L’AVANA, domenica, 30 ottobre 2005 (ZENIT.org).- Un noto rappresentante cattolico di Cuba ha salutato con entusiasmo l’attribuzione del Premio Sajarov del Parlamento Europeo alle “Dame in Bianco” del suo Paese.
Il riconoscimento, condiviso nella sua edizione del 2005 con Reporters Senza Frontiere (RSF) e un avvocato nigeriano, la signora Huawa Ibrahim, riconosce l’impegno nella difesa dei diritti umani di queste madri, mogli e familiari di prigionieri politici cubani che in modo pacifico denunciano la situazione dei loro cari e ne chiedono la liberazione.
“Mi congratulo con tutto il cuore e chiedo a Dio che continui ad accompagnare e a benedire le loro giuste ed umanissime aspirazioni di libertà e benessere per le loro famiglie”, ha dichiarato Dagoberto Valdés Hernández, membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Secondo Valdés, che è anche Direttore del Centro di Formazione Civica e Religiosa di Pinar del Río e della rivista “Vitral”, “le Dame in Bianco hanno saputo essere ciò che sono e hanno mantenuto ben definiti la loro identità e i loro atteggiamenti come gruppo dell’emergente società civile cubana”.
“Dobbiamo imparare tutti da voi come essere ed agire come società civile senza manipolazioni politiche né ambiguità civiche”, aggiunge nella nota che ha inviato in copia a ZENIT.
Ogni domenica, queste donne accorrono vestite di bianco nella chiesa dell’Avana di Santa Rita da Cascia, santa considerata dalla Chiesa come “Avvocato delle Cause Impossibili”, per partecipare alla Messa delle 10 del mattino e pregare per i loro familiari prigionieri.
Al termine della celebrazione, le Dame in Bianco escono dalla chiesa e compiono marce silenziose lungo la centrale Quinta Avenida della capitale cubana fino a quando l’orologio della strada suona le 12.
Le Dame in Bianco rivendicano l’innocenza dei loro familiari incarcerati, realizzano costantemente veglie e digiuni ed inviano lettere alle autorità cubane e a personalità ed organizzazioni internazionali per denunciare la situazione degli oppositori imprigionati, 75 dei quali dalla primavera del 2003. Alcuni sono stati già scarcerati con licenza extrapenale.
Questo movimento di famiglie, di carattere strettamente pacifico, non ha un programma politico, non è un partito d’opposizione né ha un’organizzazione ben precisa.