.

“Lo abbiamo visto nella recente vicenda referendaria, nella quale a prescindere dalle diverse posizioni si è creato un ‘fronte’ laico (come se la difesa della vita non fosse un valore di tutti, laici e cattolici) e uno addirittura ‘partitico’ per cui la sinistra doveva necessariamente difendere l’assoluta libertà della donna contro il diritto alla vita dell’embrione e l’unità della famiglia”.

“In tal senso la bioetica ha ancora un compito molto importante da svolgere – ha concluso –, cioè quello di collocarsi in un ambito di assoluta libertà interiore: alcuni valori si devono rispettare e tutelare perché (essendo appunto ‘valori’) sono giusti in sé indipendentemente dalla fede o dall’ideologia professata”.

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ZENIT Staff

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