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A Roma, il terzo Incontro mondiale dei Movimenti popolari. "Le periferie al centro"

Dal 2 al 5 novembre, 200 delegati da 65 Paesi di tutto il mondo in rappresentanza di 92 organizzazioni si riuniranno nel collegio Mater Ecclesiae. Sabato udienza con il Papa. Tra gli ospiti don Ciotti e José Mujica

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Per la terza volta Papa Francesco incontrerà in Vaticano, il prossimo sabato 5 novembre, alle 17, i Movimenti popolari internazionali, riuniti per il loro III Incontro mondiale che segue quello di Roma del 2014 e di Santa Cruz de la Sierra in Bolivia nel 2015.
Oltre 200 delegati provenienti da 65 Paesi dei cinque continenti e  in rappresentanza di 92 organizzazioni, si incontreranno presso il collegio romano Mater Ecclesiae dal 2 al 5 novembre. Tra di loro alcuni nomi noti, come l’ex presidente uruguaiano José “Pepe” Mujica, Vandana Shiva e don Luigi Ciotti. Non potranno essere presenti, come inizialmente ipotizzato, il presidente boliviano Evo Morales e il senatore statunitense Bernie Sanders che ha sfidato Hillary Clinton nelle primarie democratiche.
L’ambiente e il fenomeno migratorio saranno al centro dei lavori, declinati secondo le “tre T” che in spagnolo identificano “tierra, techo, trabajo”, come sottolineato nella conferenza di oggi in Sala Stampa vaticana da Juan Grabois, consultore del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax e cofondatore del Movimento dei lavoratori esclusi e della Confederazione dell’economia popolare, nonché membro del comitato organizzatore dell’Incontro mondiale dei Movimenti popolari.
Accanto a lui mons. Silvano Maria  Tomasi, segretario delegato del Dicastero, già osservatore permanente per la Santa Sede presso l’Onu di Ginevra. Con questo evento internazionale dei Movimenti popolari “le persone che sono in periferia vengono messe al centro, come desidera il Papa”, ha spiegato Tomasi. La “visione” di Bergoglio è “in continuità con la Dottrina Sociale della Chiesa, e dell’attenzione di Giovanni Paolo II alle persone ai margini della società”.
“Non è dunque una rivoluzione”, ma anzi c’è una “linearità di sviluppo” rispetto ai suoi predecessori. Pertanto, ha chiarito l’arcivescovo, “diventa un po’ una scusa dire che il Papa va da una parte per non affrontare il cambiamento sociale attuale e rispondere ai diritti di tutte le persone”.
Sui temi che verranno affrontati durante l’incontro, mons. Tomasi ha ricordato che: “Nel mondo ci sono 40 milioni di immigrati senza documento, di cui 7 milioni negli Stati Uniti e 3 e mezzo in Europa. Hanno tutti diritti umani fondamentali a prescindere dal loro status legale. Ma ci si deve anche chiedere quali ragioni economiche spingono in questo momento tante persone a emigrare, ricordando che il primo diritto di una persona è quello a non emigrare”.
Questo stesso concetto vale per tutti e tre i punti al centro dell’attenzione dei Movimenti Popolari: non solo la terra ma anche la casa e il lavoro, ha sottolineato Juan Grabois. Le “tre T” non sono infatti “problemi indipendenti, a compartimenti stagno”, ha precisato. “Ci sono persone in situazione di informalità lavorativa, abitativa. Si può dire che un terzo dell’umanità non è riconosciuta, vive in una situazione di esclusione rispetto al sistema giuridico degli Stati”.
Ricordando i precedenti incontri, l’argentino ha spiegato: “Nel primo ci siamo occupati di conoscere le nostre realtà, nel secondo di discernere cosa sta succedendo e nel terzo di pensare proposte di cambiamento”. In particolare nel primo incontro, ha rammentato, “il Papa ci ha detto che i poveri non solo subiscono l’ingiustizia ma lottano anche contro di essa”. Egli “ha mostrato al mondo una realtà silenziosa, quella della enorme quantità di organizzazioni, grandi e piccole, che sono integrate e dirette dagli esclusi”.
Queste “non si rassegnano alla miseria, resistendo attraverso la solidarietà all’attuale paradigma tecnocratico”, ha detto Grabois, sottolineando che “i poveri non devono essere oggetto di politiche sociali che si disegnano senza la loro partecipazione, ma attori protagonisti nel processo di cambiamento che permetta la restituzione dei diritti sacri alla terra, tetto e lavoro”.
Juan Grabois ha infine ricordato la riunione a Santa Cruz de la Sierra, conclusasi con l’approvazione di una Carta in 10 punti che adesso i Movimenti Popolari, dopo l’incontro di Roma dovranno attuare attraverso “azioni concrete”. Quindi “stimolare e approfondire il processo del cambiamento, vivere bene in armonia con la Madre Terra,  sostenere un lavoro dignitoso, migliorare i nostri quartieri e costruire abitazioni dignitose, difendere la Terra e la sovranità alimentare, costruire la pace e la cultura dell’incontro, combattere la discriminazione, promuovere la libertà di espressione, mettere scienza e tecnologia e servizio dei popoli, respingere il consumismo e sostenere la solidarietà come progetto di vita”.

Il III Incontro mondiale dei Movimenti popolari ha una pagina Facebook (Encuentro Mundial Movimientos Populares -Tierra Techo Trabajo) e un account Twitter (@EnMovPop). 
[A cura di Salvatore Cernuzio]
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ZENIT Staff

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