Mons. Silvano Maria Tomasi

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Migranti. Tomasi: "In Europa non c'è invasione. Il problema dei numeri manca di equilibrio"

L’arcivescovo commenta le recenti polemiche sui flussi migratori: “Bisogna andare oltre le reazioni dei movimenti populisti che usano la paura dello straniero per scopi propri”

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“Il problema che l’Europa si pone dei numeri e dell’accettazione manca di equilibrio. Di fatto non c’è un’invasione, i numeri sono chiari… Bisogna pertanto essere concreti e andare al di là delle reazioni e delle emozioni dei movimenti populisti – non movimenti popolari – che usano la paura dello straniero per scopi che non hanno nulla a che fare con queste persone”.

Lo ha affermato mons. Silvano Maria Tomasi, segretario delegato del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax, già osservatore permanente vaticano presso l’Onu a Ginevra, durante la conferenza di presentazione in Sala Stampa vaticana del III Incontro mondiale dei Movimenti popolari, a Roma.

Interpellato sulla questione del fenomeno migratorio, alla luce anche delle recenti proteste che hanno coinvolto l’Est Europa e i comuni italiani di Goro e Gorino, il presule osserva che: “C’è una solidarietà che fatica a esprimersi in maniera concreta. L’Europa non riesce a trovare una politica comune efficace che risponda alle esigenze delle persone che arrivano in migliaia in Sicilia o in Grecia. Lampedusa o Lesbo non sono il confine di altri paesi ma i confini dell’Europa”.

“Da una parte – aggiunge l’arcivescovo – abbiamo il dovere di accogliere anche per ragioni legali perché tutti i paesi dell’Unione Europea hanno ratificato la Convenzione su rifugiati; quindi mandare indietro questa gente è una violazione diretta di un trattato sottoscritto. Dall’altra parte abbiamo un dovere morale, etico verso queste persone”.

Secondo Tomasi, “l’Europa ha una responsabilità importante come Unione Europea a non lasciare la Grecia, la Spagna, l’Italia da sole, ma deve mostrare solidarietà concrete in modo che i valori sviluppati e i diritti umani siano rispettati e non ci siano contraddizioni tra questa esperienza storica e i diritti di queste persone”.

[S.C.]

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ZENIT Staff

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